La settimana di papa Francesco si apre con una nuova omelia nel segno della misericordia di Dio e contro la “rigidità clericale” che inaridisce i cuori.
Durante la messa alla Casa Santa Marta, il Pontefice ha menzionato il profeta Balaam (cfr. Nm 24,2-7.15-17a), un uomo con “i suoi difetti” e i “suoi peccati”, il quale, nel suo cammino, “incontra l’angelo del Signore e cambia il cuore”, ovvero “non cambia di partito” ma “cambia dall’errore alla verità e dice quello che vede”.
Dio, quindi, apre i cuori, “vede la fecondità, la bellezza, la vittoria” e fa emergere la “verità che dà speranza” che “ci fa vedere lontano, oltre i problemi, i dolori, le difficoltà, oltre i nostri peccati”.
La “virtù della speranza” si misura soprattutto quando si vive una “malattia”, una “preoccupazione” o un “dolore” e si conserva la “libertà di vedere oltre, sempre oltre”.
La Chiesa ci dona dunque una “profezia”, chiamandoci ad essere “donne e uomini di speranza, anche in mezzo a dei problemi – ha proseguito il Santo Padre -. La speranza apre orizzonti, la speranza è libera, non è schiava, sempre trova un posto per arrangiare una situazione”.
Con riferimento al Vangelo odierno (Mt 21,23-27), il Papa ha descritto i capi dei sacerdoti come “uomini chiusi nei loro calcoli” e “schiavi delle proprie rigidità”. I calcoli umani, ha sottolineato, “chiudono il cuore, chiudono la libertà”, mentre “la speranza ci fa leggeri”.
Esaltando la “libertà”, la “magnanimità” e la “speranza” degli uomini e delle donne di Chiesa, Francesco ha ribadito: chi ha “rigidità clericale”, “non ha speranza”.
Nell’Anno Santo della Misericordia, ci si trova al bivio tra due strade: la “speranza nella misericordia di Dio” e nel suo “abbraccio”, che va “oltre il deserto”; oppure rifugiarsi nella propria “schiavitù” e nella propria “rigidità”, ignorando del tutto la misericordia. Tra questi ultimi, c’erano i “dottori” che “avevano studiato, ma la loro scienza non li ha salvati”.
Bergoglio ha poi raccontato un episodio del suo episcopato a Buenos Aires: nel 1992, durante una messa per i malati, il futuro Papa vide arrivare una signora ottantenne “con gli occhi che vedevano oltre, questi occhi pieni di speranza”. Venendo a confessarsi, la vecchietta disse al vescovo: “se Dio non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”.
Di fronte all’alternativa tra “la speranza, quello che ti porta la misericordia di Dio” e l’atteggiamento “chiuso”, “legalista” e “schiavo delle proprie rigidità”, il Santo Padre ha proposto l’esempio dell’anziana penitente: “Dio perdona tutto, soltanto aspetta che tu ti avvicini”.