Necessita oggi più che mai una sistematica azione di formazione e di informazione sugli aspetti essenziali del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Un lavoro a più voci ben strutturato che coinvolga le nostre comunità nel loro complesso, raggiungendo le componenti vive dell’impalcatura politica e sociale, al di là delle differenze partitiche o le strategie istituzionali ad esse connesse.
La DSC può in questo momento difficile per la politica nazionale ed internazionale dare un contributo di ripresa morale e civile, capace di leggere nel giusto modo le sollecitazioni che provengono dalle articolate realtà sociali, spesso disorientate e senza punti di un serio riferimento. La rappresentanza politica deve rafforzare le sue componenti morali e così il sistema economico e bancario. Purtroppo in questi ultimi giorni si è visto come la “lama della disperazione estrema” può affondare nel cuore delle famiglie più semplici e pulite del nostro Paese.
Papa Francesco proprio nell’apertura della terza Porta Santa nella basilica di San Giovanni Laterano ha lanciato un monito contro “l’arroganza dei governanti”. Nello stesso tempo ha chiesto ad ognuno di non farsi prendere dalla stanchezza e della sfiducia, nonostante le cattive notizie che arrivano spesso da quel mondo che dovrebbe amministrare e proteggere la vita di una comunità. Il Santo Padre, conoscitore delle svariate brutture del contesto storico attuale, spesso ad opera dei tanti uomini di potere, ha assicurato i fedeli che Dio libererà il popolo da ogni angoscia e arroganza subite. Questo suo messaggio si è ancor di più esplicitato al suo rientro in piazza San Pietro, durante l’Angelus, nei riferimenti fatti su Giovanni Battista e sulle sue raccomandazioni ai potenti del tempo.
Ieri, come oggi, si è purtroppo spettatori di diverse forme estorsive che colpiscono il complesso mondo delle relazioni umane, indebolendo sempre e comunque la parte più in difficoltà di un qualsiasi sistema collettivo. Il riferimento del Papa è caduto inevitabilmente sulle tangenti che in molte occasioni sporcano le istituzioni, ma di riflesso ha interessato anche tutte quelle pressioni indebite attuate su gente ignara, in campo politico ed economico. Triste esempio sono i fatti di cronaca di questi giorni, relativi ad una serie di spinte perpetrate nei confronti di molti cittadini, clienti di alcuni istituti bancari.
In molti sono stati convinti ad investire ogni loro risparmio su titoli rivelatosi tossici, ma presentati come una buona occasione di investimento personale. Azioni finanziarie che quindi si sono mostrate parte di una inquinata economia speculativa, negando di fatto quel sano e giusto vantaggio, commisurato alla quota e al rischio di partecipazione del singolo. Un messaggio, quello del vicario di Cristo, forte e senza veli che fa capire come il vero cristiano non possa stare più a guardare, ma debba attualizzare, per la sua parte, l’intervento quotidiano del Figlio dell’Uomo nella storia.
Tutto questo ci fa toccare con mano, senza generare alcun equivoco, il crescente bisogno di calare nella realtà di ogni giorno l’insegnamento della DCS. Un modello formativo universale che nutre il suo vigore concettuale, irrigando le sue radici con l’acqua chiara e fresca del vangelo di Cristo. Non è perciò un caso se proprio al punto 411, cap. VIII del Compendio, sia così evidente il nesso con le componenti morali della rappresentanza politica: “Tra le deformazioni del sistema democratico, la corruzione politica è una delle più gravi, perché tradisce al tempo stesso i principi della morale e le norme della giustizia sociale”.
Un tale cancro velenoso, come lo ha definito Papa Francesco, compromette di fatto il corretto funzionamento dell’apparato statale, minando in modo grave il rapporto tra chi governa e chi è governato. Nello stesso tempo spinge i cittadini verso una stabile sfiducia nei confronti delle istituzioni in genere, con la conseguente collettiva disaffezione verso la politica e i suoi rappresentanti. Il risultato non potrà che essere il crollo dell’autorevolezza delle varie forme istituzionali sul territorio, con quello che andrà a significare per la tenuta della democrazia. Lo stesso discorso riguarda il rapporto tra l’economia e la moralità. La DSC è chiara nel definirlo, al punto 331 del cap. VII dello stesso Compendio, “intrinseco e necessario”.
Più specificamente leggiamo: “ Attività economica e comportamento morale si compenetrano intimamente. La necessaria distinzione tra morale ed economia non comporta una separazione tra i due ambiti, ma, al contrario, una reciprocità importante”. Viene fuori con forza e determinazione il principio irreversibile che indica, soprattutto al soggetto detentore di responsabilità nel campo politico ed finanziario, come nella vita economico-sociale occorra onorare e promuovere la dignità della persona umana e la sua vocazione integrale, tutelando il bene di tutta la società. “L’uomo infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale”.
La corruzione, in qualsiasi campo e forma essa si esplichi, distorce in profondità il ruolo centrale delle istituzioni che rappresentano lo schema democratico di un popolo, utilizzandolo come terreno di “scambio politico tra richieste clientelari e prestazioni dei governanti”. Si possono perciò fare tutte le riforme di questo mondo, ma se le stesse non poggiano su elementi e principi che attraversano la Parola, data all’uomo per la sua salvezza e redenzione, si rischia di ritardare all’inverosimile la naturale spinta di ogni comunità verso un domani migliore e “misericordioso”.