Festa dell'angelo del Portogallo

di don Marcello Stanzione*

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ROMA, mercoledì, 9 giugno 2010 (ZENIT.org).- Il Portogallo ed il Brasile (che una volta faceva parte dell’impero portoghese), sono le uniche nazioni che sul proprio calendario liturgico specifico festeggiano l’angelo protettore della nazione. Tale festa è attualmente il 10 giugno.

Un angelo stesso si è presentato ai veggenti di Fatima, al momento delle apparizioni della primavera e dell’estate 1916, sotto due titoli differenti: “Io sono l’Angelo della Pace” ha detto dapprima, poi, “Io sono l’Angelo custode del Portogallo”. Interrogata, tra gli altri dal canonico Barthas, al fine di sapere se avesse avuto l’impressione di incontrare due distinti angeli, Lucia ha sempre affermato che si trattava bene di una sola e stessa persona.

San Tommaso d’Aquino, poggiandosi su citazioni di più antichi autori e sul Libro di Daniele, ammette che le Nazioni umane sono affidate da Dio alla custodia di un angelo del Coro dei Principati. Il Portogallo celebrava, ogni terza domenica di luglio, la festa del suo angelo custode, senza la precisione del suo nome, e questo fin dal 1514, festa confermata alla fine del secolo, al momento della grande crisi che seguì la morte di Sebastiano IV e l’annessione del suo regno alla Spagna.

Questa festa, caduta in desuetudine nel XIX secolo, ridicolizzata dalla massoneria molto attiva nel Paese, era stata soppressa da San Pio X poco tempo prima degli avvenimenti di Fatima. I portoghesi ne chiesero il ristabilimento solenne a Pio XII; essa concorda oggi con la data della festa nazionale, il 10 giugno, anniversario della morte di Camoëns.

La prima ipotesi sarebbe dunque che si tratta di un angelo del Coro dei Principati, Principe del Portogallo per impiegare la terminologia biblica del Libro di Daniele.

La seconda tende ad identificare quest’angelo con San Michele, appoggiandosi su diversi argomenti. Angelo della Pace è uno dei titoli del Primo dei Serafini nella liturgia. Il primo Re Cattolico del Portogallo, Alfonso Enriquez, aveva consacrato il suo Paese all’Arcangelo Principe delle Celesti Milizie, conseguenza logica nella società cavalleresca medievale dell’epoca, soprattutto in un regno esposto di continuo ai colpi dell’islam.

Meno convincente, per contro, è l’argomento secondo il quale il re si sarebbe investito delle insegne regali invocando San Michele e San Giorgio, formula senza originalità poiché questi due Santi erano già i patroni della cavalleria cristiana.

Si può pertanto concludere che Michele e l’angelo custode del Portogallo non sono che uno? Gli oppositori a questa tesi sottolineano che il Principe serafico, dappertutto, in tutte le apparizioni, fa risuonare altamente il suo nome. Anche se precisa a Giovanna d’Arco che egli è il protettore del regno di Francia, comincia col presentarsi: “Io sono Michele”.

Perché, a Fatima, avrebbe omesso di declinare la sua identità? Infine, sembra bene che la festa dell’angelo del Portogallo non abbia mai confuso San Michele, patrono del Paese e protettore della monarchia, con lo Spirito protettore del regno. Il dibattito resta aperto ed il mistero dell’identità angelica ancora tutto da svelare.

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* Don Marcello Stanzione è il Presidente dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo.

 

 

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ZENIT Staff

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