"Affamare un popolo con l'embargo è un crimine"

Petizione del Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria per chiedere a Unione europea e Italia di rimuovere le sanzioni a Damasco

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“Riprendiamo i rapporti diplomatici con Damasco, aboliamo le sanzioni e embargo sul popolo siriano, affinché possa ritrovare la pace!”. Inizia con questa esortazione l’appello che il Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria ha lanciato sul sito Change.org. Dure le accuse che vengono rivolte alle “potenze mondiali”, colpevoli – secondo il Coordinamento – di condurre “una guerra sanguinosissima per procura contro la Siria” e di fornire “ai gruppi islamisti le armi più moderne, di istruirli dai propri consiglieri militari nei campi d’addestramento in Turchia e in Giordania sotto guida Usa”.

Nel testo annesso alla petizione, si ricorda sì che il “regime wahabita saudita” e “le altre monarchie” del Golfo persico m”ettono a disposizione miliardi di dollari per reclutare e armare” le truppe di terroristi islamici di Isis e Al Nusra, ma nemmeno Unione europea e Governo italiano vengono risparmiate dalle critiche, a causa dell’embargo contro la Siria cui hanno aderito fin dal 2011. Secondo il Coordinamento, “lo scopo dichiarato di tale embargo era quello di paralizzare l’economia del Paese e di spingere la popolazione a ribellarsi contro il governo”.

Vengono dunque elencate le conseguenze dell’embargo, che hanno “Congelato i conti siriani all’estero; – Vietato le importazioni dalla Siria, in particolare quelle di petrolio grezzo come pure ogni tipo di transazione economica, in modo da impedire l’importazione dei beni indispensabili al popolo, bloccare le rimesse dei siriani all’estero, per far collassare l’economia del paese; – Proibito le importazioni da parte della Siria di carburante, e derivati, olio da riscaldamento, tecnologia e impianti per la raffinazione del petrolio e per la produzione di gas liquido necessario per la produzione di energia elettrica. Senza benzina e senza corrente elettrica, l’agricoltura, come anche l’industria alimentare, l’artigianato e l’industria sono di fatto paralizzate”.

I dati dimostrano che oggi l’economia siriana è a terra. Si afferma nel comunicato che “il prodotto nazionale lordo è diminuito del 60%, la percentuale è passata dal 15% al 58%. Il 64,7% dei siriani vive in uno stato di miseria estrema e non è più in grado di procurarsi gli alimenti di base. In questa situazione di degrado, che diffonde fanatismo e criminalità, i civili siriani, famiglie, anziani, donne e bambini, sono i più colpiti e le vere vittime, mentre Isis e Al Nusra trovano un fertile terreno per reclutare nuovi combattenti”. Il Coordinamento ritiene che “affamare un popolo è un crimine” e “l’aver dichiarato l’embargo contro un Paese come la Siria equivale a una dichiarazione di guerra ingiustificata e particolarmente disumana”.

A fronte di 220 mila morti, quasi un milione di feriti e mutilati, più di 10 milioni di profughi a causa del conflitto siriano, il Coordinamento invoca l’intervento dell’Italia, da sempre “ponte di dialogo in Medio Oriente”. “Il Governo italiano deve assumere le proprie responsabilità, avendo appoggiato dall’inizio i cosiddetti ribelli, consentendo in modo indiretto a cittadini siriani e italiani di andare a combattere in Siria, commettendo crimini e terrore contro i siriani”, l’accusa che si legge nel comunicato.

Di qui la richiesta al Governo italiano e ai deputati di agire subito perché “l‘embargo contro la Siria deve cessare al più presto in modo che l‘economia del Paese possa riprendersi e che ulteriori sofferenze vengano risparmiate alla popolazione”. Perciò si richiede che “siano elargiti al Paese generosi aiuti economici per la ricostruzione; siano immediatamente riprese le relazioni diplomatiche e si rispetti la sovranità del Paese. É giunto il momento per il Governo italiano e l`Unione europea di assumere il ruolo di intermediazione in questo conflitto e di dare così un contributo al ristabilimento della pace in Siria e nella regione. Mantenere i rapporti interrotti con la Siria, da credito e giustifica i crimini dei terroristi! Continuare a mantenere l’embargo e le sanzioni equivale ad essere corresponsabili di un genocidio!”.

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ZENIT Staff

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