"Dobbiamo alzarci per seguirLo"

Omelia di mons. Leuzzi nel XI pellegrinaggio degli universitari ad Assisi

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Riprendiamo di seguito l’omelia tenuta oggi da monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma e delegato per la pastorale universitaria, nella Santa Messa celebrata nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi in occasione del XI Pellegrinaggio degli universitari romani.

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Carissimi amici,

dopo aver ascoltato la profonda catechesi di P. Germano Marani, s.j., il brano di Matteo è stato proclamato in questa liturgia della Parola. Chiediamoci: qual è la differenza tra commentare e riflettere sul Vangelo e ascoltarlo durante la proclamazione?

Quel brano, a noi ormai conosciuto, è diventata ora Parola di Dio, è Gesù di Nazaret che si rivolge a ciascuno di noi e noi siamo chiamati a rispondere a Lui, nel silenzio del nostro cuore. Certamente le riflessioni di P. Germano ci hanno aiutato a capire il testo, a situarlo nella nostra vita. Molti di noi hanno già deciso di accogliere l’invito a seguire il Signore.

Ma ora è il momento di alzarci!

E di fatto ci siamo alzati, per ascoltare. Ora, invece, dobbiamo alzarci per seguirLo. È la grande scelta della nostra vita.

Ma c’è un dono ancora maggiore. Lui non solo ci ha parlato, ma sarà con noi nel dono del pane eucaristico. La Parola sarà in me, nella mia esistenza. Non sarò solo in questa sequela, perché Lui non è il fondatore di un movimento o di una comunità religiosa. Lui è il fondamento della mia esistenza, della mia vita nuova.

Nella prima lettura il profeta ci ha ricordato l’acqua che sgorga dal tempio di Gerusalemme. È l’acqua nella quale ciascuno di noi è stato rigenerato. Quel giorno noi tutti abbiamo sperimentato la misericordia di Dio che ci ha avvolti e ci ha risollevati. È stato il primo momento in cui ci siamo alzati. Eravamo morti, ossia condannati al cammino verso la morte. In quel giorno il nostro cammino ha cambiato direzione: non più verso la morte, ma verso la vita.

Paolo ci ha descritto questo grande mistero della nostra rinascita nell’acqua battesimale: siamo diventati l’edificio di Dio, Dio dimora in me, abita in ciascuno di noi.

È Lui che ci solleva dalla pigrizia di sederci, di restare fermi, di essere indecisi per non rischiare!

Matteo, Francesco, Chiara, Pier Giorgio Frassati, invece, si sono alzati e sono partiti con Lui.

Oggi il Signore ci chiede: vuoi partire con me o vuoi restare fermo, nell’illusione di trovare altrove la forza di vivere?

Coraggio, cari studenti, rispondete di sì al Signore con generosità.

Siamo venuti ad Assisi per questo, da chiamate diverse: del cappellano, della direttrice, dell’amico. Ma l’obiettivo era uno solo: ti aspettava il Maestro per guardarti e indicare verso di te il dito dell’amore e della misericordia.

Signore proprio io?

Si, proprio tu. Ma perché, perché sono più bravo degli altri? No, perché la misericordia non ha ostacoli. Ho vinto la tua diffidenza e la tua poca fede. Ora sei qui per me, per ricevere il tuo sì.

Cari amici,

Gesù si fa mendicante del mio sì. Ma non per fare un gruppo religioso, ma perché il Vangelo della misericordia possa animare la vita di tutti gli amici che incontriamo nelle aule universitarie, della cultura contemporanea, della società nella quale viviamo.

Oggi c’è tano bisogno del Vangelo della misericordia: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 12,); ce lo chiede lo stesso Gesù che conosce il cuore dell’uomo, facendosi portavoce dell’angoscia dei nostri fratelli.

Tu sarai lo strumento della misericordia di Dio. Gesù scegliendoti non ti fa suo discepolo funzionario, organizzatore di incontri religiosi o di opere sociali, come ci ricorda papa Francesco; ma suo tempio perché tu possa comunicare la stessa misericordia che tu stesso hai ricevuto.

Se ciascuno di noi scoprisse il gesto di misericordia che Gesù ha compiuto verso di noi, qui ad Assisi, la nostra gioia sarà grande perché Lui prenderà dimora in noi e con Lui diventeremo uomini misericordiosi verso gli altri.

Cari amici,

a voi il compito di rialzare gli amici universitari con la carità intellettuale. Oggi la società ha bisogno di rialzarsi e gli universitari hanno una grande responsabilità, quella di ripensare le fondamenta della vita culturale e sociale di un paese.

Voi, oggi vi alzate per tornare in Università. Non fuggite da questa singolare chiamata. In Università trasformate le dinamiche della ricerca in percorsi di ricerca della verità; indicate il fondamento della realtà; soprattutto ricordate a tutti che la misericordia di Dio rompe ogni ostacolo alla speranza.

Chi ha sperimentato lo sguardo di Gesù non vive più per giudicare, ma per servire.

Affidiamo al Signore la nostra gioiosa disponibilità a partire con Lui per essere segno della sua presenza nella storia. Amen!

+ Lorenzo Leuzzi
Vescovo Ausiliare di Roma
Delegato per la pastorale universitaria

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ZENIT Staff

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