Difficoltà e successi dei cattolici cubani in Internet

60 entità della Chiesa realizzano comunicazione sociale con la rete

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di Ariel Beramendi*

ROMA, giovedì, 24 2011 (ZENIT.org).- Il “wiki-direttorio globale dei mezzi di comunicazione della Chiesa Cattolica”, www.intermirifica.net, ha appena pubblicato la lista dei media cattolici della Chiesa cattolica a Cuba. Si può constatare l’esistenza di circa 60 entità che svolgono attività di comunicazione sociale in questo Paese in cui la Chiesa non possiede stazioni radio né canali televisivi.

Il panorama comunicativo della Chiesa cubana che emerge dalle “pagine gialle della comunicazione cattolica” riflette il processo e l’evoluzione delle forme di annunciare la Buona Novella perché questa abbia risonanza nella società attraverso le sue 52 pubblicazioni (stampate e virtuali), almeno 6 uffici di comunicazione e 2 strutture di produzione. Tutte queste realtà hanno scarso accesso a Internet.

Qual è stato, però, questo processo interno della comunicazione ecclesiale a Cuba?

Dopo vari decenni di silenzio sono stati fatti passi concreti con la nascita, nel 1967, della pubblicazione “Vida Cristiana”, che per la sua produzione è passata per il mimeografo e la carta carbone; diventata popolare negli anni Novanta, si è poi trasformata in centinaia di foglietti o piccoli bollettini per la catechesi e la missione e in pubblicazioni parrocchiali e di gruppi (periodiche e per certe occasioni). Grazie a questi piccoli bollettini, molte persone hanno ricevuto per la prima volta notizie sulla Chiesa e su Gesù Cristo.

Già nel 1995 la Rete Informatica della Chiesa in America Latina (RIIAL) aveva implementato una rete digitale interna di comunicazione interdiocesana attraverso la Nunziatura Apostolica e la Conferenza Episcopale che, tra le altre cose, è servita alla preparazione della visita di Papa Giovannni Paolo II nell’isola.

Dopo lo storico viaggio del Pontefice nel gennaio 1998, si è sistematizzato l’accesso dei Vescovi alle reti provinciali dell’unica radio ufficiale in date significative o celebrazioni importanti dell’anno liturgico (Natale o Settimana Santa), nonché la trasmissione televisiva di allocuzioni occasionali di Vescovi e di celebrazioni rilevanti della Chiesa a Cuba e nel mondo.

Con il “boom di Internet”, alla fine degli anni Novanta, nonostante lo scarso accesso nell’isola, alcuni bollettini hanno iniziato ad essere pubblicati sulla web, ha spiegato l’ingegnere delle Telecomunicazioni María López, responsabile della Commissione per i Mezzi di Comunicazione dell’Arcidiocesi di Santiago di Cuba e attuale coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa (UCP-Cuba).

“La Diocesi di Pinar del Río e la sua rivista ‘Vitral’ sono state pioniere nella comunicazione digitale, e hanno compreso molto presto che lo spazio pubblico che apriva Internet doveva essere usato per diffondere l’annuncio della Parola di Dio, missione principale di ogni cristiano e di tutta la Chiesa”, ha affermato.

“A poco a poco, altre pubblicazioni importanti hanno compiuto il salto: ‘Palabra Nueva’, ‘Espacio Laical’, ‘Bioética’…, il che non solo ha permesso loro di ampliare in modo virtuale il numero dei lettori, ma ha aperto la possibilità dell’immediatezza e del contatto ‘personale’, la possibilità dello scambio e il dibattito pubblico, limitato sicuramente dalla loro frequenza nella versione stampata”.

Difficoltà

Lo sforzo delle pubblicazioni stampate per entrare nell’era digitale ha incontrato e incontra grande difficoltà a causa dell’accesso a Internet. L’ingegnere Sergio Lázaro Cabarrouy, incaricato della RIIAL a Cuba, valuta il processo di digitalizzazione della comunicazione ecclesiale nell’isola affermando che “l’accesso a Internet è ancora molto limitato, per cui lo è anche per una gran parte del popolo che costituisce la Chiesa”.    

“Nella sede della Conferenza Episcopale e nei Vescovadi ci sono accessi a Internet che non superano i 64 Kbps, uno solo dei quali è per linea diretta, gli altri per linea telefonica. Alcune case religiose o parrocchie hanno accessi telefonici propri perché vi risiede qualche sacerdote o religiosa che viene da un altro Paese in missione. I cubani non possono ancora avere accesso a Internet in casa, per cui pochi agenti di pastorale usano sistematicamente la rete”.

In questo senso, bisogna ricordare che è stato lo stesso Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, a dichiarare pubblicamente durante la sua ultima visita ufficiale a Cuba nel novembre 2008 di auspicare che la Chiesa cubana potesse avere pian piano un accesso normale ai grandi mezzi di comunicazione offerti oggi dalle nuove tecnologie.

Sergio Lázaro Cabarrouy, responsabile del blog creerencuba.org, ha spiegato che “in alcune Diocesi, parrocchie e istituzioni religiose si sono formati servizi informativi come siti web e bollettini, che ricevono centinaia e a volte migliaia di visite quotidiane, il 40% delle quali nell’isola”.

“Sono poche, ma quelle poche ci interessano”, ha dichiarato. “Sono i primi passi per arrivare alle molte che speriamo di servire quando l’accesso migliorerà”.

“Lavorare in rete”, la grande sfida

Sia la coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa che il responsabile di RIIAL-Cuba concordano sul fatto che lavorare in rete è davvero la grande sfida, che presuppone la certezza che “l’opera delle nostre mani (pubblicazioni, siti web, servizi informativi…) non è nostra ma di Dio; tutto ciò presuppone grandezza di cuore per saper essere umili”, ha dichiarato María López da Santiago de Cuba.

Accanto alle riviste stampate e digitali, si sono consolidate varie esperienze nel campo audiovisivo: i centri di comunicazione dei sacerdoti salesiani e gesuiti, così come di vari Vescovadi che producono programmi distribuiti attraverso cassette e CD tra i gruppi parrocchiali e le comunità cattoliche.

Altre forme che si sono sviluppate sono i gruppi di teatro e musicali, i festival di musica e piccole case editrici artigianali.

A Cuba, dunque, c’è non solo un gap digitale, ma anche uno comunicativo che gli agenti di pastorale cercano di colmare. La soluzione non passa per l’accesso a Internet, ma per un totale cambiamento di mentalità per fare comunicazione in rete, come sperimenta una nuova generazione di giovani comunicatori cattolici nata dalla necessità di essere presenti nel mondo giovanile usando i mezzi e i linguaggi che gli sono propri, vincendo l’impossibilità di usufruire della stampa per diffondere le proprie pubblicazioni per un problema di costi, usando così solo il formato digitale per la distribuzione.

Un’esperienza concreta

Un’esperienza di rinnovata comunicazione in rete è stata la copertura ininterrotta del Pellegrinaggio dell’immagine della Virgen de la Caridad del Cobre per tutte le Diocesi cubane.

“Ci siamo proposti di provvedere a una copertura totale nei mezzi di cui disponiamo, Internet e la posta elettronica della nostra rete nazionale”, ha detto María López.

“L’obiettivo era comunicare la notizia, che non è né il luogo in cui si trova la Vergine né il numero di quanti assistono agli atti e alle celebrazioni (anche se si dice anche questo); abbiamo voluto comunicare l’esperienza di fede del nostro popolo, il passaggio di Dio attraverso l’immagine della Vergine…”.

“E’ davvero bello essere costruttori di questo ponte – ha concluso la López –. Si è così formata una rete di redattori, fotografi, informatici, web master, responsabili di comunicazione, Vescovi; ciascuno sapeva cosa, come e quando doveva svolgere le sue funzioni perché l’informazione circolasse e portasse la Verità della quale siamo testimoni privilegiati”.

* fondatore del blog http://iglesiaycomunicacion.blogspot.com

[Traduzione dallo spagnolo d
i Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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