Di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 4 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Intervistato da ZENIT, Giorgio Gibertini, responsabile organizzativo del Movimento per la Vita (MpV), illustra le ragioni di come realizzare la pace fermando l’aborto.
Domenica 3 febbraio, in piazza San Pietro insieme alle migliaia di militanti del Movimento perla Vita, Giorgio Gibertini racconta: “Da 19 anni sono nel Movimento per la vita italiano. Tutti noi del Movimento sapevamo che il 2008 sarebbe stato un anno di manifestazioni e di ‘celebrazioni’ per i trenta anni della legge 194, ma mai avremmo immaginato di vedere tanti giovani al nostro fianco”.
“Insieme all’iniziativa di moratoria sull’aborto lanciata da Il Foglio, credo che possiamo veramente ricacciare indietro la cultura della morte”, continua Gibertini, e soprattutto “fornire alla gente le ragioni del perché noi consideriamo l’aborto come lo Scandalo supremo del nostro tempo”.
“Personalmente sono convinto che il problema è l’aborto, non le leggi”, sottolinea l’esponente del MpV, e aggiunge: “Liberiamoci dell’aborto in tutto il mondo, facciamo sì che nessuna madre vi ricorra più, per nessun motivo, vinciamo la battaglia dal punto di vista culturale e lasciamo agli abortisti il vessillo vuoto delle leggi ingiuste”.
Gibertini ha poi detto che se si guarda bene “alla pillola del giorno dopo e alla Ru486 non ci si può ingannare, perché questo è aborto non è contraccezione”.
A questo proposito il responsabile organizzativo del MpV ha lanciato un appello al Ministro della Sanità, Livia Turco: “Spenda soldi, cara ministro, non per spot in cui dice ‘mettiti un preservativo e fa quello che vuoi’ ma provi, a parlare dell’amore, che non odora di lattice, ma del donarsi e del rispettarsi reciprocamente. Possibile che non si possa più parlare di bimbi, di figli, di amore?”.
Gibertini ha rilevato che tra le tantissime lettere che il MpV riceve e tra quelle che arrivano a Il Foglio vi sono i tanti giovani che la 194 non l’hanno votata, ma l’hanno subita. Infatti, la legge che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza è del 1978 e coloro che poterono votare per la sua abrogazione nel Referendum del 1981 erano nati prima del 1963.
Il responsabile organizzativo del MpV afferma: “Oggi siamo nel 2008 ed il diritto di voto ce l’hanno le persone, uomini e donne, nati dopo il 1990. Quindi dal 1963 al 1990 vi sono 27 anni di persone, oggi anche loro madri e padri, che questa legge se la sono trovata, l’hanno subita, non hanno potuto contrastarla nell’81, sono sopravvissuti all’aborto perché nati dopo il 1978… ecco tutta questa gente ha un’opinione diversa sull’aborto e sulla legge e vuole esprimerla e si sta esprimendo unendosi al Popolo della Vita”.
Dopo aver difeso le ragioni dei padri che non vengono neanche consultati quando la donna decide di abortire, Gibertini ha ricordato le esperienze raccolte nel libro di cui è autore “Mi hanno accolto con un abbraccio” (edizioni Fede & Cultura) in cui si racconta come a volte, basta un abbraccio, una semplice parola di verità ed amore per aiutare una madre a scegliere per la vita.
Gibertini ha quindi rilanciato l’intenzione di stare accanto alle madri vittime anch’esse dell’aborto: “Se un aborto costa allo Stato tra i mille ed i duemila euro circa perché non cominciare a darli alle madri che scelgono per la vita?”.
Il responsabile organizzativo del MpV ha ricordato che un giorno Padre Pio, a chi gli chiedeva una opinione sull’aborto, rispose: “Basterebbe un giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni”.
“Questa è la pace che noi Popolo della Vita vogliamo, per noi e per i nostri figli e figlie – ha sottolineato in conclusione Gibertini –, non la falsa pace delle bandiere appese ai balconi di chi lotta contro la guerra ma è favorevole all’aborto; non la falsa pace di chi lotta contro la pena di morte ma è favorevole all’aborto. Vogliamo la Pace che parte dal grembo materno”.