La quindicenne cattolica Huma Younus, rapita nell’ottobre 2019 - Foto Coypright Aiuto alla Chiesa che Soffre - Italia

ACS: Il dramma delle spose-bambine in Pakistan

ACS pubblica sul Corriere della Sera una Lettera aperta ai giornalisti italiani e lancia una raccolta fondi per un progetto di assistenza legale

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La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS Italia) oggi [4 novembre 2020] ha pubblicato sul Corriere della Sera una pagina a pagamento per denunciare pubblicamente la piaga delle spose bambine e delle conversioni forzate in Pakistan. La pagina [scaricabile cliccando qui] contiene una Lettera aperta indirizzata a Bianca Berlinguer, Lilli Gruber, Maria Latella, Myrta Merlino, Barbara Palombelli, Paolo Del Debbio, Massimo Giletti, Nicola Porro e Bruno Vespa, in rappresentanza di tutti i giornalisti italiani. La Lettera è idealmente firmata da Huma Younus, quindicenne cattolica rapita nell’ottobre 2019, violentata, data in moglie al sequestratore e oggetto di pressioni affinché abbandoni la fede e si converta alla religione della stragrande maggioranza della popolazione. Lo “scritto” di Huma vuole essere un appello alle donne e agli uomini dei media italiani, affinché si mobilitino per far conoscere la tragedia che ogni anno sconvolge la vita di oltre 1.000 minorenni appartenenti alle minoranze religiose del grande Paese asiatico.

La denuncia si affianca a uno specifico progetto per il quale ACS oggi lancia una raccolta fondi. Tale progetto verrà realizzato in collaborazione con la Commissione Cattolica per la Giustizia e la Pace del Pakistan. La Commissione documenta e monitora i rapimenti, i matrimoni forzati e le conversioni coatte che si verificano ai danni di adolescenti minorenni e donne adulte appartenenti alle comunità cristiane, organizza la loro difesa legale e sostiene finanziariamente le famiglie prive di mezzi di sussistenza.

La pressione esercitata dai gruppi estremisti sui tribunali, l’atteggiamento fazioso della polizia, il timore che opprime le vittime a causa dei danni psicofisici inflitti loro dai rapitori e lo stigma sociale che si imprime come un marchio infamante, inducono spesso le ragazze rapite a fare dichiarazioni a favore dei sequestratori. Per questo motivo ACS e la Commissione Giustizia e Pace ritengono che al fine di realizzare un effettivo cambiamento sociale sia necessario impegnarsi a livello nazionale e internazionale per far risuonare pubblicamente il grido di dolore di queste ragazze e donne violate, chiedendo alle Istituzioni competenti di assumere decisioni appropriate e di approvare leggi giuste a tutela delle vittime.

Il progetto per il quale ACS ha indetto la raccolta fondi prevede in dettaglio:

  • assistenza legale alle vittime di sequestri, matrimoni forzati e conversioni coatte
  • consultazioni a livello provinciale, regionale e nazionale con le autorità di governo e i rappresentanti politici
  • conferenze e seminari per accrescere la consapevolezza di tale dramma
  • produzione e diffusione di materiale informativo sul fenomeno descritto
  • campagne media.
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ZENIT Staff

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