Nel suo discorso del 12 marzo 1964 ai componenti della Cappella Musicale Pontifica, Paolo VI ha spiegato “la missione dell’arte”. “Talvolta si potrebbe provare come una contrarietà nell’udire che essa deve servire il culto di Dio. E invece, accettata bene questa premessa, si vede chiaro come, specialmente in questo caso, il servire è regnare, tutte le facoltà dell’uomo essendo dirette alla contemplazione di Colui che, nel suo Decalogo dichiara: Io sono il Signore Dio tuo; non avrai altro Dio fuori di me.
Dobbiamo, inoltre, riconoscere questo dovere proprio nel compito, si direbbe, principesco e regale, della musica posta in servizio della liturgia, e cioè del culto ufficiale ed organizzato della Chiesa.
Liturgia e musica sono due elementi che non solo devono corrispondere, ma devono coincidere. Per arrivare a ciò occorre sempre più e meglio approfondire le nozioni liturgiche, le esigenze dei sacri riti così come la Chiesa li considera e vuole. Con questa preparazione si giungerà ben presto al livello più alto che si possa immaginare […].”
Nel suo discorso durante la visita al Pontificio Istituto di Musica sacra, Benedetto XVI ha voluto rammentare “ciò che dispone in merito alla musica sacra il Concilio Vaticano II: muovendosi nella linea di una secolare tradizione, il Concilio afferma che essa ‘costituisce un tesoro di inestimabile valore che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne’ (Sacrosanctum Concilium, 112). Quanto è ricca la tradizione biblica e patristica nel sottolineare l’efficacia del canto e della musica sacra per muovere i cuori ed elevarli a penetrare, per così dire, nella stessa intimità della vita di Dio! Ben consapevole di ciò, Giovanni Paolo II osservava che, oggi come sempre, tre caratteristiche distinguono la musica sacra liturgica: la ‘santità’, l’’arte vera’, l’’universalità’, la possibilità cioè di essere proposta a qualsiasi popolo o tipo di assemblea (cfr chirografo “Mosso dal vivo desiderio” del 22 novembre 2003). Proprio in vista di ciò, l’Autorità ecclesiastica deve impegnarsi ad orientare sapientemente lo sviluppo di un così esigente genere di musica, non ‘congelandone’ il tesoro, ma cercando di inserire nell’eredità del passato le novità valevoli del presente, per giungere ad una sintesi degna dell’alta missione ad essa riservata nel servizio divino. […]”
“L’artista, l’interprete e – nel caso della musica – l’ascoltatore nutrono un medesimo desiderio: quello di capire ciò che la bellezza, la musica, l’arte ci permette di conoscere della realtà di Dio. E forse mai come nel nostro tempo gli uomini e donne ne hanno tanta necessità”, così Papa Francesco nel suo discorso del 9 novembre 2019. “Interpretare questa realtà è essenziale per il mondo di oggi.”