Padre Joseph Kentenich - Foto © Enrique Soros / Schoenstatt

Schoenstatt ha celebrato i 50 anni della morte di Padre Joseph Kentenich

Il suo carisma esige che Schoenstatt resti in movimento per la Chiesa

Share this Entry

Il 18 ottobre 1914, con una ristretta cerchia di giovani seminaristi in una piccola cappella sita nella valle di Schoenstatt, a pochi chilometri dal fiume Reno vicino a Coblenza – dove lo stesso si unisce alla Mosella – un giovane sacerdote tedesco offrì il suo cuore a Maria Santissima. I giovani insieme a Padre J. Kentenich chiesero a Maria di stabilirsi in quella piccola cappella e di irradiare le sue grazie a tutti coloro che fossero venuti a visitarla alla presenza del Signore. Allo stesso tempo, offrirono a Maria le loro aspirazioni alla santità, richiedendole di forgiare le loro personalità nella libertà interiore, di perseguire il ringiovanimento dello spirito e la dedizione apostolica.
Nella piccola cappella di Schoenstatt, che molti anni dopo sarebbe stata conosciuta come il Santuario Originale, fu sugellato il primo atto di consacrazione a Maria, definita l’Alleanza d’Amore con Maria. Per questo motivo, il 18 ottobre 1914 è considerato la data di fondazione del Movimento di Schoenstatt. Il giovane sacerdote era Padre Joseph Kentenich.
Secondo P. Kentenich, un modo per riconoscere l’azione di Dio nelle nostre vite si trova in tre elementi chiave: la piccolezza degli strumenti umani, la grandezza delle difficoltà e la fecondità dei risultati. Fin dalle sue orgini, possiamo avere prova che Schoenstatt sia stato caratterizzato da questi elementi. Ad esempio, la prima guerra mondiale scoppiò poche settimane prima dell’atto di fondazione del 1914 e poco dopo i giovani che furono attori di quell’Alleanza furono mandati in guerra. Non ci poteva essere uno scenario peggiore per portare a buon fine il progetto. Ma quei ragazzi, che furono mandati su diversi fronti, spedirono lettere per condividere i loro sforzi verso la santità in mezzo ai bombardamenti e alle granate. Furono tutti testimoni di essere stati spiritualmente protetti da Maria nel Santuario di Schoenstatt e riconobbero di essersi sentiti guidati da Padre Kentenich in quel viaggio di crescita interiore.
Una pedagogia rivoluzionaria che genera leader con una grande missione 
Tutti loro, dopo la guerra, ritornarono a casa con grande entusiasmo rafforzati dalle grazie ricevute. A quel punto, decisero, insieme a Padre Kentenich, di fondare una federazione che includesse giovani che non appartenessero necessariamente alla loro comunità. L’idea era quella di donare la trasformazione dei loro cuori, in unione spirituale con Gesù e Maria al fine di condividerla con gli altri, portandola nelle periferie per la trasformazione del mondo. Per questo decisero di incontrarsi ad Hörde, nella periferia di Dortmund, dove gettarono le basi di questa comunità. Ma rimasero sorpresi e delusi quando scoprirono che Padre Kentenich non poteva essere presente. Decisero comunque di andare avanti delineando le linee guida spirituali e strategiche per la comunità. L’assenza di Padre Kentenich riflette l’attitudine che lo ha sempre caratterizzato come leader spirituale. Infatti la sua volontà era quella di formare un movimento di laici disposti a prendere l’iniziativa per trasformare il mondo. Questo è da considerarsi il suo sigillo per le anime dei figli spirituali del movimento al fine di risvegliare e sviluppare la loro leadership. Allo stesso tempo, con l’obiettivo di accertarsi che ci fosse dietro effettivamente la volontà di Dio, spesso e volentieri si ritirava da una guida attiva, come avvenne ad esempio ad  Hörde, ma come fa in genere una figura paterna guidava e motivava i suoi seguaci da lontano. Indubbiamente, un tale movimento laico è stato qualcosa di rivoluzionario per la Chiesa agli inizi del secolo scorso.
In pochi anni, Schoenstatt si diffuse su tutto il territorio tedesco e Padre Kentenich fece molti ritiri spirituali, a volte tre o quattro allo stesso tempo, a sacerdoti, educatori, donne, uomini e ragazzi. Schoenstatt divenne un luogo di pellegrinaggio e di trasformazione spirituale. Si stima che un terzo del clero tedesco abbia partecipato ai suoi ritiri.
 
Il campo di concentramento e le avversità con la Chiesa
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, Padre Kentenich fu arrestato dalla Gestapo.
In un documento proveniente da Berlino, era stato accusato di essere il “nemico numero uno”. Infatti la libertà interiore, fondamento della sua pedagogia e spiritualità, era radicalmente incompatibile con un sistema dittatoriale. Padre Kentenich fu inviato al campo di concentramento di Dachau, dove in mezzo ai pericoli più gravi, si dedicò a tenere conferenze ai prigionieri nelle baracche, a scrivere libri di spiritualità per il movimento e preghiere di profonda teologia e spiritualità.
Dopo aver lasciato il campo di concentramento nel 1945, si ritrovò, come era avvenuto subito dopo la prima guerra mondiale, con un movimento di Schoenstatt molto più forte dopo aver superato prove terribili. A quel punto,  sentì il desiderio che era giunto il momento di portare l’Alleanza d’Amore nel mondo, e così iniziò a viaggiare in Africa meridionale e America Latina, condividendo la sua missione per creare nuove Persone nel solco di Maria e Gesù.
Purtroppo, il suo carisma non fu compreso da alcune persone influenti nella Chiesa pre-conciliare, e per questo fu mandato negli Stati Uniti, senza potersi difendere dalle accuse. Quei quattordici anni sono stati una dura  prova per il padre. Però come è avvenuto durante tutta la sua vita, P. Kentenich mantenne un’incrollabile fedeltà in Roma ed un profondo amore per la Chiesa. E’ proprio da quell’esperienza di quegli anni di croce e grande dolore che nacque il suo desiderio di dettare il suo epitaffio che verrà apposto sulla sua lapide: Dilexit Ecclesiam – Ha amato la Chiesa.
La libertà interiore, essenziale per la sua pedagogia e spiritualità, è risultata essere radicalmente incompatibile con il sistema dittatoriale di Hitler. Per questo Padre Kentenich fu mandato nel campo di concentramento di Dachau. Lì, tra grandi pericoli, si concentrò nel fare discorsi ai prigionieri nelle caserme, scrivendo libri sulla spiritualità per la fondazione e preghiere di profondo contenuto teologico e spirituale. Questi scritti furono inviati fuori dal campo ricorrendo a mezzi illegali.
 
Alla casa del Padre
Nel 1965, Paolo VI lo reintegrò completamente nella sua Opera, eliminando tutte le accuse. Nei tre anni seguenti si dedicò interamente ai suoi figli spirituali e alla Chiesa, sia ricevendo visite da parte di numerosi vescovi che visitandone molti altri.
Domenica 15 settembre 1968, celebrò la Messa per la prima volta nella chiesa dell’Adorazione, sul monte Schoenstatt. Alla fine, si ritirò in sacrestia e crollo a terra morendo. Fu uno di quei grandi fondatori della Chiesa, che poté discernere i segni dei tempi con una capacità profetica del futuro. Mostrò al mondo l’ideale della nuova persona ancorata a Dio e inserita nel mondo con chiara nitidezza e con magnanima donazione. Ha tracciato un profilo di santità radicale con un trasfigurato spirito paterno.
Parlare ad un mondo estraniato da Dio, che è origine e fine dell’esistenza umana, è parlare ad un mondo disorientato, malato, senza scopo. E’ fuori dal comune incontrare una figura paterna come Padre Kentenich che riflette così fortemente l’amore e la vicinanza di Dio. Il cardinale Joseph Höffner, vescovo di Monaco e poi arcivescovo di Colonia, ha affermato che solo ogni 200 o 300 anni Dio invia alla Chiesa personalità analoghe a quella di Padre Kentenich.
Oggi Schoenstatt ha sedi in più di cento paesi in tutto il mondo, con più di 200 Santuari, repliche del santuario Originale. Diversi milioni di persone sono legate alle grazie della Vergine di Schoenstatt attraverso gruppi, istituti secolari, federazioni e la visita della Madonna Pellegrina nelle loro case.
Joseph Kentenich, Ribelle di Dio

Tra le centinaia di libri scritti su Padre Kentenich troviamo “Il ribelle di Dio”, scritto dal rinomato autore Christian Feldmann, che introdusse se stesso con le seguenti parole: “Io non sono schoenstattiano e quando ho scritto i libri sulle grandi figure della spiritualità del nostro tempo tra cui Padre Roger, Madeleine Delbrêl, Edith Stein e Giovanni Paolo II, mi imbattei più volte anche in Padre Kentenich, ma quest’ultimo inizialmente non mi colpì particolarmente. Successivamente Padre Rudolf Ammann, della casa editrice Patris, cercò di convincermi a scrivere una biografia del fondatore di Schoenstatt. Per respingere l’invito con basi convincenti, volli analizzare maggiormente per la prima volta la figura di Joseph Kentenich….. e ne rimasi sempre più affascinato.
Scoprii un prete che con il suo irruente entusiasmo fu in grado di superare la “disperazione” del cristianesimo contemporaneo. Un prete che sogna il passato di domani, con una Chiesa ringiovanita, con un volto splendente, con un uomo nuovo e una società umana giusta e pacifica. Come ha fatto questo prete, di gracile costituzione e di salute non ferma, a superare senza danni il confinamento in un campo di concentramento in un cupo bunker? E a superare l’umiliante esilio di quattordici anni decretato dalle autorità romane? E nonostante tutto a parlare sempre con il sorriso di fiducia nella Divina Provvidenza? Quest’uomo dove ha preso la sua forza? Questa è la storia emozionante dell’amore tra Dio e l’uomo Joseph Kentenich “.
Messaggio del Presidente della Presidenza internazionale di Schoenstatt
In una lettera indirizzata ai membri del Movimento, l’argentino, padre Juan Pablo Catoggio, responsabile della Presidenza internazionale di Schoenstatt, espone le sfide che affronterà la Famiglia di Schoenstatt a 50 anni dalla morte del loro fondatore.
 
Riguardo al carisma di Padre Kentenich che sopravvive nei suoi figli spirituali, Catoggio ha espresso: “Dio ci ha chiamato insieme e nel nostro fondatore. Crediamo in lui, nel suo carisma e nella sua missione. Crediamo anche che attraverso l’Alleanza d’amore con Maria, Dio ci permetta di condividere il suo spirito fondatore. Se “restiamo in lui”, se rimaniamo attaccati a lui attraverso l’Alleanza, allora “rimarrà in noi” e il suo carisma diventerà attivo in modo creativo e diventerà fruttuoso in e per la Chiesa “.
E in merito alla missione di Schoenstatt per la Chiesa e il mondo, conclude affermando:
“Padre Kentenich contempla con gioia la forte corrente missionaria che ispira la Famiglia di Schoenstatt oggi. Prendendo in prestito un’espressione da Papa Francesco, vogliamo essere Schoenstatt in movimento, vivendo in uno spirito missionario, disposti a trasmettere il messaggio del Vangelo nella particolare forma del messaggio di Schoenstatt nella Chiesa e nel mondo di oggi. L’Alleanza diventa missione, l’Alleanza diventa cultura.
In tutte le aree della vita: gioventù, famiglia, istruzione, Chiesa, in tutti i settori della società e della cultura ”
Il testo completo della lettera di Juan Pablo Catoggio può essere letta in questo link.
Il 15 Settembre 2018, la famiglia di Schoenstatt ha commemorato la morte del fondatore del Santuario Original in Schoenstatt, Germania e in centinaia di città intorno al mondo.
[Traduttore: Francesco Mennillo]

Share this Entry

Enrique Soros

Enrique Soros es comunicador social, escritor, actúa como agente pastoral en la Arquidiócesis de Washington, en proyectos pastorales y comunicacionales en Latinoamérica, colabora con el CELAM, Consejo Episcopal Latinoamericano, y es Consultor de la Comisión de Laicos, Matrimonio, Vida Familiar y Juventud de la Conferencia de Obispos Católicos de Estados Unidos.

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione