Yangon / Wikimedia Commons - calflier001, CC BY-SA 2.0

Myanmar: il Papa verrà come messaggero di pace e di riconciliazione

Dichiarazioni del segretario della nunziatura apostolica, don Dario Paviša

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“Il Papa verrà come messaggero di pace, per incoraggiare i cristiani, ma anche per cercare di dare un messaggio universale per la riconciliazione tra i diversi gruppi etnici.” Lo spiega il segretario della nunziatura apostolica in Myanmar, don Dario Paviša, in un’intervista telefonica rilasciata oggi, lunedì 28 agosto 2017, al programma italiano di Radio Vaticana. 
Il diplomatico della Santa Sede, che è arrivato due settimane fa nel Paese asiatico, ricorda che nel Myanmar ci sono otto principali gruppi etnici e ben 135 altre minoranze etniche, “che sicuramente hanno bisogno di questo appoggio da parte del Santo Padre”.
La questione delle minoranze infatti non si limita alla minoranza musulmana dei rohingya, sul cui dramma il Papa richiama regolarmente l’attenzione dei fedeli e della comunità internazionale (l’ultima volta ieri, domenica 27 agosto, dopo l’Angelus). “In Myanmar ci sono anche diversi piccoli gruppi etnici, che soffrono come i rohingya: è importante anche lanciare un messaggio che parli di questa sofferenza”, spiega don Paviša.
La stessa comunità cattolica è una minoranza in Myanmar. In tutto, ricorda il sacerdote, sono circa 700.000 persone, che hanno “bisogno di una voce”, “che possa sempre parlare per il proprio governo e spiegare anche chi sono i cattolici, chi è il Santo Padre e la Santa Sede, quale sia il lavoro e la missione che la Chiesa cattolica può portare avanti in questo Paese”.
Da questo punto di vista, l’allacciamento di rapporti diplomatici dopo “lunghi tentativi, durati anche diversi anni” tra il Myanmar e la Santa Sede, avvenuta il 4 maggio scorso, e la nomina il 12 agosto scorso di un primo nunzio apostolico, mons. Paul Tschang In-Nam, “faciliterà” il lavoro della Chiesa cattolica, sostiene il sacerdote.
Questo vale in particolare per la riconciliazione nel Paese — vissuto del resto per oltre mezzo secolo (dal 1962) sotto un regime militare –, un processo nel quale devono essere incluse tutte le minoranze. “Soprattutto la Chiesa cattolica è invitata, in un modo direi speciale, ad offrire una voce più alta, riguardo la stessa riconciliazione tra le diverse etnie e […] anche tra le diverse religioni”.
L’interesse nel Paese buddista per la visita del Papa è “forte”, perché è una “cosa nuova”, “non solo per la Chiesa cattolica, ma anche per il governo e tutto il popolo, che ha tanto bisogno di ‘pace e di amore’, che poi è il motto ufficiale di questa visita”, ha proseguito don Paviša, il quale ha annunciato la notizia del viaggio in una “affollata” conferenza stampa a Yangon.
“È la prima volta che un Papa viene in Myanmar; la comunità cattolica ha accolto la notizia con molta gioia!”, ha spiegato il segretario della nunziatura. “E’ una conferma ancora più grande per la loro fede. E devo dire che veramente le reazioni sono molto positive; i vescovi e anche i parroci sono contenti, almeno per quello che ho potuto vedere a Yangon”, ha aggiunto.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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