Mons. Bernardito Cleopas Auza / © Holy See Mission

Auza: Il dialogo interreligioso come paradigma per discutere le differenze

Lancio di un Piano d’azione contro l’incitamento alla violenza

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Il dialogo interreligioso “fornisce ai popoli del mondo un paradigma per discutere delle loro differenze”. Lo ha sottolineato venerdì 14 luglio 2017 l’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, mons. Bernardito Auza, nel corso del suo intervento in occasione del lancio del “Piano d’azione per i leader e altri attori religiosi per prevenire l’incitamento alla violenza che possa condurre a crimini di massa”.
Parlando di un “grande e concreto passo in avanti”, mons. Auza ha sviluppato tre punti o elementi. Nella prevenzione i responsabili religiosi hanno un ruolo  — così ha osservato il diplomatico vaticano –, ma da soli non possono riuscirci. Anche se possono “influenzare atteggiamenti e mentalità, non hanno le risorse né gli strumenti per fermare atrocità di massa”, ricorda Auza, quindi è “importante” mantenere il focus sulla “responsabilità primaria dei governi nazionali e della comunità internazionale” per proteggere gli innocenti “da atti efferati”.
Da parte loro, i capi religiosi — ha proseguito Auza nel secondo punto — sono chiamati ad onorare la loro responsabilità impegnandosi nel dialogo interreligioso e nella promozione della pace. “La loro vocazione è di realizzare e di ispirare azioni mirate ad aiutare la costruzione di società fondate sul rispetto della vita e della dignità umana, sulla carità, la fraternità, che va aldilà della tolleranza, e la solidarietà”.
Evocando il fenomeno della violenza motivata religiosamente, mons. Auza ha evidenziato la “posizione unica” dei leader religiosi. Il loro contributo “più importante” consiste “nell’aiutare la gente a capire che riconoscere la dimensione religiosa di qualche estremismo violento, o più precisamente la manipolazione per fini violenti, non significa identificare la religione, o una religione in particolare, o una intera comunità religiosa, con la violenza”.
Il terzo punto sviluppato da mons. Auza è stata la partecipazione dei leader religiosi al dialogo interreligioso, il quale “fornisce ai popoli del mondo un paradigma per discutere delle loro differenze, per crescere in un mutuo apprezzamento dei punti di vista degli altri, e per viaggiare insieme verso la pace”.
In quest’ottica, “gli uomini e le donne di fede hanno una responsabilità speciale per mostrare a tutto il mondo come conversare sulle questioni più profonde e più importanti e come lavorare rispettosamente su ciò che potrebbe dividere”. Inoltre, “mostrano ai credenti come combattere l’ingiustizia e eliminare le cause personali e sociali di discordia che possono condurre alla guerra, come rinunciare alla violenza e alla vendetta”, “come superare l’egoismo e l’odio”, e “come continuare l’opera di misericordia che costruisce una cultura della pace”.
“Il lavoro dei leader religiosi e dei credenti in generale, e del dialogo interreligioso in particolare, sono cruciali non solo per prevenire l’incitamento alla violenza”, ha dichiarato Auza concludendo il suo intervento, ma anche “per promuovere l’incitamento alla virtù e creare in questo modo un tipo di società pacifiche e inclusive, dove i crimini di atrocità sono inaccettabili e quindi inimmaginabili da un punto di vista etico”. (pdm)
Cliccare qui per leggere il testo completo (in lingua inglese).

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Anne Kurian-Montabone

Laurea in Teologia (2008) alla Facoltà di teologia presso l'Ecole cathedrale di Parigi. Ha lavorato 8 anni per il giornale settimanale francese France Catholique" e participato per 6 mese al giornale "Vocation" del servizio vocazionale delle chiesa di Parigi. Co-autore di un libro sulla preghiera al Sacro Cuore. Dall'ottobre 2011 è Collaboratrice della redazione francese di Zenit."

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