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Parolin: "Il Papa sogna di superare le divisioni con la Chiesa in Cina"

Intervista a tutto campo del Segretario di Stato al quotidiano “Avvenire”. Tra i temi: terrorismo islamico, migrazioni, interventi militari in Medio Oriente e Nordafrica, dialogo interreligioso Papa Luciani e Papa Francesco

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Dai temi di scottante attualità come il terrorismo di matrice islamica, il fenomeno migratorio, gli interventi militari in Libia e Medio Oriente e “le guerre di religione” che definisce una “trappola”, fino alla figura di Papa Luciani, di cui si dice devoto, e quella di Francesco che, precisa, “non è il capo di una potente multinazionale ma il Successore di Pietro”: il Segretario di Stato Pietro Parolin interviene tocca ogni argomento nell’intervista rilasciata al quotidiano Avvenire e firmata dalla prestigiosa vaticanista Stefania Falasca.

Poche interviste finora avevano fatto emergere così chiaramente lo spessore del cardinale vicentino, diplomatico di lungo corso che il Papa ha nominato ‘primo ministro’ vaticano il 31 agosto 2013; il più giovane, con i suoi 61 anni, dai tempi di Eugenio Pacelli.

Di grande rilevanza, in particolare, le sue dichiarazioni sui rapporti tra Chiesa in Cina e Chiesa di Roma: “A Papa Francesco sta a cuore che si superino le tensioni e le divisioni del passato, per poter scrivere una pagina nuova della storia della Chiesa in Cina” afferma nel colloquio. “Ho fiducia che questo cammino possa essere un esempio eloquente per il mondo intero, costruendo dappertutto ponti di fraternità e di comunione”.

“I contatti tra la Santa Sede e la Cina continuano con spirito di buona volontà da entrambe le parti”, prosegue Parolin. “Alla Santa Sede sta particolarmente a cuore che i cattolici cinesi possano vivere in modo positivo la loro appartenenza alla Chiesa e, nello stesso tempo, essere buoni cittadini e contribuire a rafforzare l’armonia dell’intera società cinese”. “I cattolici in Cina sono pienamente cinesi e, al contempo, pienamente cattolici. Il cammino della conoscenza e della fiducia reciproca richiede tempo, pazienza e lungimiranza da entrambe le parti. Si tratta di trovare soluzioni realistiche per il bene di tutti”.

Il cardinale smentisce dunque la vulgata diffusa dai media di due Chiese in Cina, una fedele a Roma, l’altra sottomessa al Governo. “Sostenere che in Cina esistono due differenti Chiese non corrisponde né alla realtà storica né alla vita di fede dei cattolici cinesi”. “Si tratta piuttosto di due comunità entrambe desiderose di vivere in piena comunione con il Successore di Pietro – sottolinea – Ciascuna di esse porta con sé il bagaglio storico di momenti di grande testimonianza e di sofferenza, il che ci parla della complessità e delle contraddizioni di quell’immenso Paese”.

“La Chiesa in Cina – ricorda inoltre Parolin – conosce figure di eroici testimoni del Vangelo, un fiume di santità spesso nascosta o sconosciuta ai più. L’auspicio della Santa Sede è di vedere, in un futuro non lontano, queste due comunità riconciliarsi, accogliersi, donare e ricevere misericordia per un comune annuncio del Vangelo, che sia veramente credibile”.

Guardando ai conflitti che investono Medio Oriente e Nordafrica, Parolin ricorda gli obblighi della comunità internazionale, sanciti dalla Carta fondamentale dell’Onu, a mantenere pace e sicurezza e interessarsi delle situazioni di conflitto secondo gli strumenti di dialogo e diplomazia. “Il ricorso a mezzi militari è previsto dallo stesso diritto solo come ultima istanza”, annota. Purtroppo, però, “la debolezza della Comunità internazionale nell’assumere le proprie responsabilità ed interessarsi alle sofferenze delle popolazioni ne hanno provocato il prolungamento”. D’altra parte, “è anche vero che molte volte gli interventi di forze straniere contribuiscono, per vari motivi, ad acuire i conflitti e le sofferenze delle popolazioni civili”.

Il cardinale ricorda quindi le “tante vittime, distruzioni, lutti e dolori” provocati anche in Europa dal terrorismo, “manifestazione” di quella che Francesco definisce una “terza guerra a pezzi”. Lo stesso Francesco che rifiuta chiaramente la tesi di una “guerra di religione”. Anche il Segretario di Stato rigetta tale concetto: “Non c’è una guerra tra cristianesimo e islam – dice – Una prova ne è che il terrorismo islamico colpisce da un punto di vista numerico più i musulmani che i cristiani. Certo, non si può negare che i militanti dell’Isis stanno strumentalizzando l’islam per giustificare i loro atti di violenza. E le loro dichiarazioni in tal senso sono proprio un tentativo di evocare la cosiddetta guerra di religione”. Ma “non dobbiamo cadere nella loro trappola”.

“Anche parecchie autorità islamiche hanno condannato il terrorismo perpetrato nel nome dell’islam”. Per Parolin la partecipazione dei musulmani alle Messe dopo l’uccisione di padre Hamel è stata dunque un “segno di fraternità, di solidarietà e rifiuto della violenza”. A tal proposito il cardinale rimarca che “il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo” e “criticare o respingere il dialogo tra le religioni come un idealismo ingenuo mi sembra segno di un pessimismo esagerato ed è anche pericoloso”.

Secondo il Segretario di Stato, “non c’è un’alternativa al dialogo, sebbene non sia sempre facile. Superare malintesi culturali, politici, sociali e religiosi, che durano da secoli e che sono alimentati anche da fenomeni attuali richiede tanta pazienza, un atteggiamento di profonda attenzione e di rispetto verso tutti e deve cominciare dalla convinzione che ogni persona gode della stessa dignità umana”.

Assicurando poi che la Santa Sede si preoccupa delle sofferenze e delle persecuzioni dei cristiani in Medio Oriente che li spingono ad abbandonare la loro terra, il premier vaticano lancia un appello all’accoglienza contro quei Paesi dell’Occidente che giustificano le chiusure ai flussi migratori come misure per difendere la propria identità culturale legata al cristianesimo. Laddove è proprio “lo spirito di accoglienza” una “parte essenziale dell’identità cristiana e un’applicazione concreta delle opere di misericordia indicate da Gesù nel Vangelo”, rileva Parolin. “È legittimo – afferma – per un Paese prendere misure legali e giuridiche” per tutelare la propria identità, ma “anche tali misure vanno conformate allo spirito di amore e di misericordia nei confronti di ogni persona, a partire da quelle che hanno più bisogno, senza alcuna distinzione”.

Cambiando scenario, nell’intervista Parolin parla di Papa Luciani, il Servo di Dio Giovanni Paolo I prossimo alla beatificazione, di cui ricorre il 38° anniversario dell’elezione a quel Soglio di Pietro che governò per soli 33 giorni. In occasione della ricorrenza, sarà domani a Canale d’Agordo, paese natale del Pontefice del quale afferma: “Ammiro la sua santità vissuta. Spero che non manchi molto alla proclamazione delle sue virtù e si possa giungere alla sua beatificazione”.

Luciani, afferma Parolin, “è stato un pastore esemplare” che “ha portato al mondo una fede vissuta e praticata ora per ora nella povertà e nell’amore”. Nel corso del suo breve pontificato, “ha ripercorso con i gesti e le parole le strade aperte dal Concilio nella fedeltà al Vangelo: in particolare la povertà ecclesiale, la collegialità, come anche la ricerca dell’unità con i fratelli ortodossi e la pace”. Dunque una figura e un messaggio “straordinariamente attuali”, nonché punto di riferimento per il Pontefice regnante.

Proprio su di lui, il Papa “venuto dalla fine del mondo”, si concentra l’attenzione del porporato nell’intervista. “C’è un dato spesso sottovalutato” rileva: “Papa Francesco non è un leader politico o il capo di una grande e potente multinazionale, esperto in strategie politiche, commerciali e finanziarie. Egli è il Successore di Pietro, il Pastore della Chiesa universale, scelto da Dio per questo compito arduo. Egli è chiamato, prima di tutto, a voler bene a Gesù Cristo e ad aiutare tutti noi nella Chiesa a fare altrettanto”.

“La sua unica preoccupazione è quella di annunciare il Vangelo che salva, affinché gli uomini possano riconciliarsi con Dio e con i fratelli e così ritrovare speranza e pace. Mi pare che da qui nasce e attorno a qui ruota anche la sua attenzione ai temi quali conflitti, migrazioni, salvaguardia del creato, sviluppo economico, tutela dei deboli. Problemi sui quali i potenti del mondo lo ascoltano con interesse e simpatia e gli manifestano stima perché si tratta di questioni di scottante attualità”.

Bergoglio, infatti, “non teme di dialogare con l’umanità, con i suoi bisogni e le sue attese”. E, secondo il cardinale Parolin, è proprio la “semplicità” e il “coraggio” con cui egli “propone il primato del dialogo e dell’incontro ad aver destato in molti leader religiosi e politici il desiderio di entrare in contatto con lui e di conoscere meglio l’azione della Santa Sede e della Chiesa cattolica nel mondo”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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