“Nessuno ha il coraggio di dirglielo…chissà come reagirà… Tu che sei suo amico, te la senti di dirglielo…?”
Queste parole mi sono sentito rivolgere dal medico responsabile d’un reparto di medicina dove al mio amico Dario, dopo prolungati e severi esami clinici, è stata riscontrata la metastasi diffusa, devastante, irreversibile, inoperabile…
-“Si tratta di quindici, venti giorni di sopravvivenza…”.
-“Dottore, io glielo posso dire subito se lei lo avalla con la sua autorevole competenza di medico”.
-“Dirlo o non dirlo all’ammalato? E’ positivo o negativo?…
E’ sempre comunque una sberla…; ma vedrai – mi rincuora il professore credente – che dopo la prima, immediata e scioccante reazione, l’ammalato aiutato a vivere la sua fede, si assesta totalmente nella fiducia in Dio; e per lui ogni giorno che passa sarà man mano gustato come un regalo”.
Di fatto, da questo terribile annuncio sono passati due anni. Ora Dario è chiamato l’illustre terminale che, giorno dopo giorno, si è già gustato più di seicento regali, raddoppiati da ogni alba e da ogni tramonto.
E’ riconoscente per ogni respiro dato e vissuto in verticale; traghettato dalla fede vive l’impennata della santità.
Tanti definiscono miracolo questa inaspettata sopravvivenza…; ma a me pare che il vero grande miracolo sia quello di gustare l’eternità in ogni respiro vissuto (nelle Sue mani) come il primo, come l’ultimo, come l’unico.
Ciao da P. Andrea
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Chirurgia / Pixabay CC0 - Sasint, Public Domain
L’impennata
“Pillola quotidiana” di padre Andrea Panont