Messa SS. Pietro & Paolo, 29 giugno 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

“Chi sono io per te?”

Omelia di papa Francesco nella solennità dei santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma

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“Oggi Gesù ci guarda negli occhi e chiede: ‘Chi sono io per te?’”. Questa la domanda rivolta giovedì 29 giugno 2017 da papa Francesco ai battezzati e in particolare ai cardinali e nuovi arcivescovi metropoliti presenti in piazza San Pietro.
Nella sua omelia per la solennità dei santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma, il Pontefice si è infatti soffermato sull’odierno brano del Vangelo, in cui Gesù chiede ai suoi discepoli “Ma voi, chi dite che io sia?” (Matteo 16,13-19).
Come ha osservato Jorge Bergoglio, la domanda “Chi sono io per te?” è “la domanda decisiva”, cioè quella domanda “davanti alla quale non valgono risposte di circostanza, perché è in gioco la vita: e la domanda della vita chiede una risposta di vita”.
Quindi, “per essere ‘suoi’ non solo a parole, ma coi fatti e nella vita”, ha affermato il Santo Padre, “chiediamoci se siamo cristiani da salotto, che chiacchierano su come vanno le cose nella Chiesa e nel mondo, oppure apostoli in cammino, che confessano Gesù con la vita perché hanno Lui nel cuore.”
Infatti, ha osservato Francesco, “chi confessa Gesù sa che non è tenuto soltanto a dare pareri, ma a dare la vita; sa che non può credere in modo tiepido, ma è chiamato a ‘bruciare’ per amore”.
Questo “bruciare per amore” implica anche, proprio come hanno fatto Pietro e Paolo, seguire Gesù “fino alla fine”, “sulla sua via” e “non sulle nostre vie”, la quale “passa anche attraverso la croce e le persecuzioni”.
Infatti, “senza la croce non c’è Cristo, ma senza la croce non c’è nemmeno il cristiano”, ha ricordato il Pontefice, soffermandosi sulle persecuzioni, non solo quelle del passato.
“Anche oggi in varie parti del mondo, a volte in un clima di silenzio – non di rado silenzio complice –, tanti cristiani sono emarginati, calunniati, discriminati, fatti oggetto di violenze anche mortali, spesso senza il doveroso impegno di chi potrebbe far rispettare i loro sacrosanti diritti”, ha detto Francesco.
Quindi, il cristiano deve “accettare la croce”, ma allo stesso tempo andare avanti “con fiducia”, poiché “non siamo soli: il Signore crocifisso e risorto è con noi”, ha ricordato.
Per vivere fino in fondo questa missione — sia da singolo battezzato, sia come Chiesa — occorre però anche la preghiera. Essa — ha spiegato il Papa —  “è l’acqua indispensabile che nutre la speranza e fa crescere la fiducia”, “il rimedio contro l’isolamento e l’autosufficienza che conducono alla morte spirituale”.
“Perché lo Spirito di vita non soffia se non si prega — ha ricordato Francesco —  e senza preghiera non si aprono le carceri interiori che ci tengono prigionieri.”
“Quanto è urgente nella Chiesa avere maestri di preghiera, ma prima di tutto essere uomini e donne di preghiera, che vivono la preghiera!”, ha esclamato Francesco, che all’inizio della celebrazione aveva benedetto i palli che saranno imposti ai 36 nuovi arcivescovi metropoliti nominati nel corso dell’ultimo anno.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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