Papa Francesco & Bartolomeo, Assisi, 20 settembre 2016 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

La comunione non è "uniformità omologata”

Papa Francesco riceve una delegazione del patriarcato ecumenico di Costantinopoli

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L’esperienza del primo millennio, nella quale i cristiani d’Oriente e d’Occidente partecipavano alla stessa mensa eucaristica” è “fonte di ispirazione per la ricerca del ristabilimento della piena comunione nelle attuali condizioni, comunione che non sia uniformità omologata.”
Lo ha dichiarato oggi, martedì 27 giugno 2017, papa Francesco ricevendo in udienza una delegazione del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, venuta a Roma in occasione della solennità dei santi Pietro e Paolo, in programma giovedì 29 giugno.
Nel corso della sua allocuzione, il Papa ha ricordato la visita che fece proprio mezzo secolo fa, nel luglio del 1967, il beato Paolo VI al Fanar e quella del patriarca Athenagoras a Roma a ottobre dello stesso anno. “L’esempio di questi coraggiosi e lungimiranti Pastori, mossi unicamente dall’amore per Cristo e per la sua Chiesa, ci incoraggia a proseguire nel nostro cammino verso la piena unità”, ha detto Jorge Bergoglio. “Furono eventi che suscitarono immensa gioia ed entusiasmo”, ha aggiunto.
Il Pontefice ha anche evocato il suo più recente incontro “col mio amato fratello patriarca Bartolomeo”,  avvenuto nell’aprile scorso al Cairo, in occasione del viaggio pontificio in Egitto, “dove ho potuto constatare ancora una volta la profonda consonanza di visione su alcune sfide che toccano la vita della Chiesa e il mondo contemporaneo”.
A guidare la delegazione era l’arcivescovo Job di Telmessos, co-presidente della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, il quale era accompagnato dai reverendi Ambrosios Chorozidis e Agathanghelos Siskos, rispettivamente gran sincello e bibliotecario del Patriarcato ecumenico.
Da parte cattolica erano presenti il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, inoltre il segretario del dicastero, mons. Brian Farrell, e il sottosegretario, mons. Andrea Palmieri.
Come riferisce “L’Osservatore Romano” nella sua edizione di mercoledì 28 giugno, il Papa ha invitato la delegazione anche a pranzo. (pdm)
Riprendiamo di seguito il testo completo del discorso del Pontefice.
***
Eminenza,
cari fratelli in Cristo,

grazie di essere venuti qui, in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, patroni principali di questa Chiesa di Roma; siate i benvenuti. Ringrazio vivamente Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e il Santo Sinodo, per avere inviato voi, cari fratelli, come loro rappresentanti, a condividere con noi la gioia di questa festa.
Pietro e Paolo, discepoli e apostoli di Gesù Cristo, hanno servito il Signore con stili differenti e in modo diverso. Tuttavia, pur nella loro diversità, entrambi hanno dato testimonianza dell’amore misericordioso di Dio Padre, del quale ciascuno, a suo modo, ha fatto profonda esperienza, fino ad offrire in sacrificio la propria vita. Per questo, sin da antichissimi tempi, la Chiesa in Oriente e in Occidente riunisce in una sola celebrazione la memoria del martirio di Pietro e di Paolo. È giusto infatti celebrare insieme la loro offerta per amore del Signore, che è allo stesso tempo memoria di unità nella diversità. Come voi ben sapete, l’iconografia rappresenta i due apostoli stretti in un abbraccio, profezia dell’unica comunione ecclesiale nella quale le legittime differenze debbono convivere.
Lo scambio di delegazioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli, in occasione delle rispettive feste patronali, accresce in noi il desiderio di ristabilire pienamente la comunione tra cattolici e ortodossi, che già pregustiamo nell’incontro fraterno, nella preghiera condivisa e nel comune servizio al Vangelo. L’esperienza del primo millennio, nella quale i cristiani d’Oriente e d’Occidente partecipavano alla stessa mensa eucaristica, da un lato custodendo insieme le medesime verità di fede e dall’altro coltivando varie tradizioni teologiche, spirituali e canoniche compatibili con l’insegnamento degli Apostoli e dei Concili ecumenici, è punto di riferimento necessario e fonte di ispirazione per la ricerca del ristabilimento della piena comunione nelle attuali condizioni, comunione che non sia uniformità omologata.
La vostra presenza mi offre la lieta opportunità di ricordare che quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della visita del Beato Paolo VI al Fanar nel luglio del 1967, e della visita del Patriarca Athenagoras, di venerata memoria, a Roma nell’ottobre di quello stesso anno. L’esempio di questi coraggiosi e lungimiranti Pastori, mossi unicamente dall’amore per Cristo e per la sua Chiesa, ci incoraggia a proseguire nel nostro cammino verso la piena unità. Cinquant’anni fa le due visite furono eventi che suscitarono immensa gioia ed entusiasmo nei fedeli delle Chiese di Roma e di Costantinopoli e contribuirono a far maturare la decisione di inviare delegazioni per le rispettive feste patronali, cosa che continuiamo a fare anche oggi.
Sono vivamente grato al Signore, perché anche a me continua a dare occasione di incontrarmi col mio amato fratello Bartolomeo. In particolare, conservo un ricordo grato e benefico del nostro recente incontro al Cairo, dove ho potuto constatare ancora una volta la profonda consonanza di visione su alcune sfide che toccano la vita della Chiesa e il mondo contemporaneo.
Il prossimo settembre a Leros, in Grecia, si riunirà il Comitato di coordinamento della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, co-presieduta da Vostra Eminenza e dal Cardinale Kurt Koch, in seguito al generoso invito del Metropolita Paisios. Auspico che questa riunione, in un clima spirituale di ascolto della volontà del Signore e nella viva consapevolezza del cammino che molti fedeli cattolici e ortodossi in varie parti del mondo già compiono insieme, sia ricca di buoni risultati per il futuro del dialogo teologico.
Eminenza, cari fratelli, l’unità di tutti i suoi discepoli è stata l’accorata richiesta che Gesù Cristo ha presentato al Padre poco prima della sua passione e morte (cfr Gv 17,21). Il compimento di questa preghiera è affidato a Dio, ma passa anche attraverso la nostra docilità e obbedienza alla sua volontà. Preghiamo gli uni per gli altri perché il Signore ci conceda di essere strumenti di comunione e di pace, confidando nell’intercessione dei Santi Pietro e Paolo e di Sant’Andrea. Anch’io vi domando, per favore, di continuare a pregare per me.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

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Constance Roques

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