Cani & gatti / Pixabay CC0 - turbot, Public Domain

Quanto amore c’è

Provare sentimenti verso gli animali, ma senza rimanere indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli, poiché “chi ama e separa, non ha mai iniziato a farlo”

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«Il lavoro di un uomo è dall’alba al tramonto. Quello di una madre non finisce mai».
Sarà stato forse per onorare questo vecchio proverbio che – come accaduto qualche giorno fa in una città della California – una cagnolina a spasso in un parco, fiutato l’odore di un gatto nascosto in un’aiuola, dove era stato abbandonato perché paralitico, l’ha sollevato con la bocca e portato in salvo, consentendo che fosse curato dai veterinari allertati dai passanti. E’ stata così sfatata pure una leggenda metropolitana: l’avversione tra cani e gatti. Che lezione per l’essere umano, spesso incapace di stringere in un abbraccio i propri fratelli e sorelle sol perché di pelle di altro colore. «I cani sono predatori e molti di essi considerano prede i gatti», ricordano gli etologi, «ma prima d’essere cacciatore, il cane è un animale sociale».
Sarà per questo che nel gennaio del 2015 Memory, una boston terrier, ha deciso di prendersi cura di quattro gattini che giacevano al freddo, nel giardino di casa in South Carolina. Con naturalezza, li ha messi in fila e portati al caldo. Per coccolarli, prima, e poi per nutrirli. Quasi a ricambiare i favori, qualche tempo dopo a Detroit è stata mamma gatta a prendersi cura del piccolo Bobby, chihuahua scampato all’auto che aveva appena travolto ed ucciso la genitrice. Ora vive coi suoi fratelli gatti in un rifugio della Michigan Human Society.
Scorrazzano lieti sui prati di Montebelluna, nel trevigiano, Cloe e Billo: la tenera cagnetta aveva trovato un uovo e se l’era portato appresso, tenendolo sempre al calduccio fino a che non s’era schiuso, lasciando uscire un anatroccolo. Accadeva due anni fa: da allora vivono insieme, felici e contenti. Come nel parco della Maiella Dacia, border collier dolce e coccolona che salva volpi e lupi dai bocconi avvelenati. Come a Parigi la femmina di pastore tedesco che dalle parti della Ville Lumière più d’un turista ha fotografato mentre se ne andava a spasso con il papero saltata fuori dalla Senna: l’uno corre, l’altra gli va dietro. E se s’attarda lui l’attende, per trovare riparo dalla notte. E guai a chi glielo tocca: cuore di mamma sì, ma con artigli sempre ben affilati.
A far girare alla larga i malintenzionati basta invece solo la presenza a Koko, gorilla (metaforicamente) in gonnella, che a Woodside Hill, in California, ha ricevuto in dono dall’istruttrice due gattini. Era il regalo per il suo quarantaquattresimo compleanno, festeggiato ad ottobre.«Adesso», confermano dalla “Gorilla Foundation”, «Koko li considera i suoi bambini. Ha deciso di adottarli». Perché l’amore di madre non ha fine né confini. Ma neppure dovrebbe averne quello degli uomini. Invece, «accade che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli», ricordava qualche tempo fa Papa Francesco, invitando a tornare anzitutto«al rispetto dei figli verso i genitori, soprattutto anziani» ed a prestare attenzione «a non identificare la pietà con quel pietismo, piuttosto diffuso, che è solo un’emozione superficiale e offende la dignità dell’altro».
Vale, insomma, quel che laicamente scrive Susanna Tamaro:«L’amore per l’uomo non esclude quello per gli animali, e viceversa, perché l’amore non è mai fonte di separazione né di giudizio. Chi ama, ama e basta. Chi ama e separa, non ha mai iniziato a farlo».
Monsignor Vincenzo Bertolone è arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra. 

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Vincenzo Bertolone

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