Giubileo dei Ragazzi, 23 aprile 2016 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

L’assuefazione allo scandalo straccia l’anima dell’uomo

“Un esempio vale più che mille parole”

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Oggi c’è il pericolo di essere additati come novelli inquisitori, se qualcuno si dovesse permettere di segnalare il fiorire di una serie di scandali come atti di normale quotidianità. Non solo spesso si sorpassano i confini della comune decenza, ma si tenta in mille modi di giustificare e di trasferire al prossimo atteggiamenti al quanto discutibili. Molte volte nemmeno si reagisce, convinti che i tempi ormai siano maturi a legittimare qualsiasi comportamento. È questa la vera libertà? Forse il progresso passa da tali nuove condotte? Lo sviluppo oggi della civiltà umana necessita per caso di gesti, pronti a superare persino la verità evangelica ritenuta già desueta?
Ogni volta che l’uomo abbia tentato con qualsiasi sistema di dimostrare l’inesistenza di qualcuno a cui rendere conto, al di sopra di sé stesso e della sua giustizia, il mondo ha di riflesso subito seri contraccolpi. Si tratta di una coerente azione trascendentale che si riflette sull’umanità, aprendo di seguito delle ferite insanabili, causa diretta o indiretta di involuzioni civili e sociali. L’intelligenza umana, in qualsiasi spazio agisca, non può rinnegare la sua sorgente sapienziale celeste.
Cosa succede perciò quando la stessa si rende addirittura capace di sostituirsi alla Parola? Il caos è assicurato! Se poi anche un credente abbassasse gli occhi dinnanzi a queste distorsioni oggi in voga, per non scontentare il manovratore di turno, si rischierebbe di generare illusioni di ogni tipo. Abbagli posizionati alla base di quelle solitudini, depressioni, devianze, false speranze che tanto affliggono la realtà odierna. In un clima così debole è facile coprire ogni scandalo, se non presentarlo a volte come una evoluzione, rispetto ad un passato pieno di condizionamenti e di barriere costruite ad arte.
Non vale più il detto latino: “Verba movent, docent, exempla trahunt”? I tempi di sicuro cambiano, ma il valore della saggezza qui espressa rimane in tutta la sua sostanza. Non è forse vero che le parole, anche nell’era di internet, spingono, muovono, insegnano, mentre gli esempi attraggano? Il mio maestro spirituale ricorda sempre in proposito che “un esempio vale più che mille parole. Per un solo esempio cattivo ci si può rovinare l’anima per l’eternità. Vivendo l’uomo nel regime del peccato, gli scandali sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Si moltiplicheranno, non diminuiranno. Oggi in modo particolare, essi si sono centuplicati all’infinito”.
In campo politico, economico, sociale, ecc., senza escludere ambiti più ristretti, come quelli relativi ai vari gruppi, alla famiglia e alla singola persona, non c’è più in molte circostanze una morale di riferimento; un confine da non oltrepassare; un gesto da fermare; dei principi con cui misurarsi. Si naviga a vista perché si è modificata la struttura comportamentale, fino al punto di smarrire il buon senso. Le sorgenti di scandalo aumentano e satana gioca i suoi passaggi più diretti per indebolire il genere umano.
Diventa importante ricordare a questo punto due avvertimenti citati da Gesù, che risuonano ancora oggi per la loro attualità. Il primo contro lo scandalo che ognuno di noi potrebbe provocare personalmente, inquinando la mente dei più piccoli e degli indifesi, pur se credenti; il secondo contro tutti quegli scandali esterni che tentano di sporcare la nostra mente e il nostro cuore. Il messaggio è chiaro! Non essere per alcun motivo fonte di scandalo, ma nello stesso tempo fare attenzione a non essere colpiti dall’immoralità altrui. L’intento vigente è evidente: fare in modo che l’uomo non pensi più secondo Dio e si tuffi per ogni sua azione nella ristrettezza della mente umana, cancellando il vangelo.
Il problema grave è che non si crede più alla morte eterna. Eppure Gesù è stato durissimo contro coloro che violano con lo scandalo l’animo dei più puri. “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio che per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare” (Matteo 18.6). Oggi purtroppo su questi temi si sorride. L’essenziale è sfruttare al massimo il tempo da vivere, sicuri che dall’altra parte non ci siano forme di dannazione perenne. Il credo in Dio spesso si trasforma in una visione del tutto personale, oppure si cerca, così come fanno anche molti credenti, di affidarsi alla misericordia divina con la quale tutti vengono accolti nel cielo, al di là della natura di ogni proprio atto terreno.
Il Santo Padre che ha avuto il merito di riportare al centro della vita del credente la forza della misericordia, viene da alcuni mutuato in modo errato, forse ignari o meno del danno procurato all’interno di una comunità. Non bisogna mai dimenticare che la misericordia è il frutto della giustizia. Chiarisce il mio maestro spirituale: “La giustizia è la volontà di Dio che obbliga Lui in eterno e obbliga noi. L’inferno eterno è la misericordia non accolta e non data. Trovata la verità che è nella parola si comprende sempre  cosa l’altro vuole dirci. Senza vera giustizia non c’è vera misericordia”.
Diventa urgente una sana formazione laico-ecclesiale, specie in chi ha responsabilità pubbliche e con il suo atteggiamento concorre a stimolare comportamenti di natura positiva o negativa. La via mediatica, necessaria all’avanzamento dei tempi, può trasformarsi in una trappola mortale per coloro che sono privi dello scudo di una fede matura, rischiando di subire una manipolazione esistenziale senza precedenti.
La stessa cosa è facile che accada nello stare insieme con persone che vivono senza Cristo e senza Dio, subendo la loro influenza e il loro modello di vita. In questi casi un comportamento scandaloso è possibile venga anche giustificato attraverso una certa contingente esigenza generale. Si smarrisce la via maestra e non si pensa più che ogni assuefazione allo scandalo straccia in modo serio l’anima dell’uomo.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidiochiarella@gmail.com. Sito personale: www.egidiochiarella.it. Per seguire la sua rubrica su Tele Padre Pio: https://www.facebook.com/troppaterraepococielo
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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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