Lettura
Siamo giunti al capitolo 6 del Vangelo di Matteo e, anche nel brano evangelico di oggi, prosegue la lettura del Discorso della Montagna. Il Maestro ha proclamato le Beatitudini, e ha portato a compimento la Legge, spiegando che deve essere l’amore più che la giustizia a motivare i suoi discepoli. Questa nuova giustizia “più perfetta” scaturisce dalla legge dell’amore, fondamento della Nuova Alleanza e, quindi, del nuovo Popolo di Dio, che è la Chiesa. Gesù spiega come questo nuovo presupposto, l’amore, deve ora dare senso e permeare ogni atto del discepolo, anche le pratiche di pietà.
Meditazione
Nella parte iniziale del Discorso della Montagna, Gesù aveva posto una premessa, un ammonimento: “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli”. Elemosina, preghiera e digiuno sono opere di pietà che i farisei si vantavano di praticare con impegno e assiduità, anche più del dovuto. Il Maestro addita e critica con parole severe proprio il loro modo di praticarle. Atteggiamenti come quelli che Gesù descrive – “suonare la tromba”, “stare ritti”, “assumere un aspetto malinconico e disfatto” – sono particolarmente sgraditi al Signore: così vissuti, gli atti di religiosa devozione vengono snaturati fino ad essere stravolti. Il fatto che i farisei facessero di tutto per farsi notare nel compiere quelle pie pratiche, rivelava quale fosse la reale intenzione che li animava: una studiata ricerca dell’ammirazione e della considerazione del popolo, più che un segno dell’amore per Dio. Per questo, il Maestro spiega che “essi hanno già ricevuto la loro ricompensa”. Ma per “il Padre, che vede nel segreto” quello che conta è il cuore, è l’interiorità che sostanzia gli atti umani. Il discepolo di Gesù, dunque, esprime la sua devozione vivendo le pratiche di pietà come l’elemosina e il digiuno nel nascondimento, in spirito di umiltà, e quali atti di amore rivolti al Signore. La preghiera, poi, è momento privilegiato di dialogo e di relazione intima con Dio. La nostra società non è molto dissimile da quella del primo secolo in Israele: anche oggi viviamo di apparenza, di esteriorità, di finzione. Si ritiene importante quel che pensano gli altri, l’immagine che si dà di sé, non importa se non corrisponde a ciò che si è veramente. Ma noi siamo cristiani autentici, testimoni credibili, o i nostri comportamenti sono vanità, e rivelano una contraddizione in noi stessi?
Preghiera
Signore Gesù, aiutami a non vivere di apparenze, di formalismi, di esteriorità. Fa’ che il mio cuore si colmi della tua grazia e del tuo amore, così che possa dare concreta testimonianza della mia fede nella vita quotidiana.
Agire
Faccio un esame di coscienza per valutare i miei atteggiamenti e le intenzioni che realmente li animano.
Meditazione del giorno a cura di padre Miguel Angel Llamas, L.C., tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Praticare la nuova giustizia — Meditazione quotidiana
Meditazione della Parola di Dio di Mercoledì 21 Giugno, della XI Settimana del Tempo Ordinario