Lettura
La quinta antinomia di Gesù ha a che vedere con l’antica “legge del taglione”: un principio giuridico, codificato anche nei testi del Pentateuco (Es 21,23-25; Lv 24,19-20; Dt 19-18-21). In base ad esso, la comunità concedeva a chi avesse subito un danno intenzionale da qualcun altro, la possibilità di rivalersi infliggendo a quest’ultimo un danno proporzionato a quello subito. Imponendo in questo modo un limite alla vendetta privata, che a volte andava ben oltre la “restituzione” del danno ricevuto, la collettività cercava di stabilire un deterrente contro le violenze e le sopraffazioni, quale base minima indispensabile per la costruzione dei rapporti sociali e civili.
Meditazione
Pur rappresentando in qualche modo un argine – neppure sempre efficace – ai soprusi e alla violenze gratuite, la “legge del taglione” non è certo un principio che possa risultare gradito al Maestro, che poco prima aveva proclamato le Beatitudini. Il problema, infatti, è nelle premesse: la “legge del taglione” si accontenta di evitare che gli uomini si annientino tra di loro. Dio, invece, vuole che essi si amino. Ecco perché Gesù chiede ai discepoli di assumere un comportamento del tutto nuovo e sorprendente: non opporsi al malvagio, cioè non rispondere alla violenza con la violenza. Come esempi, egli presenta alcuni casi in cui il discepolo non solo non deve rispondere con violenza alla violenza, ma è tenuto ad “eccedere” nella magnanimità. Viviamo in un mondo pieno di violenze, ed è tendenza diffusa rispondere con altrettante violenze, mentre il comportamento richiesto da Gesù sembra un atteggiamento di debolezza. Ma il Signore ci chiede di rispondere ai torti con la magnanimità che caratterizza il comportamento dei suoi discepoli: il cristiano non oppone resistenza al male, ma vince, supera il male con l’amore, la mitezza e la pazienza, come ha fatto Gesù stesso. Il credente è sollecitato ad interpretare ogni situazione, anche di gravissima difficoltà, non nella prospettiva della legge del taglione, ma in quella dell’amore di Dio, di cui egli ha già avuto esperienza. Nessuna rappresaglia o rivalsa, nemmeno quando si potrebbe vantarne il diritto. Il cristiano è chiamato a spezzare la catena del male con il suo comportamento benevolo, magnanimo e caritatevole. Come dice san Paolo: “non rendete a nessuno male per male, non fatevi giustizia da voi stessi, ma lasciate che sia il Signore a giudicare tutti. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (cfr. Rm 12,17-21).
Preghiera
Signore Gesù, ho ascoltato la tua parola, ed essa mi fa tremare, perché mi rendo conto della mia debolezza, del mio attaccamento ai modi di questo mondo. Non permettere che mi lasci contagiare dagli atteggiamenti mondani, ma fa’ che sia sempre luce nel mondo per diffondere in esso il tuo amore.
Agire
Oggi risponderò con atti di generosa bontà a ogni scortesia o maltrattamento.
Meditazione del giorno a cura di padre Miguel Angel Llamas, L.C., tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Vincere il male con il bene — Meditazione quotidiana
Meditazione della Parola di Dio di Lunedì 19 Giugno, della XI Settimana del Tempo Ordinario