Varisto, amico di tutti, è conosciuto come “l’uomo col bastone”, sempre sorridente e mai preoccupato.
Ma, attraversando un momento buio, un giorno mi confida: “In questo sconforto sono pieno di pensieri poco incoraggianti: “Tu vedi il mio handicap…; se non fossi così malfermo sulle gambe…; se i miei occhi avessero più luce…; se le mie braccia potessero qualcosa…”.
E giù, giù una serie di sottolineature nere… Poi mi guarda, aspettando una mia reazione incoraggiante che non può mancare.
Ma fra le tante motivazioni confortanti e soprannaturali che gli suggerisco per dimostrargli il valore e la positività di ogni tipo di handicap, questa è quella che lo fa andare via contento:
“Senti Varisto, conosco un pesce che spesso si lamenta del suo handicap: non ho le ali come l’aquila, non posso volare in cielo. Poi incontro un’aquila che piange il suo handicap: non possedere le pinne per poter guizzare come il pesce e penetrare le meraviglie del mondo sottomarino.
Ai due rispondo: caro pesce, sii felice proprio perché privo di ali, tu possiedi il mare immenso e ne godi le meraviglie del profondo; e tu aquila, proprio grazie all’essere senza pinne, puoi possedere e godere l’immensità cielo con la vista di panorami sconfinati.
Bando alle invidiose competizioni. Amatevi, accordatevi. Vi racconterete, godendone, l’uno le ricchezze dell’altra. E’ il dialogo tra mare e cielo.
Ciao da P. Andrea
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Aquila / Pixabay CC0 - skeeze, Public Domain
L’aquila e il pesce
“Pillola quotidiana” di padre Andrea Panont