Lettura
“La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita”: lo dice san Paolo, nella prima lettura tratta dalla seconda lettera ai Corìnzi. Al tempo di Gesù, vi erano gruppi di giudei – farisei, scribi e dottori della Legge – puntigliosamente attaccati alla lettera della Legge, alla sua interpretazione più rigida, al punto tale che ne erano divenuti schiavi e, essendone gli interpreti ufficiali, ne rendevano schiavi anche gli altri. Eppure, quando Dio l’aveva rivelata a Mosè, l’aveva intesa come lo strumento per liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato. Il problema, dunque, non è la Legge, ma l’atteggiamento con cui l’uomo la riceve e la vive.
Meditazione
Dopo che Gesù ha proclamato le Beatitudini, tutto il Discorso della Montagna mira a presentare una spiegazione più dettagliata circa il modo di adempiere e mettere in pratica questi insegnamenti. In primo luogo, il Signore pone una premessa, quasi una precisazione chiarificatrice: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma a dare pieno compimento”. Perché il Maestro antepone questa annotazione? Perché più avanti egli pronuncerà il “discorso delle antitesi”: “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico”. Gesù, che è il “nuovo Mosè”, ci porta la Nuova Legge. Essa però non si contrappone a quella antica, ma giunge a perfezionarla. Come? Cambiando il principio fondamentale su cui si fonda: la Legge antica, infatti, si fondava sulla giustizia, quella nuova si fonda sull’amore. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Subito dopo, il Maestro aggiunge un’ulteriore precisazione, circa la perenne immutabilità ed efficacia della Parola di Dio: “finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto”. Queste parole del Maestro ricordano quelle di Isaìa (55,11): “così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”. In Luca troviamo parole simili per esprimere, forse con maggior forza, lo stesso concetto: “È più facile che passino il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge” (Lc 16,17). Tutto questo ci ispira grande fiducia e speranza nel Signore, e ci spinge a obbedire in tutto alla sua parola, fin nei minimi precetti, per poter essere considerati “grandi” nel regno dei cieli.
Preghiera
Signore, tu che ti sei fatto obbediente al Padre fino alla morte e alla morte di croce, aiutaci ad imitare la tua obbedienza, non di servo, ma di Figlio prediletto: fa’ che anche la nostra non sia un’obbedienza servile, ma animata dall’amore, nel rispetto delle tue leggi, che ci porteranno alla vita senza fine.
Agire
Oggi considererò se il mio rispetto della legge di Dio è sempre animato dall’amore.
Meditazione del giorno a cura di padre Miguel Angel Llamas, L.C., tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Fedeltà alla legge — Meditazione quotidiana
Meditazione della Parola di Dio di Mercoledì 14 Giugno, della X Settimana del Tempo Ordinario