Confine Tijuana-San Diego / Wikimedia Commons - Tomas Castelazo, CC BY 3.0

Migranti: “Non possiamo chiudere le nostre orecchie”

Messaggio di papa Francesco alla presidente del Parlamento Latinoamericano e Caraibico — Testo completo

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Nel suo messaggio alla presidente del Parlamento Latinoamericano e Caraibico, Blanca Alcalá, papa Francesco ha rinnovato l’impegno della Chiesa cattolica, “attraverso la presenza delle Chiese locali e regionali”, per i migranti. “Non possiamo chiudere le nostre orecchie” di fronte ai loro appelli, così ha avvertito.
Il Pontefice ha inviato il messaggio, che porta la data del 7 giugno 2017 ma è stato diffuso sabato 10 giugno, in occasione della XXXIII Assemblea generale dell’organismo, che si è svolta dal 9 al 10 giugno a Panamá sul tema: “Dialogo Parlamentare di Alto Livello su Migrazione in America Latina e nei Caraibi: Realtà e Impegni in vista del Patto Mondiale”.
Riflettendo sui temi “realtà”, “dialogo” e “impegno”, il Pontefice italo-argentino ha spiegato che “un’analisi asettica produce misure sterilizzate” e che quindi occorre far sì che “gli accordi e le misure di sicurezza vengano esaminati a partire dall’esperienza diretta”.
Il dialogo  è “indispensabile”, ha proseguito il Papa, il quale ha ricordato che “ottenere un consenso tra le parti è un lavoro ‘artigianale’, minuzioso, quasi impercettibile, ma essenziale”.
“Non possiamo fermarci all’analisi minuziosa e al dibattito sulle idee, ma siamo sollecitati a dare una soluzione a tale problematica”, ha ammonito papa Francesco, che ha esortato a “stabilire progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza”.
La sede permanente del “Parlatino” — come il Parlamento Latinoamericano e Caraibico viene anche chiamato — si trova nella capitale del Panamá, Panamá City. (pdm)
Riprendiamo la traduzione ufficiale del messaggio di papa Francesco.
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Stimata nel Signore,
In occasione del forum «Dialogo Parlamentare di Alto Livello su Migrazione in America Latina e nei Caraibi: Realtà e Impegni in vista del Patto Mondiale», la saluto nella sua qualità di Presidente e, insieme a lei, saluto tutti coloro che prenderanno parte a questo evento. Mi congratulo con lei per questa iniziativa che ha come obiettivo aiutare e rendere la vita più degna a coloro che, pur avendo una patria, piangono perché non trovano nel proprio paese condizioni adeguate di sicurezza e di sussistenza, vedendosi così obbligati a emigrare in altri luoghi.
Del titolo del vostro incontro vorrei evidenziare tre parole, che invitano alla riflessione e al lavoro: realtà, dialogo e impegno.
In primo luogo, la realtà. È importante conoscere il perché della migrazione e quali caratteristiche presenta nel nostro continente. Ciò richiede non solo di analizzare questa situazione dal “tavolo di studio”, ma anche di prendere contatto con le persone, ovvero con volti concreti. Dietro ogni migrante c’è un essere umano con una propria storia, con una cultura e degli ideali. Un’analisi asettica produce misure sterilizzate; al contrario, la relazione con la persona in carne e ossa ci aiuta a percepire le profonde cicatrici che porta con sé, causate comunque e in ogni caso della sua migrazione. Questo incontro aiuterà a dare risposte fattibili a favore degli emigranti e dei paesi di accoglienza, e al tempo stesso contribuirà a far sì che gli accordi e le misure di sicurezza vengano esaminati a partire dall’esperienza diretta, osservando se coincidono o meno con la realtà. Come membri di una grande famiglia, dobbiamo lavorare per porre al centro “la persona” (cfr. Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 2017); questa non è un mero numero e neppure un ente astratto, bensì un fratello o una sorella che ha bisogno di sentire il nostro aiuto e una mano amica.
In questo lavoro è indispensabile il dialogo. Non si può lavorare in modo isolato; abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri. Dobbiamo essere “capaci di passare da una cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza” (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 2014). È necessaria la collaborazione congiunta per elaborare strategie efficienti ed eque nell’accoglienza dei rifugiati. Ottenere un consenso tra le parti è un lavoro “artigianale”, minuzioso, quasi impercettibile, ma essenziale per dare gradualmente forma agli accordi e alle normative. Si devono offrire tutti gli elementi ai governi locali, come pure alla Comunità internazionale, al fine di elaborare i patti migliori per il bene di molti, specialmente di quanti soffrono nelle zone più vulnerabili del nostro pianeta, come anche in alcune aree dell’America Latina e dei Caraibi. Il dialogo è fondamentale per promuovere la solidarietà con quanti sono stati privati dei loro diritti fondamentali, come pure per incrementare la disponibilità ad accogliere quanti fuggono da situazioni drammatiche o disumane.
Per dare una risposta ai bisogni degli emigranti occorre l’impegno di tutte le parti. Non possiamo fermarci all’analisi minuziosa e al dibattito sulle idee, ma siamo sollecitati a dare una soluzione a tale problematica. L’America Latina e i Caraibi hanno un ruolo internazionale importante e l’opportunità di diventare attori chiave dinanzi a questa complessa situazione. In tale impegno “occorre stabilire progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza” (Discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 11 gennaio 2016). Questi servono a stabilire priorità nella regione, anche con una visione di futuro, come l’integrazione degli emigranti nei paesi che li accolgono e l’aiuto allo sviluppo dei paesi di origine. A queste si aggiungono molte altre azioni che sono urgenti, come l’attenzione ai minori: “Tutti i minori… hanno diritto a giocare… hanno diritto insomma ad essere bambini” (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 2017). Hanno bisogno della nostra sollecitudine e del nostro aiuto, e anche le loro famiglie. A tale proposito, rinnovo il mio appello a fermare il traffico di persone, che costituisce una piaga. Gli esseri umani non possono essere trattati come oggetti e neppure come mercanzia, poiché portano in sé l’immagine di Dio (cfr. Esortazione apostolica Evangelii gaudium, nn. 197-201).
Il lavoro è enorme e occorrono uomini e donne di buona volontà che, con il loro impegno concreto, possano dare risposta a questo “grido”, che si leva dal cuore del migrante. Non possiamo chiudere le nostre orecchie al suo appello. Esorto i Governi nazionali ad assumersi le proprie responsabilità verso tutti coloro che risiedono nel loro territorio; e rinnovo l’impegno della Chiesa cattolica, attraverso la presenza delle Chiese locali e regionali, a rispondere a questa ferita che portano con sé tanti nostri fratelli e sorelle.
Infine, vi incoraggio nel compito che svolgete e chiedo l’intercessione della Vergine Santa. Lei, che ha vissuto l’emigrazione fuggendo in Egitto con il suo sposo e suo figlio Gesù (Mt 2, 13), vi custodisca e vi sostenga con il suo aiuto materno.
Per favore, vi chiedo di pregare per me; e chiedo al Signore di benedirvi.
Vaticano, 7 giugno 2017

Francesco

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

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Constance Roques

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