Anche oggi, tempo dalle tecnologie più avanzate, per svolgere fino in fondo la propria missione cristiana c’è bisogno dello Spirito Santo, Al di fuori di esso qualunque cosa compiuta, pur presentata in modo accettabile, rischia di rimanere ai margini del mandato ricevuto dal cuore del Signore. Certamente in una società dove si approvano spesso leggi di varia specie, per rispondere solo a convenienze convergenti tra singoli poteri e non al bisogno naturale del Paese, parlare di Spirito Santo potrebbe far sorridere qualcuno, ma non può essere così.
Il giorno dell’ascensione dovrebbe perciò far riflettere ognuno, al di là del suo ruolo pubblico o privato, per invocare su di sé la grazia dello Spirito, elemento inconfondibile nel guidare ogni processo dell’uomo sulla strada dell’armonia sociale e spirituale. Ciò che si produce all’esterno in qualsiasi ambito della comunità ha le sue radici nel vissuto interiore di uno o più soggetti. I possibili risultati alterati, in prima fila nel spingere la società nella paura e nell’inerzia, non sono altro che lo specchio di un vuoto dell’anima, ormai rottamata come qualsiasi condizione pubblica o figura umana messe al bando.
Senza Spirito Santo diventa difficile annientare le “raffinate” tentazioni quotidiane che tendono a spingere l’essere umano sempre dalla parte opposta, dove prima o poi si cade e si fanno cadere gli altri. Gesù stesso che potremmo definire Il “tentato” per eccellenza, ebbe bisogno dello Spirito per portare a termine quanto il Padre gli aveva chiesto di fare. Gli apostoli cambiano la loro vita dal momento in cui nel cenacolo si posa su di essi lo Spirito del Signore. Da quel momento nessuno avrebbe potuto interrompere l’opera del Messia in ogni gesto da loro compiuto. Leggiamo in Giovanni:
“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Non ci troviamo dinnanzi ad un racconto qualsiasi. Siamo invece pienamente nel cuore di un “trasferimento divino” che cambia radicalmente la coscienza dell’uomo e si proietta interamente sulla storia dell’umanità. La missione di Cristo si era concretizzata nel far conoscere il Padre, quella dei discepoli nel mostrare il Figlio dell’Uomo a tutti i popoli della terra, nessuno escluso.
Un mandato straordinario e senza precedenti, perché funzionale alla “costruzione” dell’uomo nuovo. Oggi il vero cristiano deve continuare questo cammino eterno, per non far avanzare un mondo proiettato unicamente verso il fascino del potere fine a sé stesso, causa di molti mali in ogni campo delle attività sociali, economiche e politiche. Come può l’uomo, svuotato dentro da ogni legame con lo Spirto Santo, guidare quei processi, piccoli o grandi che siano, necessari a qualificare l’esistenza umana? Come muoversi in questi confini per salvaguardare la dignità del singolo e il decoro etico e sociale di una qualunque comunità? Senza lo Spirito è possibile seminare ovunque il vangelo?
La risposta a questi interrogativi è presente in modo chiaro nelle parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli quando, preparandoli in vista della loro missione su tutta la terra, raccomandò ad ognuno di aspettare prima la venuta dello Spirito Santo sopra di sé. Un invito celeste che rimane attuale. Il rischio è quello altrimenti di “seminare” in mezzo agli altri un vangelo del tutto personale, non rispondente alla profondità della buona notizia tramandatoci da Matteo, Marco, Luca e Giovanni. I campanelli d’allarme, capaci di indicare quanto l’uomo abbia sostituito il vangelo di Cristo con quello personale, sono purtroppo molto frequenti.
Si pensi a chi coltiva vizi, pensando di essere in armonia con le tendenze più accreditate dalla società odierna o a chi sa di essere nel peccato, ma non cerca lo stato di grazia per cambiare e rinnovare la sua vita! Altro grave campanello d’allarme è l’apatia spirituale. Una grave malattia interiore che permette all’uomo di far passare la storia davanti ai propri occhi senza preoccuparsi di alcunché. Si tratta di un atteggiamento abulico, passivo, indolente, che non consente mai di spendersi in prima persona, rinunciando così di suscitare speranza; di diffondere consolazione; di promuovere azioni positive, anche alternative se essenziali, a difesa ed a sostegno del prossimo individuale e collettivo.
Voltarsi dall’altra parte ignorando il disagio, piuttosto che la richiesta di aiuto, significa falsificare la propria identità cristiana. Ne consegue il respingimento della stessa missione di Cristo, impedendole di fatto di attuarsi attraverso una specifica testimonianza. Gesù non si fermò mai dinnanzi all’istanza di conforto delle folle che gli chiedevano il senso della verità di una “attesa”, che i farisei ritenevano ancora non assolta. Un cristiano che si arrende dinnanzi alla realtà, senza porre al servizio della stessa i suoi talenti, la sua fede, invocando su di sé lo Spirito Santo, distorce il valore del vangelo e si scrive ad una schiera numerosa di “eccellenti seduttori o denigratori” della Parola.
Tra di essi filosofi, storici, musicisti, religiosi, fedeli, “novelli profeti” che declinano l’azione messianica del Figlio dell’Uomo in virtù di una speculazione intellettiva o sociale momentanea. Una vera sciagura per tutti coloro che subiscono il frutto acerbo di tale falsa verità. Se il mondo ha dimenticato la Parola del Signore, ogni credente, qualsiasi ruolo esso occupi, deve avere la forza e la gioia dello Spirito Santo per ricordarla e metterla a frutto. Un dovere ontologico che impedisce alla Storia di svuotarsi, mettendo in sicurezza l’umanità.
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Il vuoto della Storia che non riconosce lo Spirito Santo
Un mandato straordinario e senza precedenti, perché funzionale alla “costruzione” dell’uomo nuovo
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