Al termine d’una impegnativa camminata in montagna, tornavo a casa lungo il torrente.
Da un albero di prugne sento canticchiare qualcuno. Do un saluto, una battuta: “Peccato che le prugne più mature siano irraggiungibili”. “Ne ho già riempito un cesto – mi sento rispondere; e sono proprio le più mature…Bisogna mangiarle presto, se no vanno a male…Durano poco…Ne vuole?”
“Grazie…le gradisco proprio perché mi fanno bene”.
Mentre, attraverso la rete dell’orto, me ne mette in mano alcune, il contadino m’invita: “Ne prenda quante ne vuole. Raccolte, durano solo due giorni”. Poi soggiunge che per lui e la sua famiglia ne bastano poche. “Le altre le mettiamo a disposizione dei primi che passano, come lei”.
-Che bella generosità – pensavo tra di me-. Regalano e sono contenti di donare. Ciò che non serve immediatamente alla propria famiglia, è logicamente a disposizione degli altri. Il contadino non l’ha detto, ma me l’ha fatto capire: “Dio le ha regalate anche a noi…e in abbondanza,…e senza tanto lavoro…Ne prendiamo quante ne bastano per due giorni. Il di più non è nostro”.
Quanti doni Dio mi ha fatto…Alcuni sono per me, per la mia comunità…; ma la maggior parte è per quel prossimo che in ogni momento mi passa accanto. Se non ci fosse lui…se non mettessi questi doni a sua disposizione…andrebbero sperperati, sprecati. Donando al mio prossimo il mio superfluo, non solo non lo spreco, ma lo metto a profitto; lo dono al vero proprietario.
Ciao da P. Andrea
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Prugne / Pixabay CC0 - congerdesign, Public Domain
L’albero delle prugne
“Pillola quotidiana” di padre Andrea Panont