Pedro de San José Betancur - Wikimedia Commons

Pedro de San José de Bethencourt: missionario e vero discepolo di Gesù

Domani la ricorrenza della morte del missionario spagnolo che fece evangelizzazione in Guatemala

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Pedro de Betancur nacque il 19 marzo 1626 a Chasna, una località situata nell’isola di Tenerife, da una nobile famiglia di origine normanna. Nel 1649 Pedro seguì l’impulso missionario della Chiesa dei suoi tempi, la quale era tutta proiettata all’evangelizzazione del continente americano da poco scoperto. Per questo desiderio missionario si recò dapprima all’Avana, nell’isola di Cuba, e successivamente nel 1651 si trasferì in Guatemala, ricevendo una solida formazione umana e spirituale da parte dei gesuiti.
Pedro maturò il desiderio di diventare sacerdote, ma la volontà di Dio lo chiamava ad un’altra missione. Entrò a far parte del Terzo Ordine Francescano, dedicando le sue energie al servizio dei poveri e dei malati, fondando l’Ospedale di Nostra Signora di Bethleem, con annessa una scuola per offrire una educazione umana e scolastica per i bambini poveri. Per dare una continuità alla sua opera e per coinvolgere più attivamente altri collaboratori al suo progetto di carità, nel 1658 fondò i Fratelli dell’Ordine di Betlemme, chiamati Betlemiti, i quali seguivano la Regola del Terz’Ordine Francescano.
Tutta la sua vita fu spesa nell’offrire accoglienza agli orfani, ai mendicanti, agli infermi, ai giovani senza istruzione e abbandonati, agli stranieri e ai condannati ai lavori forzati. Pedro non si limitò a svolgere la sua opera presso Città del Guatemala ma anche nelle altre città del Paese. Fratel Pedro, così veniva chiamato dagli abitanti della fiorente nazione del Centro America, veniva considerato il San Francesco dei suoi tempi. Pedro de Betancur morì il 25 aprile 1667.
A pochi giorni dalla sua morte, il 2 maggio 1667, fu approvata la regola della comunità, la quale fu trasformata da istituzione laicale a famiglia religiosa per volontà di Antonio della Croce, successore di Fratel Pedro. Egli decise di introdurre i voti solenni e di seguire la regola di San Agostino, ricevendo l’approvazione ufficiale dalla Santa Sede il 26 marzo 1687, durante il pontificato di papa Innocenzo XI.
Pedro de Betancur è uno dei pochi santi della storia della Chiesa che è stato beatificato e canonizzato dallo stesso Papa. Giovanni Paolo II beatificò Pedro de Josè de Betancur il 22 giugno del 1980 in Piazza S. Pietro e lo proclamò santo il 30 luglio 2002 durante una solenne celebrazione svoltasi presso Città del Guatemala.
Durante la Messa di canonizzazione erano presenti oltre ai fratelli Betlemiti, anche 200 suore Betlemite, appartenenti alla congregazione femminile nata per volontà della prima beata del Guatemala, Madre Encarnación Rosal, la quale volle ispirarsi all’opera pastorale ed apostolica di Fratello Pedro, per dare vita ad una nuova famiglia religiosa nella seconda metà dell’800.
Quale insegnamento ci lascia la vita di questo grande santo degli ultimi e degli emarginati? La carità non ha confini e il luogo dove svolgere la propria vocazione è suscitato da Dio. Pedro de Betancur, nato e cresciuto in Spagna, ha seguito un misterioso desiderio di recarsi in una terra lontana a lui sconosciuta, e di cui probabilmente non aveva mai sentito parlare. Lo Spirito Santo suscita il desiderio della carità, ma allo stesso modo guida il credente a compiere un misterioso pellegrinaggio per giungere alla località che diventerà la sua terra di missione.
Molte volte ci siamo domandati ascoltando la vita dei santi: come mai Dio non gli ha suscitato di compiere la stessa opera evangelizzatrice nella terra di nascita ma lo ha spinto a svolgere la sua missione in un altro luogo? Non abbiamo tanto da fare con le persone che ci vivono vicino invece di dedicarsi a coloro che si trovano lontani?
Queste domande hanno una sola risposta: lo Spirito Santo è il grande ispiratore della volontà di Dio. Lui suscita dove operare, Lui spinge nel luogo dove ci precede, Lui ci prepara il luogo e le persone dove compiere la nostra missione.
Questa situazione la conoscono bene i preti missionari che sono inviati in luogo senza decidere dove andare, oppure i genitori adottivi che vengono mandati in una nazione senza averla scelta, oppure un giovane lavoratore che parte per un paese sconosciuto dove ha trovato un impiego.
Pedro de Betancur è ricordato per il suo generoso impegno verso gli scartati e i sofferenti della società. La più eloquente opera di evangelizzazione è l’esercizio della carità. Per rendere presente l’amore di Dio sulla terra non servono discorsi persuasivi o lezioni accademiche o teorie complicate comprensibili da pochi dotti. La testimonianza fattiva dell’amore cristiano è la lingua della teologia pragmatica che viene compresa da tutti. Quando il missionario cura i malati, educa i giovani, assiste gli anziani, dona vicinanza ai condannati ai lavori forzati, dimostra di essere il vero discepolo di Gesù Cristo, riconoscendo il suo Signore nella persona del povero e dell’emarginato.
La teologia cristiana fonde l’amore di Dio e l’amore al prossimo nel mistero dell’incarnazione e nel giudizio finale sulle opere di misericordia. Per il cristiano andare ad incontrare Gesù Cristo nei poveri, nei malati e nei carcerati non è una opera antropologica, non è un strumento per tranquillizzare la propria coscienza, non è un modo per farsi vedere dagli altri. Compiere le opere di misericordia corporali e spirituali significa vivere concretamente la propria fede riconoscendo nell’ultimo la presenza viva di Cristo.

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Osvaldo Rinaldi

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