Potrebbe salire presto agli onori degli altari padre Jacques Hamel, il sacerdote francese ucciso nel luglio 2016 in odio alla fede. Ottantasei anni, parroco della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, nei pressi di Rouen, è stato sgozzato da due jihadisti che hanno fatto irruzione nell’edificio sacro mentre egli stava officiando la Messa. L’attentato è stato rivendicato dalla sigla “Isis”.
Il 13 aprile scorso, giovedì santo, il vescovo di Rouen, mons. Dominique Lebrun, ha ufficialmente avviato il processo diocesano. La causa avrà modo di iniziare grazie all’autorizzazione concessa da Papa Francesco, nell’autunno scorso, di sospendere nella fattispecie la regola canonica che impone un tempo di almeno cinque anni dalla morte prima di aprire un processo di beatificazione.
“Se il risultato sarà positivo – si legge sul sito della diocesi di Rouen – il martirio di padre Jacques sarà ufficialmente riconosciuto per aver subito la morte in odium fidei, credendo fino alla fine a Gesù Cristo”.
La fase diocesana dell’iter prevede la raccolta di testimonianze e di documentazione in Francia. Terminata questa fase, il materiale raccolto verrà trasferito a Roma, alla Congregazione per le Cause dei Santi, per la seconda e ultima parte del processo.
Il 14 settembre 2016, un mese e mezzo dopo l’assassinio, Papa Francesco ha dedicato una Messa mattutina a Casa Santa Marta all’anziano parroco martire. In quell’occasione il Pontefice ha attestato il martirio e ha così sollecitato i fedeli: “Dobbiamo pregarlo eh! (…) è un martire, i martiri sono beati… Dobbiamo pregarlo che ci dia la fraternità, la mitezza, la pace, anche il coraggio di dire la verità: uccidere in nome di Dio è satanico”.
Nel gennaio scorso a Ermont, nella regione transalpina dell’Île-de-France, è stata dedicata una piazza a padre Jacques.
Foto: Aiuto alla Chiesa che Soffre
Aperta la beatificazione di padre Jacques, martire dell'Isis
Il Papa ha autorizzato l’apertura della causa prima dei cinque anni dalla morte che vengono attesi di solito