Crocifissione / Pixabay CC0 - lautaro_028, Public Domain

Mons. Follo: "La Passione dell’Amico, che dona la vita per l’amico"

Lectio divina – Domenica delle Palme – Anno A – 9 aprile 2017

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Domenica delle Palme – Anno A – 9 aprile 2017
Rito Romano
Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14- 27,66
Rito Ambrosiano
Is 52, 13-53,12; Sal 87; Eb 12,1b-3; Gv 11,55-12,11
Settimana Autentica
Domenica delle Palme nella Passione del Signore
1) La gioia della Croce.
La liturgia di questa Domenica, che fa entrare nella Settimana Santa e Grande[1]  e Autentica[2] propone due fasi: una piena di gioia, la seconda colma di dolore.
Nella prima fase siamo chiamati a partecipare alla gioia per il Messia, che entra trionfante in Gerusalemme ed è accolto dal popolo che agita le palme con canti di gioia.  Il popolo inneggia a Gesù, perché lo riconosce come il Messia, il Cristo, il Re inviato da Dio. Gesù il Figlio dell’uomo è anche il Figlio di Dio.
Nella seconda fase, ci è messo davanti agli occhi ed al cuore il fatto che a questo riconoscimento festoso fa seguito[3]  il dramma di questo Signore, che è processato, flagellato, e messo in Croce fino a farlo morire.
Come si collegano questi due momenti, che ci sembrano così contradditori tra di loro? Come perciò si congiungono i due ricordi? Nella Croce, che è trono, altare e cattedra, e nel segno di Croce che siamo chiamati a fare spesso, soprattutto all’inizio di ogni liturgia.
Per capire questa risposta, immedesimiamoci in qualcuno della folla che in quel giorno acclamò Gesù dicendo: “Osanna! Benedetto colui, che viene nel nome del Signore” (Mc 11,9; Sal 117/118, 25s). Dunque, la gente eleva questo grido davanti a Gesù, perché riconosce il Lui Colui che viene nel nome del Signore (l’espressione “Colui che viene nel nome del Signore”, infatti, era diventata la designazione del Messia). In Gesù riconoscono Colui che veramente viene nel nome del Signore e porta la presenza di Dio in mezzo a loro. Questo grido di speranza di Israele, questa acclamazione a Gesù durante il suo ingresso in Gerusalemme, giustamente è diventata nella Chiesa l’acclamazione a Colui, che viene incontro a noi e ci propone il suo Regno. Entriamo nel suo regno di pace e salutiamo in Lui in certo qual modo anche tutti i nostri fratelli e sorelle, ai quali Egli viene, per divenire veramente un regno di pace in mezzo a questo mondo lacerato.
Questo Re è un re totalmente diverso dagli altri, perché:

  • è povero (usa un’asina per entrare da “trionfatore” in Gerusalemme); è un povero[4] tra i poveri e per i poveri;
  • ha come trono una Croce, propria di chi dona la vita e non di chi la toglie;
  • usa la Croce come una cattedra da dove insegna che l’amore che è più forte della Lui è re e maestro che ci insegna di non opporre all’ingiustizia un’altra ingiustizia, alla violenza un’altra violenza. Lui ci insegna che possiamo e dobbiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male.

Con Cristo la Croce non è più segno di negazione della vita, ma altare dove si compie il sacrificio per la vita. Se qualcuno mi chiedesse a chi questo sacrificio è fatto? Risponderei che è fatto all’amore, all’amore ferito in noi, all’Amore infinito, ferito in noi, da (par, by) noi e per noi.
2) Passione di Cristo.
In questa Domenica delle Palme siamo invitati a riconoscere che la croce è il vero albero della vita, sul quale Cristo, che è vita, ha sconfitto la morte con il dono amoroso, totale di se stesso. La Croce è lo strumento della Passione di Cristo non solamente perché lo fa patire con dolori immensi, ma perché mostra come il Suo amore sia appassionato.
Si, Cristo ci ama appassionatamente, fino a morire per noi. Non è questo che in fondo tutti desideriamo? In effetti, desideriamo qualcuno che ci ami davvero, di quell’amore che non troviamo da nessuna parte, se non a brandelli, nei genitori, nei fidanzati, nelle famiglie, nei figli, negli amici. Frammenti di quello che ci urge disseminati nei giorni e che poi è così difficile rimetterli insieme perché diano senso, e pace, e gioia alle nostre esistenze. Eccolo oggi Colui che stiamo desiderando. Eccolo amarci sino a farsi uccidere per noi.
Oggi con pietà, attenzione e devozione leggiamo il racconto della Passione e vi incontreremo il Sinedrio, i Sommi Sacerdoti Anna e Caifa, il re Erode, il procuratore Pilato, il delinquente Barabba, e tutti gli altri, e le fruste, e i chiodi, e la lancia e la Croce. Ma con gli occhi del cuore vi vedremo anche le trame delle nostre vite. La Passione è la nostra vita. Di ieri, di oggi, di domani. Le pene, le ansie, i dolori, i sogni infranti, le tristezze, i peccati. Nella Passione di Cristo è racchiuso l’intreccio della nostra vita. Vi troveremo un senso per tutto quello che sembra scombinato, fili senza capo né coda, dolori e gioie attorcigliate sulle ore, esperienze gettate alla rinfusa nei giorni. La storia nostra è tutta dentro la passione d’amore di Gesù, proprio per noi, proprio per tutto di noi.
Meditiamo con devozione il racconto della Passione del Redentore, vi troveremo l’amore nasce dalle sofferenze patite da Cristo per noi. Lui è sceso dal Cielo per amore e per amore appassionato ha dato la sua vita per noi, e ancor oggi continua a scendere in ogni istante della nostra vita, per mettervi la sua carità. “Lui non è venuto a spiegare la croce ma a distendervi sopra” (Paul Claudel), quindi più che sono spiegazioni e discorsi da ascoltare, contempliamo il fatto di Cristo in Croce. Un fatto, semplice e vero: Lui in Croce per noi, per stare con noi, sempre. E tutto di noi è trasformato in amore. Questo amore lascia passare, con una bella vetrata della Cattedrale di Chartes, il sole della gioia e della risurrezione.
Se vogliamo vivere autenticamente questa Domenica delle Palme e la Settimana Santa, di cui essa è la porta, guardiamo con gli occhi del cuore Gesù paziente (= ‘malato’ d’amore) Crocifisso, in modo da riconoscere nella sua carne la nostra carne. “Tremi la creatura di fronte al supplizio del suo Redentore. Si spezzino le pietre dei cuori infedeli, ed escano fuori travolgendo ogni ostacolo coloro che giacevano nella tomba. Appaiano anche ora nella città santa, cioè nella Chiesa di Dio, i segni della futura risurrezione e, ciò che un giorno deve verificarsi nei corpi, si compia ora nei cuori” (Giovanni Crisostomo).
            3) Le vergini consacrate e la passione di Cristo.
Ora, come di consueto, mi rivolgo in particolare alle Vergini consacrate, che hanno lasciato tutto per conservare integra la perla della loro castità, e seguono appassionatamente Cristo. Che con particolare intensità, in questi giorni santi, si dedichino alla meditazione e all’imitazione della passione di Cristo, paragonato ad una perla per la quale le vergine rinunciano ad ogni piacere di quaggiù per testimoniare il loro riconoscente amore di oblazione allo Sposo in croce. “Ci sono infatti due vie molto brevi ed efficaci per servire Dio.
Il primo itinerario consiste nell’osservare le leggi e le pratiche ordinarie che raccomanda la santa Chiesa; in senso più specifico, si tratta di seguire i consigli dati da Cristo nel vangelo, ossia i voti di castità, povertà e obbedienza, e altre sante consuetudini. Tutte le regole, che derivano dai consigli evangelici e dalle costituzioni dei nostri santi Padri, offrono la meravigliosa possibilità di dominare il comportamento esteriore e di applicarsi alle virtù.
Quanto al secondo itinerario, esso consiste nell’imitare la passione di Cristo Gesù, meditandola assiduamente e castamente” (Discorso di un autore anonimo renano-fiammingo).
Il loro vita castamente donata a Cristo porta in se i segni della futura risurrezione e, ciò che un giorno deve verificarsi nei corpi, si compie ora nei cuori loro, e anche nei nostri se come loro viviamo con purezza.
Lettura Patristica
Anonimo del IX secolo
Homelia. 10
Sermone per la Domenica delle Palme
Fratelli, che siete venuti in chiesa con maggiore impulso del solito, e che avete portato con voi con gioia rami d’albero, vi prego. Ma giova farlo con coloro che non sanno perché lo fanno, né cosa significhino queste cose?
Voi dovete sapere che in questo giorno, cioè il giovedì prima della sua Passione, il nostro Salvatore si pose a sedere su un’asina presso il monte degli Ulivi per dirigersi verso Gerusalemme (Jn 12,1). Ora la folla, saputo che Gesù era diretto a Gerusalemme, gli andò incontro con rami di palme (cf. Jn 12,14 Mt 21,1-7 Mc 11,1-7 Lc 19,29-35), “e siccome egli già si apprestava a discendere il monte degli Ulivi, nella sua gioia la folla di coloro che discendevano si mise a lodare Dio a gran voce” (Jn 12,12-13). Durante quei cinque giorni, cioè da questo fino alla sera del giovedì in cui fu consegnato dopo la Cena, egli insegnò tutti i giorni nel tempio e dimorò tutte le notti sul monte degli Ulivi. E poiché il decimo giorno del mese si rinchiudeva l’agnello che doveva essere immolato il quattordicesimo giorno dai figli d’Israele, è a pieno titolo che questo vero Agnello, cioè il Cristo Signore, entrò quel giorno, lui che doveva essere crocifisso il venerdì nella Gerusalemme dove era rinchiuso l’agnello tipico. Oggi perciò, “le persone in gran numero, stesero i loro mantelli sulla strada e altre oggi tagliavano rami dagli alberi e ne cospargevano” (Mt 21,8) del pari il cammino del Salvatore.
E se la santa Madre Chiesa celebra oggi corporalmente questi avvenimenti, è perché si adempiano, il che è molto più importante, spiritualmente. Infatti, ogni anima santa è l’asina di Dio. Il Signore si asside sull’asina e si dirige verso Gerusalemme, quando abita nelle vostre anime, fa loro disprezzare questo mondo e amare la patria celeste. Voi gettate le vostre vesti davanti a Dio sulla strada se mortificate i vostri corpi con l’astinenza preparandogli così il cammino per venire a voi. Voi tagliate rami d’alberi se vi preparate il cammino per andare a Dio, praticando le virtù dei santi Padri. Cosa fu Abramo? Cosa fu Giuseppe? E David? Cosa furono gli altri giusti, se non alberi che portano frutto? Imparate l’obbedienza alla scuola di Abramo, la castità alla scuola di Giuseppe, l’umiltà alla scuola di David, se vi aggrada ottenere la salvezza eterna.
La palma significa la vittoria. Così noi portiamo palme nella mano, se cantiamo la vittoria gloriosa del Signore, sforzandoci di vincere il diavolo con una buona condotta. Ecco perché dovete anche sapere, o fratelli, che porta invano il ramo d’ulivo colui che non pratica le opere di misericordia. Come pure, è senza alcun profitto che porta la palma colui che si lascia vincere dalle astuzie del diavolo. Rientrate in voi stessi, carissimi, ed esaminate se fate spiritualmente ciò che compite corporalmente.
Credetelo molto fermamente, fratelli, sarebbe pericoloso per noi non annunciarvi i misteri del nostro Salvatore, ma è altresì pericoloso per voi non prestar loro che poca attenzione. Noi vi esortiamo in definitiva a prepararvi tanto maggiormente, quanto più si avvicina la festa di Pasqua, a purificarvi da tutto ciò che è invidia, odio, collera, parole ingiuriose, maldicenze e calunnie, per poter celebrare degnamente quel giorno.
Perdonate coloro che hanno peccato contro di voi, affinché il Signore perdoni i vostri peccati: colui che avrà serbato odio o collera, sia pure nei confronti di un sol uomo, celebrerà la Pasqua per sua sventura, poiché non mangerà la vita con Pietro, ma riceverà nella santa comunione la morte con Giuda. Allontani da voi tale sciagura, colui che vi ha creato con potenza, riscattato con amore, Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo, Dio, nei secoli dei secoli. Amen.
Con l’augurio che la Domenica delle Palme sia un momento di conoscenza e di esperienze dell’amore appassionato di Cristo per noi.
Don Franco.
[1] Liturgia orientale.
[2] Liturgia ambrosiana.
[3] Come la lettura della Passione del Signore Gesù secondo San Matteo ci ricorda.
[4] Non è una povertà materiale., qui per povertà s’intende nel senso degli anawim d’Israele, di quelle anime credenti ed umili che incontriamo intorno a Gesù – nella prospettiva della prima Beatitudine del Discorso della montagna.

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Archbishop Francesco Follo

Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi.

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