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Un samaritano invece!

Meditazione della Parola di Dio di lunedì 3 ottobre 2016 – XXVII settimana del Tempo Ordinario

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Lettura
Gesù ci spiega chi è il mio prossimo, raccontandoci la cronaca di un “pronto soccorso” sulla strada che scende da Gerusalemme a Gerico. Il dialogo è tra giganti, tra un dottore della Legge e il Maestro, Gesù. Ognuno pone domande e aspetta risposte. E mentre il confronto procede, siamo trascinati dentro e costretti a prendere posizione. Perché la storia ci vedrà o dalla parte del Samaritano o dalla parte di chi, a debita distanza dal coinvolgersi, va dalla parte opposta e oltre, per non rimanere invischiato da ciò che capita agli altri.
Meditazione
Questa storia merita attenzione! Il dottore della Legge pone a Gesù una domanda importante. Anzi, chiede ciò che di più prezioso e alto c’è per l’uomo da sempre: come arrivare alla vita e alla vita eterna. Ma se la domanda è esatta, l’intenzione no. Non è né sincera né vera, è tendenziosa, è solo per tendergli un tranello. Ma se vogliamo mettere alla prova Gesù, Gesù, alla fine mette alla prova il dottore della Legge e tutti noi. Egli ci dice che per cogliere e sciogliere le domande vere e grandi della vita, bisogna interrogare la Scrittura e stare attenti a cosa vi troviamo e a come la leggiamo. Inoltre, non basta avere a mente la Legge, se resta solo conoscenza e non la regola dell’agire. Per avere la vita vera, sia qui, sia nell’eternità, bisogna passare al fare. Il dottore della Legge, incassato il colpo, avrebbe fatto meglio a fermarsi. Invece, per giustificarsi incalza: “chi è il mio prossimo?”. Il racconto di questa discesa permette a Gesù di ribadire che allontanarsi da “Gerusalemme”, dal bene, per andare verso “Gerico”, in “basso”, finisce sempre male. Perdiamo i beni e rischiamo pure la vita. A questo punto ci si divide: c’è chi non si lascia coinvolgere dal malcapitato di turno, e c’è chi, invece, si commuove, si avvicina, si curva, lo cura e se ne prende cura. E cosa fa la differenza? Non la professione, le buone intenzioni, ma soltanto il cuore. Un cuore capace di farsi carico veramente dell’altro, scomodandosi, cambiando programmi, coinvolgendo altri, e soprattutto mettendo le mani in tasca e pagando di persona, senza declinare ad altri l’onore e l’onere di curarlo. È chiaro chi è il mio prossimo? Chi debbo aiutare, sollevare rimettere in piedi? Non c’è da andare a cercarlo, bisogna volerlo. È sufficiente aprire gli occhi, e soprattutto il cuore, perché è più prossimo di quanto pensiamo.
Preghiera
Signore, aiutaci a viaggiare per le strade del mondo con gli occhi spalancati sulle ferite e sui drammi degli altri, pronti a versarvi l’olio della consolazione e dell’amore. Così come hai fatto tu, quando sei sceso dal cielo sulla terra, per prenderti cura di noi e delle nostre ferite.
Agire
Metterò nel mio ordine del giorno non solo ciò che riguarda la mia vita, ma mi lascerò interrogare pure e soprattutto da ciò che capita agli altri.

Meditazione a cura di mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.   

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ZENIT Staff

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