Chiesa vuota - Pixabay

Crescono i cattolici nel mondo. Ma non in Europa

L’Annuario Pontificio svela che sono 1.285 milioni i cattolici nel mondo. Però non è più in Europa la patria del cristianesimo: qui seminaristi diminuiti del 9,7% in 5 anni

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Nel suo recente incontro con i religiosi nel Duomo di Milano, il 25 marzo 2017, Papa Francesco si è affidato a una parabola inventata da lui stesso per definire il ruolo che devono svolgere i consacrati cristiani nel contesto occidentale odierno, che li vede in costante diminuzione. “Io non ho mai visto un pizzaiolo che per fare la pizza prenda mezzo chilo di lievito e cento grammi di farina”, le parole di Bergoglio. “Il lievito, poco, per far crescere la farina”.
È dunque a questo principio chimico della preparazione della pizza, che devono ispirarsi i religiosi. Lo testimoniano anche i dati pubblicati dall’Annuario Pontificio 2017 e dall’«Annuarium Statisticum Ecclesiae» 2015, la cui redazione è stata curata dall’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa. Il quadro che emerge è per molti aspetti noto: per via del processo di secolarizzazione calano i fedeli nei Paesi di antica tradizione cattolica, ma il calo è (ad oggi) minimo per l’aumento della popolazione dovuto alle maggiori aspettative di vita di anziani ancora radicati nella fede; aumentano invece i cattolici nei Paesi del cosiddetto “Terzo Mondo”, specie in Africa. Nel 2015, però, emerge anche un altro aspetto: si inverte la tendenza degli ultimi anni e inizia a diminuire il numero in assoluto di sacerdoti.
Ma andiamo con ordine. I dati dell’Annuario Statistico, riferiti all’anno 2015, attestano la presenza di 1.285 milioni di cattolici battezzati (17,7% della popolazione totale), con un incremento dell’1% rispetto al 2014, quando erano 1.272 milioni.
L’aumento più consistente si registra in Africa (19,4%). È invece in stallo la situazione dell’Europa: nel 2015 i cattolici ammontano a quasi 286 milioni e sono poco più di 800 mila rispetto al 2010 e 1,3 milioni in meno rispetto al 2014. “Tale stasi – si legge – è da imputare alla ben nota situazione demografica, la cui popolazione è in lieve aumento e anzi è prevista in netto declino per i prossimi anni”.
Diverso il discorso per America e Asia. Qui l’aumento dei cattolici è rispettivamente del 6,7% e del 9,1%, “ma – precisa l’Annuario – del tutto in linea con lo sviluppo demografico di questi due continenti”. “Stazionarietà – si legge ancora – su valori assoluti ovviamente inferiori, anche per quanto riguarda l’Oceania”.
Ecco allora che l’Africa si appresta sempre più a diventare centro nevralgico in quanto a presenza di cattolici. Nel “Continente nero” i fedeli battezzati salgono dal 15,5% al 17,3% di quelli mondiali. Tendenza opposta rispetto a quella europea: nel “Vecchio Continente” l’incidenza scende dal 23,8% del 2010 al 22,2% del 2015. L’America invece rimane il continente cui appartiene quasi il 49% dei cattolici battezzati. L’incidenza del continente asiatico si mantiene attorno all’11% dei cattolici del pianeta nel 2015. Stabile rimane il peso dei cattolici in Oceania, anche se con una consistenza che non raggiunge lo 0,8% della popolazione cattolica mondiale.
Il primato nel numero di cattolici spetta però a un Paese non africano. È infatti il Brasile a detenere il record di fedeli: 172,2 milioni, il 26,4% del totale dei cattolici dell’intero continente americano. A seguire, in ordine, Messico (110,9 milioni), Filippine (83,6 milioni), Usa (72,3), Italia (58,0), Francia (48,3), Colombia (45,3), Spagna (43,3), Repubblica Democratica del Congo (43,2) e da Argentina (40,8).
Si registra poi un inopinato calo medio di sacerdoti. La crisi vocazionale nei Paesi occidentali è ormai tale da vanificare il lavoro da traino svolto finora dai Paesi del “Terzo Mondo”. Nel 2015 i sacerdoti erano 466.215, con 5.304 vescovi, 415.656 sacerdoti e 45.255 diaconi permanenti. È il primo anno in cui si interrompe una tendenza crescente che ha caratterizzato il periodo 2000-2014. “La diminuzione tra il 2014 e il 2015 – si legge – è di 136 unità ed interessa in particolare il continente europeo (-2.502 unità), dato che per i rimanenti continenti si registrano, da un anno all’altro, variazioni positive: +1.133 unità per Africa, +47 per America, +1.104 per Asia e +82 per Oceania”.
Se Africa e Asia mostrano una dinamica sostenuta (rispettivamente, +17,4% e +13,3%) e l’America si mantiene pressoché stazionaria (+0,35%), Europa e Oceania registrano, invece, nello stesso periodo, i tassi di variazione decisamente negativi e pari, rispettivamente, al -5,8 e al -2,0 per cento. Da rilevare che la diminuzione più significativa riguarda gli ordini religiosi, mentre regge il numero di nuovi preti diocesani.
Il calo dei sacerdoti si accompagna anche allo svuotamento dei seminari. “Nel 2015 i seminaristi maggiori sono pari a 116.843 unità, contro i 116.939 del 2014, i 118.251 del 2013, i 120.051 del 2012, i 120.616 del 2011 e i 118.990 del 2010”. Segno più solo in Africa, dove i seminaristi hanno avuto un incremento del 7,7%. Di tutt’altro tenore questi dati: -8,1% in America, -9,7% in Europa. Nel 2015 i seminaristi europei sono 18.579, più numerosi soltanto di quelli dell’Oceania (1.004). Al primo posto c’è l’Asia (34.741 unità), seguita da America con 33.512 unità e Africa con 29.007.
Europa, America ed Oceania registrano un forte calo anche di religiosi professi non sacerdoti, categoria che avverte un leggero aumento in Asia e Africa. In generale se ne annoveravano 54.665 unità nel 2010 e sono diventati 54.229 nel 2015. Diminuiscono anche le religiose. A livello globale, esse passano da 721.935 unità, nel 2010, a 670.320 nel 2015, con una flessione relativa del 7,1%. Anche qui, fa eccezione l’Africa, dove le religiose erano 66.375 nel 2010 e 71.567 nel 2015. Lieve aumento anche nel Sud-Est asiatico, mentre diminuiscono altrove. In Europa sono diminuite del 13,4% dal 2010 al 2015, con un calo medio annuo del 2,7%.
Aumentano invece in assoluto del 14,4,% i diacono permanenti: nel 2015 erano 39.564, contro i 45.255 del 2014.
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Qui è possibile leggere il testo completo a cura dell’Ufficio Statistica della Segreteria di Stato.

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Federico Cenci

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