Papa Francesco - CTV

Udienza generale dell'8 febbraio 2017 – Testo integrale catechesi Papa Francesco

“La speranza fonte del conforto reciproco e della pace”

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Riportiamo di seguito il testo integrale della catechesi pronunciata da Papa Francesco nel corso dell’Udienza generale di mercoledì, 8 febbraio 2017, in Aula Paolo VI.
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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Mercoledì scorso abbiamo visto che san Paolo, nella Prima Lettera ai Tessalonicesi, esorta a rimanere radicati nella speranza della risurrezione (cfr 5,4-11). Nello stesso contesto, l’Apostolo mostra che la speranza cristiana non ha solo un respiro personale, individuale, ma comunitario, ecclesiale.  Per questo, lo sguardo viene subito allargato da Paolo a tutte le realtà che compongono la comunità cristiana, chiedendo loro di pregare le une per le altre e di sostenersi a vicenda. E non è un caso che cominci proprio facendo riferimento a coloro ai quali è affidata la responsabilità e la guida pastorale. Sono i primi ad essere chiamati ad alimentare la speranza, e questo non perché siano migliori degli altri, ma in forza di un ministero divino che va ben al di là delle loro forze. Per tale motivo, hanno quanto mai bisogno del rispetto, della comprensione e del supporto benevolo di tutti quanti.
L’attenzione poi viene posta sui fratelli che rischiano maggiormente di perdere la speranza, di cadere nella disperazione. Il riferimento è a chi è scoraggiato, a chi è debole, a chi si sente abbattuto dal peso della vita e delle proprie colpe e non riesce più a sollevarsi. In questi casi, la vicinanza e il calore di tutta la Chiesa devono farsi ancora più intensi e amorevoli, e devono assumere la forma squisita della compassione, del conforto e della consolazione. Questo è quanto mai importante: la speranza cristiana non può fare a meno della carità genuina e concreta. Lo stesso Apostolo delle genti, nella Lettera ai Romani, afferma con il cuore in mano: «Noi, che siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi» (15,1). Questa testimonianza poi non rimane chiusa dentro i confini della comunità cristiana: risuona in tutto il suo vigore anche al di fuori, nel contesto sociale e civile, come appello a non creare muri ma ponti, a non ricambiare il male col male, a vincere il male con il bene, l’offesa con il perdono, a vivere in pace con tutti. Questa è la Chiesa! E questo è ciò che opera la speranza cristiana, quando assume i lineamenti forti e al tempo stesso teneri dell’amore.
Si comprende allora che non si impara a sperare da soli. Non è possibile. La speranza, per alimentarsi, ha bisogno necessariamente di un “corpo”, nel quale le varie membra si sostengono e si ravvivano a vicenda. Questo allora vuol dire che, se speriamo, è perché tanti nostri fratelli e sorelle ci hanno insegnato a sperare e hanno tenuto viva la nostra speranza. E tra questi, si distinguono i piccoli, i poveri, i semplici, gli emarginati. Sì, perché non conosce la speranza chi si chiude nel proprio benessere, nel proprio appagamento, chi si sente sempre a posto… A sperare sono invece coloro che sperimentano ogni giorno la prova, la precarietà e il proprio limite. Sono questi nostri fratelli a darci la testimonianza più bella, più forte, perché rimangono fermi nell’affidamento al Signore, sapendo che, al di là della tristezza, dell’oppressione e della ineluttabilità della morte, l’ultima parola sarà la sua, e sarà una parola di misericordia, di vita e di pace.  Cari amici, se — come abbiamo detto — la dimora naturale della speranza è un “corpo” solidale, nel caso della speranza cristiana questo corpo è la Chiesa, mentre il soffio vitale, l’anima di questa speranza è lo Spirito Santo. Ecco allora perché l’Apostolo Paolo ci invita alla fine a invocarlo continuamente. Se non è facile credere, tanto meno lo è sperare. Ma quando lo Spirito Santo abita nei nostri cuori, è Lui a farci capire che non dobbiamo temere, che il Signore è vicino e si prende cura di noi; ed è Lui a modellare le nostre comunità, in una perenne Pentecoste, come segni vivi di speranza per la famiglia umana.
© Libreria Editrice Vaticana

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ZENIT Staff

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