Rohingya

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La preghiera del Papa per i rohingya, "torturati solo perché portano avanti la loro tradizione"

Francesco ha recitato insieme ai fedeli un Padre Nostro per la minoranza del Myanmar, che da anni viene vessata e costretta a fuggire

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I rohingya nel pensiero del Papa. Al termine dell’Udienza generale di oggi, 8 febbraio 2017, il Vescovo di Roma ha ricordato la minoranza etnica del Myanmar, privata della cittadinanza e costretta a subire discriminazioni anche molto violente.
Cacciati via dal Myanmar – ricorda Francesco – “vanno da una parte all’altra perché non li vogliono”. Soltanto dal 2012, infatti, il bilancio delle violenze subite da questo popolo ad opera di estremisti buddisti è tragico: oltre 200 i rohingya uccisi e 140mila gli sfollati.
“È gente buona, gente pacifica – prosegue -: non sono cristiani, sono buoni, sono fratelli e sorelle nostri, è da anni che soffrono: sono stati torturati, uccisi semplicemente per portare avanti le loro tradizioni, la loro fede musulmana”.
Il Pontefice ha dunque recitato insieme ai fedeli un Padre Nostro per i rohingya.
Già nell’agosto scorso Bergoglio, rispondendo alla domanda di un giovane indonesiano durante l’incontro con il Movimento Eucaristico Giovanile (MEG), si pronunciò sul dramma vissuto da questo popolo: “Noi vediamo, quando guardiamo la tv o sui giornali, conflitti che non si sanno risolvere, e finiscono in guerre: una cultura non tollera l’altra. Pensiamo a quei fratelli nostri rohingya: sono stati cacciati via da un Paese e da un altro e da un altro, e vanno per mare… Quando arrivano in un porto o su una spiaggia, danno loro un po’ d’acqua o un po’ da mangiare e li cacciano via sul mare. Questo è un conflitto non risolto, e questa è guerra, questo si chiama violenza, si chiama uccidere”.
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ZENIT Staff

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