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Sentenza Cedu contro l'utero in affitto: l'Europa compie "un passo in avanti"

L’attivista pro-famiglia Di Leo commenta la sentenza della Corte di Strasburgo: “Un segnale di contrasto a questo aberrante mercato, serbatoio per la criminalità organizzata”

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La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito con una sentenza di ieri, 24 gennaio 2017, che è legittima la decisione delle autorità italiane di allontanare un bambino da una coppia di coniugi che avevano ottenuto il piccolo attraverso maternità surrogata in Russia, al costo di circa 50mila euro.
“Una sentenza che da una maggiore forza al Governo italiano per contrastare questo aberrante mercato che vede lo sfruttamento della donna e la mercificazione dei bambini. Due dignità ferite e violate. Donne utilizzate come contenitori, macchine incubatrici e bambini utilizzati come merci per arricchire allevamenti di esseri umani”. Questo il commento di Emmanuele Di Leo, co-fondatore del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, tra i promotori dei due Family Day del 2015 e 2016, presidente di Steadfast Onlus, organizzazione di cooperazione internazionale dedita alla lotta verso ogni forma di tratta.
Di Leo rileva che quello dell’utero in affitto è “un mercato in netta espansione, sempre più sfruttato dalla criminalità organizzata, che tramite immigrazione clandestina, commercia donne, vendendole come madri surrogate”.
Come rilevato da Di Leo in un’intervista a ZENIT di un anno fa, la maternità surrogata in futuro “è destinata a rimpiazzare altre forme di sfruttamento”.
Per questo il presidente di Steadfast ritiene che “ieri l’Europa ha fatto un passo in avanti”. Infatti – prosegue – “ha aperto così, dopo questa sentenza, un dibattito che ci auspichiamo, possa essere condotto con la massima serietà”.
“Sembra – conclude Di Leo – che una rinnovata presa di coscienza inizia a farsi strada nel Vecchio Continente, un risveglio alla tutela della vita e dei valori. Noi, di nostro, continueremo la nostra azione di pressione verso i governi affinché la dignità della donna e del fanciullo venga rispettata e tutelata”.
[a cura di Federico Cenci]

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ZENIT Staff

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