Tra le maggiori preoccupazioni dei giovani c’è sicuramente quella di trovare lavoro, per costruirsi un futuro e sperare nel domani.
L’ingresso nel mondo del lavoro rappresenta un passaggio delicato. È il momento in cui ci si sposta dalla dimensione protetta della famiglia a quella più dura e traumatizzante della vita reale.
In questa fase di passaggio, un grave rischio è quello di lasciarsi influenzare dai falsi miti imposti del nostro tempo. Il più pericoloso è quello del dio denaro. Si diffonde sempre di più l’idea che il lavoro sia uno strumento per fare soldi a palate, pensando esclusivamente ai propri interessi e dimenticando che esistono gli altri.
La mentalità dell’arrivismo selvaggio sembra essere abbastanza diffusa ed ha conseguenze terribili per tutti. Nascono, così, i lavoratori “usa e getta”. Finché sono utili, si usano. Poi si buttano via.
Tutto questo è devastante, soprattutto per chi desidera farsi una famiglia. La precarietà non aiuta certamente i giovani a sperare nel futuro. Come ci si può sposare e mettere al mondo dei figli, se un datore di lavoro ha la libertà di spremerti come un limone e poi sbatterti fuori quando vuole? Quale sarà il destino delle persone che hanno già quaranta o cinquant’anni e si ritrovano in mezzo alla strada?
La crisi economica e lo spettro della disoccupazione spingono spesso le persone ad essere vittime di datori di lavoro disonesti e senza scrupoli. Il messaggio che ricevono è chiaro: “Queste sono le condizioni che ti offriamo. Se non ti stanno bene, ti cacciamo via”. C’è un mondo sommerso di violenze e di soprusi che non viene a galla, nascosto dalla paura di perdere il pane quotidiano.
Un altro problema grave è lo sfruttamento dei migranti, che vengono nel nostro Paese per cercare una speranza. Spesso sono vittime di vergognose forme di ricatto e di schiavitù.
Ricordiamo, a questo proposito, le parole di Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2016: “Nessuno può fingere di non sentirsi interpellato dalle nuove forme di schiavitù gestite da organizzazioni criminali che vendono e comprano uomini, donne e bambini come lavoratori forzati nell’edilizia, nell’agricoltura, nella pesca o in altri ambiti di mercato. Quanti minori sono tutt’oggi costretti ad arruolarsi nelle milizie che li trasformano in bambini soldato! Quante persone sono vittime del traffico d’organi, della mendicità forzata e dello sfruttamento sessuale! Da questi aberranti crimini fuggono i profughi del nostro tempo, che interpellano la Chiesa e la comunità umana affinché anch’essi, nella mano tesa di chi li accoglie, possano vedere il volto del Signore «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1,3). Cari fratelli e sorelle migranti e rifugiati! Alla radice del Vangelo della misericordia l’incontro e l’accoglienza dell’altro si intrecciano con l’incontro e l’accoglienza di Dio: accogliere l’altro è accogliere Dio in persona! Non lasciatevi rubare la speranza e la gioia di vivere che scaturiscono dall’esperienza della misericordia di Dio, che si manifesta nelle persone che incontrate lungo i vostri sentieri! Vi affido alla Vergine Maria, Madre dei migranti e dei rifugiati, e a san Giuseppe, che hanno vissuto l’amarezza dell’emigrazione in Egitto. Alla loro intercessione affido anche coloro che dedicano energie, tempo e risorse alla cura, sia pastorale che sociale, delle migrazioni”.
Le parole del Papa sono bellissime e rappresentano una guida per tutti noi. È necessario combattere con forza le ingiustizie e recuperare il senso più autentico del lavoro come aiuto solidale allo sviluppo della società.
Un aiuto solidale allo sviluppo della società
La giustizia è un elemento fondamentale per il mondo del lavoro e per il futuro dei giovani