Oggi sentiamo parlare spesso di Chiesa dalle porte aperte, di Chiesa inclusiva, pronta ad accogliere ed abbracciare ogni essere umano. Per i giovani cattolici del terzo millennio tutto questo appare normale, quasi scontato. È la realtà che vivono ogni giorno nella Chiesa di Papa Francesco.
Ma non possiamo dimenticare che questo spirito di apertura e di inclusività non è nato per caso. È frutto dell’impegno e del coraggio di persone che hanno dedicato la loro vita ad un’idea di Chiesa diversa, accogliente, pronta a rinnovarsi e a mettersi serenamente in discussione.
A volte, queste persone hanno anche sofferto. Si sono scontrate con le ottuse resistenze di chi voleva una Chiesa immobile, surgelata, intrappolata nel tormentone del “Si è fatto sempre così. Non si può cambiare”.
Ma nonostante le resistenze e le sconfitte, la pacifica battaglia per una Chiesa dalle porte aperte è andata avanti nel tempo, costruendo un futuro nuovo a piccoli passi. Un futuro che, a poco a poco, sta diventando il nostro presente, grazie ai gesti meravigliosi di Papa Francesco.
Tra le persone che hanno maggiormente contribuito alla costruzione di una Chiesa aperta c’è un sacerdote che ho avuto la gioia d’avere come amico: Monsignor Clemente Riva. Ne parlo spesso con i giovani che incontro e cerco di mantenere vivo il suo ricordo.
Monsignor Clemente Riva (1922-1999) è stato vescovo ausiliare di Roma durante il Pontificato di Giovanni Paolo II. Ha dedicato la sua esistenza ad un autentico spirito evangelico, trasformato nella concretezza di un costante dialogo con tutti, fino al giorno della sua nascita in Cielo, il 30 marzo 1999.
È impossibile ricordare in poche righe l’incessante opera di monsignor Riva per favorire l’amicizia, la pace, l’incontro tra differenti religioni e culture, l’accoglienza di ogni essere umano. Il suo pensiero si potrebbe sintetizzare in un semplice messaggio: fare sempre tutto con grandissimo amore.
Capita, a volte, nella vita, di sentirsi “contro” qualcosa: un’ingiustizia, una legge liberticida, una violazione dei diritti umani. Monsignor Riva, con la sua testimonianza, ci ha insegnato a vivere ogni nostro ideale con serenità, senza mai pensare di essere “contro” qualcuno.
I mezzi di comunicazione ci mostrano quanto sia diffusa, oggi, la non-cultura dell’insulto, dell’urlo, del nemico da calpestare e distruggere.
Al posto dell’urlo è necessario ritrovare una voce serena che sappia dire sempre: “Io non la penso come te, ma tu non sei un nemico. Abbiamo convinzioni diverse, ma la strada da percorrere è quella dell’ascolto e del dialogo”.
È bello scoprire il messaggio di Monsignor Riva, soprattutto per i giovani che non hanno avuto l’opportunità di conoscerlo. La sua testimonianza può aiutare a liberarci dalla triste tentazione di una Chiesa che assomiglia ad una dogana, ad un circolo ristretto per pochi eletti. Una tentazione, purtroppo, sempre presente e pronta a rinascere.
Monsignor Riva, tanti anni prima di Papa Francesco, ha seminato l’idea di una Chiesa senza confini. Oggi raccogliamo i frutti del suo impegno e dell’impegno di altre persone come lui, che hanno scelto di non tacere di fronte alle tentazioni di chiusura, di discriminazione ed emarginazione.
La strada verso la costruzione di una Chiesa completamente aperta è ancora lunga. Ma con serenità e spirito di pace, come Monsignor Riva ci ha insegnato, possiamo camminare insieme per costruire insieme il nostro domani. Un domani che sarà di tutti. Nessuno escluso.
Pixabay CC0
Il nostro domani sarà di tutti
Un ricordo di Monsignor Clemente Riva, vescovo ausiliare di Roma che ha posto le basi per una Chiesa dalle porte aperte, in cui nessuno è escluso