Una vergogna, una pratica “aberrante”, un “crimine di lesa umanità”. È intervenuto con durezza mons. Bernardito Auza, ieri a New York ad un dibattito promosso dalla presidenza della Spagna, per stigmatizzare il traffico di esseri umani in situazioni di conflitto.
Nel suo intervento – riportato dalla Radio Vaticana – l’osservatore permanente vaticano presso l’Onu ha affermato: “Le persone di buona volontà, qualunque sia il loro credo religioso, non possono mai permettere che donne, bambini e uomini siano trattati come oggetti. Non possono acconsentire che siano violati, ingannati, spesso venduti e rivenduti a scopo di lucro, con devastazioni nella mente e nel corpo, prima di essere uccisi o abbandonati”.
“La tratta di esseri umani è vergognosa”, ha ribadito Auza, per questo “deve essere condannata in modo inequivocabile”. Soprattutto deve essere la legge a colpire, con tutta la sua forza, chi compie tali crimini. Il traffico di esseri umani – ha ricordato il presule riferendosi ad un recente rapporto sulla tratta – è “un fenomeno internazionale” e la soluzione di questa piaga richiede la collaborazione di molte agenzie dell’Onu, la cooperazione di governi regionali e locali e il lavoro di organizzazioni della società civile, in particolare di quelle religiose.
Il rappresentante vaticano ha ricordato in proposito le parole pronunciate, lo scorso 2 dicembre, da Papa Francesco durante la cerimonia per la firma della dichiarazione contro la schiavitù da parte dei leader religiosi: “Ogni persona e tutte le persone – aveva affermato il Santo Padre – sono uguali e si deve riconoscere loro la stessa libertà e la stessa dignità”. “Qualsiasi relazione discriminante che non rispetta la convinzione fondamentale che l’altro è come me stesso costituisce un delitto, e tante volte un delitto aberrante”. “Per questo – aveva aggiunto il Pontefice – dichiariamo in nome di tutti e di ognuno dei nostri credo che la schiavitù moderna – in forma di tratta delle persone, lavoro forzato, prostituzione, traffico di organi – è un crimine di ‘lesa umanità’. Le sue vittime sono di ogni condizione, ma il più delle volte si riscontrano tra i più poveri e i più vulnerabili dei nostri fratelli e sorelle”.
Auza si è poi soffermato sulle cause e i fattori che alimentano forme di schiavitù moderne come la tratta di persone. Tra queste ha incluso la povertà, il sottosviluppo e l’esclusione, soprattutto quando si riscontrano gravi lacune nell’accesso all’istruzione e inesistenti opportunità di lavoro. In questo drammatico scenario, in cui corruzione e avidità sfrenata derubano la persona di una vita dignitosa, secondo il presule i reati che alimentano la tratta sono il traffico di narcotici e di armi, il riciclaggio di denaro e la prostituzione minorile.
Ma il singolo fattore che più di tutti alimenta la tratta è la guerra. I conflitti spingono milioni di persone a diventare rifugiati, ha sottolineato l’arcivescovo. Questo li rende molto vulnerabili per i trafficanti. Pertanto la lotta contro la tratta, per essere efficace, non può prescindere dalla comunità internazionale. La Santa Sede – ha concluso mons. Bernardito Auza – resta fermamente convinta che le vie per risolvere questioni aperte devono essere quelle della diplomazia e del dialogo. Perciò incoraggia anche il Consiglio di Sicurezza a proseguire nell’opera di contrasto contro il traffico di persone, in primo luogo attraverso la prevenzione e la fine dei conflitti armati.
Nel suo intervento – riportato dalla Radio Vaticana – l’osservatore permanente vaticano presso l’Onu ha affermato: “Le persone di buona volontà, qualunque sia il loro credo religioso, non possono mai permettere che donne, bambini e uomini siano trattati come oggetti. Non possono acconsentire che siano violati, ingannati, spesso venduti e rivenduti a scopo di lucro, con devastazioni nella mente e nel corpo, prima di essere uccisi o abbandonati”.
“La tratta di esseri umani è vergognosa”, ha ribadito Auza, per questo “deve essere condannata in modo inequivocabile”. Soprattutto deve essere la legge a colpire, con tutta la sua forza, chi compie tali crimini. Il traffico di esseri umani – ha ricordato il presule riferendosi ad un recente rapporto sulla tratta – è “un fenomeno internazionale” e la soluzione di questa piaga richiede la collaborazione di molte agenzie dell’Onu, la cooperazione di governi regionali e locali e il lavoro di organizzazioni della società civile, in particolare di quelle religiose.
Il rappresentante vaticano ha ricordato in proposito le parole pronunciate, lo scorso 2 dicembre, da Papa Francesco durante la cerimonia per la firma della dichiarazione contro la schiavitù da parte dei leader religiosi: “Ogni persona e tutte le persone – aveva affermato il Santo Padre – sono uguali e si deve riconoscere loro la stessa libertà e la stessa dignità”. “Qualsiasi relazione discriminante che non rispetta la convinzione fondamentale che l’altro è come me stesso costituisce un delitto, e tante volte un delitto aberrante”. “Per questo – aveva aggiunto il Pontefice – dichiariamo in nome di tutti e di ognuno dei nostri credo che la schiavitù moderna – in forma di tratta delle persone, lavoro forzato, prostituzione, traffico di organi – è un crimine di ‘lesa umanità’. Le sue vittime sono di ogni condizione, ma il più delle volte si riscontrano tra i più poveri e i più vulnerabili dei nostri fratelli e sorelle”.
Auza si è poi soffermato sulle cause e i fattori che alimentano forme di schiavitù moderne come la tratta di persone. Tra queste ha incluso la povertà, il sottosviluppo e l’esclusione, soprattutto quando si riscontrano gravi lacune nell’accesso all’istruzione e inesistenti opportunità di lavoro. In questo drammatico scenario, in cui corruzione e avidità sfrenata derubano la persona di una vita dignitosa, secondo il presule i reati che alimentano la tratta sono il traffico di narcotici e di armi, il riciclaggio di denaro e la prostituzione minorile.
Ma il singolo fattore che più di tutti alimenta la tratta è la guerra. I conflitti spingono milioni di persone a diventare rifugiati, ha sottolineato l’arcivescovo. Questo li rende molto vulnerabili per i trafficanti. Pertanto la lotta contro la tratta, per essere efficace, non può prescindere dalla comunità internazionale. La Santa Sede – ha concluso mons. Bernardito Auza – resta fermamente convinta che le vie per risolvere questioni aperte devono essere quelle della diplomazia e del dialogo. Perciò incoraggia anche il Consiglio di Sicurezza a proseguire nell’opera di contrasto contro il traffico di persone, in primo luogo attraverso la prevenzione e la fine dei conflitti armati.