Parlare con i giovani è sempre bello, entusiasmante. Ci aiuta a capire la vita, ad essere presenti nella realtà e a comprendere i segni dei tempi che stiamo vivendo.
Parlando con tanti giovani mi sono accorto che esiste, in questo momento, un’atmosfera di grande fiducia nei confronti del Papa e della Chiesa. Le nuove generazioni percepiscono la bellezza dei passi compiuti da Francesco e guardano al domani con speranza.
Al tempo stesso, mi sono accorto che alcuni giovani non conoscono il fatto storico che ha avviato questo percorso di rinnovamento e di speranza: il Concilio Vaticano II. Non sanno neppure che cos’è.
Sarebbe bello se tutti noi prendessimo l’impegno di parlare un po’ di più del Concilio ai giovani. Potremmo invitare le nuove generazioni a scoprire questo bellissimo tesoro, che il Papa cerca di condividere attraverso i suoi gesti.
Il Concilio è sempre vivo. Ha tanto da comunicare alle ragazze e ai ragazzi di oggi, che non lo hanno vissuto, ma possono imparare a conoscerlo e ad amarlo.
Il legame profondo tra il Concilio Vaticano II e le generazioni del futuro si evidenzia chiaramente nello splendido messaggio dedicato ai giovani il 7 dicembre 1965: “Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate, di dar libero corso agli istinti della violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate: generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!”.
La speranza di quegli anni era proprio questa: costruire un mondo migliore. Ed è la speranza di ogni tempo. È il sogno di chi desidera dare un contributo allo sviluppo di una nuova società, senza odio, egoismo e violenza.
I documenti del Concilio Vaticano II sono caratterizzati da un tono di grande serenità e di apertura nei confronti degli altri. Oggi abbiamo tanto bisogno di questo spirito, in un’epoca in cui serpeggia il tentativo di costruire nuovi muri e di creare nuovi nemici.
Nessuno è un nemico. Il Concilio ci aiuta a comprendere che ogni dialogo è possibile, se lo vogliamo. Non possiamo stare a guardare, ad aspettare che qualcun altro cambi il mondo. Il mondo possiamo cambiarlo noi, con le nostre scelte nella vita quotidiana.
Un altro dono prezioso che abbiamo ricevuto dal Concilio è quello di una Chiesa aperta, in cui ogni essere umano è importante. Ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione e di dare il suo contributo alla riflessione sui grandi temi di attualità. Il recente Sinodo sulla Famiglia ne è stato un esempio.
Prima ancora di essere cristiani, siamo esseri umani con una libera coscienza. Ed è con questa libertà che dovrebbe sempre confrontarsi la nostra fede. Nessuna regola dettata dall’alto potrà mai prendere il posto della nostra coscienza.
Recentemente ho letto un interessante articolo di Andrea Rubera, portavoce di “Cammini di speranza”, in un numero speciale del settimanale Adista (n° 43 del 10 dicembre 2016) sul tema Semplicemente cristiani. Viaggio nel rapporto tra Chiesa, fede e omosessualità.
Nel suo articolo Andrea Rubera offre una bellissima definizione della Chiesa, che sono felice di condividere con voi: “La Chiesa non è un club di cui si richiede la tessera sottoscrivendone le condizioni. È un popolo che cammina insieme, inciampando, rialzandosi, costruendo, confrontandosi”.
In queste parole c’è la gioia e la speranza del nostro essere Chiesa. Tutti. Nessuno escluso. Uniamoci con amore ad un immenso abbraccio per il mondo e per l’umanità intera, nello spirito del Concilio che ci accompagna ogni giorno.
Vaticano II: il grande abbraccio della speranza
Lo spirito del Concilio è sempre vivo e ci accompagna ogni giorno