“Conoscevi il libro di Francesca?”. Il messaggio di mia cognata mi sorprende alle sette di martedì mattina. Torno con la memoria alla sera prima e ricordo di aver postato una citazione del libro di Francesca Del Rosso, Wondy, ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro, (Rizzoli, 324 pp, 17 euro).
Mi ha colpito un tweet letto di sfuggita prima di andare a dormire, che diceva più o meno “non piangete, lei non avrebbe voluto” con la sua foto. Così inizio a cercare altre notizie su di lei. Francesca Del Rosso, per gli amici Wondy (Wonder Woman) già dai tempi del liceo, per la sua voglia di fare duemila cose, era giornalista, aveva 42 anni ed è morta di cancro al seno dopo sei anni di calvario tra interventi e “chemio avventure”.
“Sono diventata “blogger” una sera – scrive su Vanity Fair – quando ho capito che scrivere la mia esperienza e le avventure vissute a Rozzangeles sarebbe stato utile per me e per molte donne che di fronte alla chemioterapia e alla parola cancro si trovano sole e disorientate”. Il suo libro raggiunge in breve la terza ristampa e piovono sui social (#wondy #wondysonoio) le testimonianze, i ringraziamenti e i selfie con il viso seminascosto dall’immagine di copertina, di tante persone che, grazie al suo esempio e alle sue parole sono riuscite a tirar fuori i loro super poter nascosti per affrontare il cancro.
“Ho pensato che siamo in tante – scrive Francesca nel suo vademecum delle chemio avventure -. Di Wondy mamme, di Wondy amiche, Wondy colleghe ne esistono migliaia: lavorano con passione, gestiscono la casa e l’agenda di tutta la famiglia, coltivano le amicizie e hanno cento interessi. Supereroine multitasking che si muovono a velocità supersonica e, nelle avversità, sanno come prendere in mano la situazione senza abbattersi e mantenendo il sorriso”.
Ospite di Daria Bignardi a Le invasioni barbariche, poco dopo aver avuto la terza diagnosi di cancro, incoraggia le altre donne dicendo: “Siamo tutte un po’ wondy perché in questi momenti, nei momenti bui, tutti tiriamo fuori i nostri super poteri e possiamo scoprire di noi stessi cose che neanche pensiamo di avere”. Mi sembra proprio di risentire le parole di un’altra giornalista morta quest’anno, Letizia Leviti. Ai colleghi della redazione Letizia diceva in un audio messaggio “nemmeno la malattia deve dominarci”.
Ammiro in entrambe la responsabilità di essere giornaliste fino alla fine, di trasmettere la verità della vita, che non è eterna e a volte comporta tanta sofferenza. In un mondo che cerca di allontanare il pensiero della malattia e della morte, Letizia e Francesca, mogli, mamme, giornaliste, “tumorate”, ci invitano ad accettare la vita così com’è e a vivere ogni momento, a festeggiare… “Abbiamo un debito verso i telespettatori – diceva Letizia -. Dobbiamo, non accontentarli, dobbiamo dire la verità”. Quello che forse mi colpisce di più è che entrambe riescano a dire: “Ho avuto tutto quello che volevo, la mia vita è stata bella”. Ed è un tutto che non è piovuto dal cielo ma è frutto di impegno, studio, lavoro, capacità di organizzare i tempi di vita e le necessità dei bambini con quelli del lavoro.
Scrivo un ultimo messaggio a mia cognata: “Ma Francesca, è davvero così come viene descritta? Sempre sorridente e forte?”. Lei risponde senza esitazioni: “Ancora di più. Mai conosciuto una persona così solare nella mia vita”. Se avessi una carta di credito, avrei già acquistato tutti i suoi libri su Amazon, nella speranza di essere contagiata dalla sua energia, ma devo accontentarmi di scaricare il vademecum gratuito. Mi riservo di andare a cercare tutto il resto in libreria, nel fine settimana e rileggo un’altra volta il messaggio di Alessandro Milan, marito di Francesca, anche lui giornalista. È lunghissimo! I social-media-esperti consigliano di scrivere post brevi su Facebook e la piattaforma stessa premia la brevità aumentando la dimensione dei caratteri. Eppure il suo messaggio, rompe le regole in tutti i sensi: mentre scrivo lo hanno già letto 148000 persone, 44000 lo hanno condiviso e oltre 14000 hanno risposto con un commento.
“Non ti è stato risparmiato neppure un briciolo di strazio finale”, scrive Alessandro a Francesca. “E quando hai alzato entrambi gli indici delle mani al cielo dicendo “ma perché è così faticoso arrivare lassù?”, beh sappi che ti ci avrei portata in braccio. Sì, è vero, Wondy ha perso la battaglia. Ma ha anche trionfato. Perché il mio Harry ha combattuto il tumore proprio da Wonder Woman. […] Ti chiedo un ultimo sforzo da lassù getta sul capo di ognuno di noi una goccia del tuo inesauribile ottimismo. Basterà e avanzerà per capire come si vive sorridendo”.
Il blog di Francesca Del Rosso: www.francescadelrosso.it
Foto: www.francescadelrosso.it
Wondy, ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro
La storia di Francesca Del Rosso “Wondy”, giornalista, blogger e autrice di un libro che aiuta le donne colpite da tumore ad affrontare con ottimismo la vita e la malattia