Giulia e la fibromialgia: una storia a lieto fine

L’ozono è un valido alleato contro questa patologia invalidante

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La fibromialgia è una malattia reumatica che colpisce i muscoli, in una o più zone del corpo, rendendoli tesi e provocando stanchezza e dolori cronici. È una patologia difficile da diagnosticare perché i sintomi possono essere confusi con quelli di altre malattie. Gli esami clinici non riescono a rilevarla e questo può addirittura indurre i medici a pensare che i pazienti soffrano di autosuggestioni ipocondriache. Una condizione che può facilmente spingere i malati alla depressione e all’isolamento. La fibromialgia colpisce soprattutto le donne ed è stata ben delineata come sindrome solo a partire dagli anni Sessanta. Se le cause sono ancora sconosciute, i suoi effetti invalidanti sono ben noti, e possono arrivare a compromettere gravemente la mobilità. Purtroppo non è totalmente curabile, ma i suoi sintomi possono essere notevolmente contenuti e ridotti. La storia di Giulia dimostra come l’ozono possa essere un valido strumento di cura per permettere ai fibromialgici di riprendere un normale stile di vita.
Temevo di non laurearmi più… Alcune malattie, nella vita di un organismo, restano latenti per anni. La persona colpita lo sa, lo sente, ma nessuno riesce a dare la giusta diagnosi. E la situazione può peggiorare con l’insorgere di un’altra patologia più aggressiva, capace di sconvolgere l’esistenza del paziente. È quello che è successo, con la sindrome da stanchezza cronica e la fibromialgia, a Giulia, 27enne residente nella provincia di Cremona, laureata in medicina.
La sua storia inizia all’età di quindici anni quando comincia a soffrire più o meno regolarmente di una stanchezza fuori dal comune. “Avevo – racconta – periodi di diversi mesi consecutivi in cui arrivavo a dormire anche diciotto ore a notte”. Si fa visitare da molti specialisti, che tuttavia non le diagnosticano alcun tipo di patologia. “La situazione non è mai stata considerata seriamente da nessuno, se non da mia madre. Nel corso degli anni non ho avuto alcun tipo di supporto e, nei momenti peggiori, sono andata avanti a vitamine”.
La situazione va avanti, con alti e bassi, per undici anni fino a inizio 2015 quando arriva un netto peggioramento: Giulia comincia ad essere colpita da dolori muscolari fortissimi in diverse zone del corpo. “Mi facevano male tutti i muscoli – spiega – e non riuscivo a fare nulla. Meno mi muovevo, meglio era. Nei mesi di aprile, maggio e giugno sono rimasta a letto, praticamente senza alzarmi. Era come essere in un vortice continuo di sofferenza che non mi dava tregua nemmeno la notte perché non riuscivo a dormire, dovendo cambiare spesso posizione. Inoltre, come negli anni precedenti, quasi nessuno credeva che stessi male davvero”.
Tutto questo accade in un momento decisivo nella vita di Giulia, le mancano solo tre esami alla laurea e sta lavorando alla sua tesi: “Il dolore – racconta – era così estremo che non riuscivo più a studiare e a concentrarmi. Temevo di non arrivare a laurearmi e di essere considerata una persona che fingeva di star male solo perché non aveva voglia di studiare. Un periodo tremendo”. All’apice delle difficoltà, la svolta arriva dal mondo dei social network: “Per puro caso ho visto un post su Facebook dove si parlava di un mio professore di medicina, Giovanni Ricevuti, considerato un reumatologo e un geriatra di alto livello. Ho pensato che forse avrebbe potuto aiutarmi e ho prenotato una visita presso il suo studio”.
E finalmente arriva una diagnosi. Il dott. Ricevuti scopre che la patologia di cui Giulia soffre dall’età di quindici anni è la sindrome da stanchezza cronica e che il peggioramento di inizio 2015 era dovuto all’insorgere di un’altra malattia: la fibromialgia. Ricevuti, che è uno degli esponenti più illustri della SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia), consiglia a Giulia di farsi visitare e curare dal prof. Franzini, visti i buoni risultati ottenuti dall’ozono contro la fibromialgia e la sindrome da stanchezza cronica.
Nonostante fosse studentessa di medicina, Giulia non aveva mai sentito parlare di ozonoterapia e quindi non sapeva assolutamente di cosa si trattasse. Però, dopo tanti medici che avevano visto in lei solo autosuggestioni e malattie immaginarie, finalmente sentiva di aver incontrato qualcuno disposto a crederle e ad ascoltarla davvero.
Dopo averne parlato con la madre, decide di prenotare una visita presso l’ambulatorio del prof. Franzini. Poi inizia a seguire il ciclo di cure contro la fibromialgia previsto dal protocollo della ossigeno ozono terapia. Si sottopone quindi a iniezioni sottocutanee di ozono in diversi punti del corpo, insufflazioni rettali e piccole autoemoinfusioni di sangue ozonizzato e reinserito in circolo attraverso una puntura sul muscolo grande gluteo.
“Quella prima visita – sottolinea Giulia – è stata per me il momento del riavvio. Già solo il fatto che il prof. Franzini mi ascoltasse e mi incoraggiasse, per me era tantissimo. Quel giorno mi sono anche messa a piangere davanti a lui. Ho iniziato così un ciclo di dieci sedute: in un primo momento due a settimana, poi sono passata ad una. Ho avuto un grande miglioramento a partire dalla quinta seduta. Ho ricominciato a camminare e sono tornata a nuotare in piscina. A poco a poco mi sono resa conto che, se prima il dolore era otto, dopo era diventato quattro. Per me era già come non averlo più…”.
Giulia risponde bene alla terapia. Dopo altre cinque sedute i dolori e la stanchezza sono drasticamente ridotti. Il protocollo contro la fibromialgia risulta efficace anche contro la sindrome da stanchezza cronica, senza dover ricorrere ad altre cure specifiche. È il ritorno, in sostanza, a una vita normale. Nell’estate 2015 Giulia recupera così energie, vitalità e concentrazione. Può tornare a dedicarsi con serenità alla tesi di laurea, concedendosi anche qualche weekend di svago e vacanza. Nella prima metà di settembre supera gli ultimi tre esami rimasti e il 7 ottobre consegue il meritato alloro.
“Non dico di essere guarita – commenta – perché dalla fibromialgia ancora non si guarisce completamente, e un po’ è anche scaramanzia. Però ora sono io a controllare la malattia e non il contrario. È bello poter tornare a camminare senza doversi fermare in strada per il dolore. Se penso che sono bastate appena dieci sedute, rimpiango di non aver conosciuto prima l’ozonoterapia. Certo, ogni tanto ho ancora dei dolori, ma non sono più come quelli della primavera 2015. Appena arrivano, so di poter contare sull’ozono che mi fa sentire più tonica di prima. Attraverso una terapia di sostegno con punture periodiche di ozono, soprattutto in alcuni periodi dell’anno come i cambi di stagione, posso avere un’ottima qualità di vita. E a parte qualche antinfiammatorio, non prendo farmaci”.
L’esperienza con il prof. Franzini non solo ha permesso a Giulia di rinascere fisicamente e psicologicamente, ma l’ha spinta a compiere una scelta importante per il suo futuro. Ancora non sa di preciso quale strada seguirà nell’universo della medicina, ma una cosa è certa: di quel percorso farà parte l’ozonoterapia: “Voglio specializzarmi nell’utilizzo dell’ozono in medicina nella speranza di aiutare altre persone, così come sono stata aiutata io. Vorrei che, anche per tanti altri, l’ozonoterapia fosse un lieto fine così come lo è stata per me. Riuscire ad uscire senza effetti collaterali dal tunnel buio del dolore cronico, superando ansia e depressione, costituisce infatti un traguardo fondamentale per la medicina. Per quello che ho visto con i miei occhi frequentando l’ambulatorio del prof. Franzini, l’ozono, se usato nel modo giusto, nelle quantità giuste e per le giuste patologie, dà ottimi risultati. Ho visto tante persone tornare a sorridere alla fine dei cicli di cura. C’è ancora tanto da lavorare, ma ritengo che ci stiamo muovendo nella direzione giusta per arrivare al suo utilizzo ottimale”.
L’ozonoterapia ha inoltre cambiato la prospettiva di Giulia sulla medicina in generale: crede infatti che possa rappresentare il modello di una terapia senza effetti collaterali, in grado di creare una speciale sintonia fra medico e paziente. “Tutti coloro che si curano con l’ozonoterapia – spiega – devono necessariamente recarsi in ambulatorio con una certa regolarità. Così il rapporto tra medico e paziente progredisce di seduta in seduta. Anche questo mi piace: sentirsi seguiti e compresi dal proprio medico aiuta a guarire, a superare le ansie e la paura del dolore. In un certo senso l’ozonoterapeuta può diventare una sorta di psicologo, e così si può recuperare la vicinanza con il paziente che, in certi casi, mi pare si sia un po’ perduta”.
 

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ZENIT Staff

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