Sacro contemporaneo: l’arte cristiana ad un bivio

Critici e artisti a confronto in una raccolta di interviste a cura di Michela Beatrice Ferri

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Sacro” e “contemporaneo” sembrerebbero essere due aggettivi incompatibili. Fermo restando che i concetti di sacralità e di contemporaneità si presentano oggi particolarmente nebulosi e talora semanticamente svuotati. In questo dualismo – reale o apparente che sia – si inserisce l’arte, forse l’unica tra le discipline ancora in grado di porsi realmente come mediatrice tra mondi diversi e di attenuare i conflitti ideologici.
Con questo spirito è nato l’originale volume Sacro contemporaneo. Dialoghi sull’arte (Ancora, 2016), a cura di Michela Beatrice Ferri, 33enne bergamasca, docente di filosofia e critica d’arte, la cui ricerca parte da due interrogativi ricorrenti nella cultura odierna: l’arte contemporanea è in grado di esprimere il sacro? Per corollario, è possibile parlare oggi di “sacro contemporaneo”?
Senza la pretesa di fornire una risposta esaustiva, la giovane autrice ha preferito alla convenzionale modalità del saggio quella del libro-intervista, ponendosi a confronto con venti ‘addetti ai lavori’ di orientamento sia laico che cattolico: sei critici (Andrea Dall’Asta, Elio Franzini, Elena Pontiggia, Francesco Tedeschi, Timothy Verdon e Giuliano Zanchi) e sette artisti contemporanei (Enzo Cucchi, Stefano Arienti, Giovanni Chiaramonte, Marco Cingolani, Davide Coltro, Michele Dotz e Nicola Evangelisti, Andrea Mastrovito, Mimmo Palladino, Rodolfo Papa, Mario Raciti, Gian Maria Tosatti e Valentino Vago).
Nelle interviste emergono tanto le criticità quanto le opportunità rappresentate dall’arte contemporanea. Padre Andrea Dall’Asta, docente alla Gregoriana e direttore della Galleria San Fedele a Milano, denuncia la perdita della “leadership culturale” della Chiesa a partire dall’Illuminismo, che ha segnato una divaricazione tra arte e fede, di cui è figlia la tanto discussa architettura ecclesiastica odierna.
Secondo il gesuita, l’arte “liturgica” deve uscire dalle “sacrestie”, dialogare con l’arte contemporanea e, soprattutto, “recuperare quella dimensione simbolica, per cui un’opera d’arte è chiamata a interpellare le coscienza”.
Da parte sua, monsignor Timothy Verdon, storico dell’arte originario del New Jersey e trapiantato in Italia, raccomanda il recupero della dimensione “creativa”, in quanto l’artista è “creatura che crea” e in questo atto, più o meno direttamente, si pone in un rapporto con il Dio creatore.
Secondo il sacerdote e critico d’arte statunitense, l’arte italiana eccelle nel mondo per la sua “vocazione alla sintesi” che “ha permesso l’assimilazione al lessico figurativo antico del linguaggio segnico paleocristiano e dell’astrattismo celtico”: ne sono esempi mirabili, tra gli altri, la Moltiplicazione dei pani e pesci di Sant’Apollinare Nuovo e, a distanza di secoli, il Cristo giudice del Battistero fiorentino e la Trasfigurazione dell’Angelico al Convento di San Marco.
Inoltre l’arte italiana sa svelare “il senso della ricerca umana e riporta alla sorgente del vissuto non solo individuale ma anche collettivo”. La stessa “gestualità”, tipica della comunicazione non verbale italiana, è, secondo Verdon, “l’espressione concreta di un’esigenza di sintesi che si traduce in termini corporei”. È l’indole stessa degli italiani a farne degli “artisti”, poiché l’arte è “sintesi e gesto” e tale indole “li prepara alla fede cristiana, che nasce da un’intuizione di sintesi: la volontà divina di riportare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra”. Per Verdon esiste dunque una “connaturalità” tra il “genio” italiano e quello che Chateaubriand chiamava il “genio del cristianesimo”.
Nella doppia veste di artista e critico, figura Rodolfo Papa, docente alla Pontificia Università Urbaniana e presidente dell’Accademia Urbana delle Arti, secondo il quale, negli ultimi secoli, il modello artistico-cristiano occidentale e il corrispettivo orientale hanno imboccato strade diametralmente opposte: mentre in Oriente, la dimensione artistica e liturgica rimane legata alla “santità”, in Occidente per “motivi ideologici”, è slittata verso la “ricchezza”, deformando il concetto stesso di bellezza, ridotta a “mero bene commerciabile”.
Eppure, sottolinea Papa, un dialogo tra cristianesimo e contemporaneità è indispensabile; inoltre, va recuperato il corretto rapporto tra vero, bene e bello, perché “se non ricominceremo a parlare correttamente di bellezza, difficilmente potremo parlare di bene comune e di verità”.
Tra gli artisti intervistati anche un fotografo, Giovanni Chiaramonte, particolarmente influenzato dall’iconografia orientale, che afferma: “L’immagine che viene generata dalla nuova invenzione della fotografia è un’immagine in cui la luce fisica del sole, attraverso l’obbiettivo, è capace di illuminare e rivelare l’uomo e il mondo in maniera analoga alla luce della sapienza universale che si irraggia dalla Scrittura”. Fotografia, cinema e televisione, per Chiaromonte trasfigurano l’immagine del corpo mortale di ogni uomo “creato a immagine e somiglianza di Dio, trascendente la Natura e destinato all’eternità della resurrezione attraverso il dramma della storia”.
Nelle sue conclusioni, l’autrice ribadisce che è stata proprio la “difficoltà di definire l’arte sacra contemporanea” ad aver portato alla nascita del suo libro, che si propone, pertanto, come un punto di partenza per un dibattito, o per un dialogo, o per un’analisi della categoria del “sacro contemporaneo”, secondo una definizione in grado di parlare ai credenti e ai non credenti, senza distinzioni.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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