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A Gerusalemme, la Marcia delle madri per la pace

In un video donne di tutte le religioni insieme a cantare e pregare, ognuna secondo la sua tradizione e cultura, per costruire una convivenza possibile

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Migliaia di donne ebree e arabe, musulmane e cristiane, lo scorso mese, hanno dato vita alla “Marcia della Speranza”. Circa 4mila donne, la metà delle quali provenienti da Palestina e Qasr el Yahud, sul Mar Morto del Nord, hanno camminato, cantato e pregato dal nord di Israele fino a Gerusalemme, ognuna secondo la sua tradizione, ognuna secondo la sua cultura, ma tutte unite dal desiderio di costruire insieme una convivenza possibile.
La manifestazione ha raggiunto il suo apice il 19 ottobre, mentre la sera del 19 novembre, all’arrivo a Gerusalemme, le donne sono diventate 15mila. Per molti si è trattato di un piccolo grande miracolo quasi completamente ignorato dai media, nonostante il grande numero di partecipanti.
La manifestazione è stata ispirata dalla cantante israeliana Yael Deckelbaum e da un suo video diffuso su You Tube in cui canta la canzone Prayer of the mothers (la preghiera delle madri) insieme a donne madri di tutte le religioni mostrando che la musica sta cambiando il mondo.
La canzone è nata proprio a seguito di un’alleanza fatta tra la cantautrice e un gruppo di donne coraggiose, che ha dato vita al movimento “Women Wage Peace” proprio nell’estate 2014, durante l’escalation di violenza tra israeliani e palestinesi, e l’operazione militare Tzuk Eitan.
Nel video su YouTube appare pure il premio Nobel per la Pace Leymah Gbowee che benedice il movimento delle madri. Nata a Monrovia il 1° ottobre 1972,  Gbowee è una attivista per i diritti umani liberiana, organizzatrice di un movimento pacifista che condusse alla fine della guerra civile in Liberia nel 2003.  Nel 2011, assieme a Ellen Johnson Sirleaf e Tawakkul Karmal, è stata insignita del OPremio Nobel per la pace, con la motivazione: “per la loro battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace”.

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ZENIT Staff

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