Foto @ Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano

Papa. "Diciamo a Dio un sì pieno come Maria, non un mezzo sì"

Nell’Angelus per l’Immacolata, Francesco mette in guardia dal peccato “che invecchia dentro” e prega per le vittime del terremoto a Sumatra. Nel pomeriggio, l’omaggio in piazza di Spagna e a Santa Maria Maggiore

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È un “sì” totale, pieno, senza condizioni, quello che Francesco esorta a dire oggi a Dio, durante l’Angelus della Festa dell’Immacolata. Non uno di quei “mezzo sì”, un “no oggi no, domani”, un “sì, ma” che siamo abituati spesso a dire. È il “sì” che Maria pronuncia dopo lo sconvolgente annuncio dell’arcangelo Gabriele: “Il sì più importante della storia”, dice Francesco ai fedeli che gremiscono piazza San Pietro e che lo seguiranno nel pomeriggio per l’omaggio in piazza di Spagna.

“Il sì umile che rovescia il no superbo delle origini, il sì fedele che guarisce la disobbedienza, il sì disponibile che ribalta l’egoismo del peccato”. Il sì che “ha aperto la strada a Dio fra noi”, quella che  “il ‘no’ delle origini aveva chiuso il passaggio dell’uomo a Dio”. Un passaggio cruciale, dunque, che non si può sminuire con le mezze risposte che spesso tendiamo a dare a Dio pur di non rifiutare la sua volontà. “A volte – sottolinea infatti Bergoglio – siamo esperti nei mezzi sì per far finta di non capire bene ciò che Dio vorrebbe e la coscienza ci suggerisce. Siamo anche furbi e per non dire un no vero e proprio a Dio diciamo: ‘non posso’, ‘non oggi, ma domani’; ‘domani sarò migliore, domani pregherò, farò del bene, domani’”.

“Ognuno di noi ne ha una collezione dentro, pensiamo e ne troveremo tanti sì mancati”, aggiunge a braccio. “Ma questa furbizia ci allontana da Dio e ci porta al no del peccato, al no della mediocrità”. E il peccato “ci fa vecchi dentro”, “ci invecchia da dentro, ci invecchia presto. Avete mai pensato a questo?”, domanda il Pontefice.

E insiste: “Il peccato porta alla paura”. Lo dimostra il racconto nel Libro della Genesi del “no delle origini”, quando “l’uomo ha preferito guardare a sé piuttosto che al suo Creatore, ha voluto fare di testa propria, ha scelto di bastare a sé stesso”. Così facendo, “uscendo dalla comunione con Dio, ha smarrito proprio sé stesso e ha cominciato ad avere paura, a nascondersi e ad accusare chi gli stava vicino”.

“Questi sono i sintomi”, rimarca Bergoglio, “la paura: sempre è un sintomo di no a Dio, indica che sto dicendo no a Dio; poi accusare gli altri e non guardare a se stesso: indica che mi sto allontanando da Dio”.

E, così facendo, “chiudiamo la porta al bene, e il male approfitta di questi sì mancati”, mette in guardia il Papa. Ma, allo stesso tempo, rassicura: “Il Signore non lascia l’uomo in balia del suo male; subito lo cerca e gli rivolge una domanda piena di apprensione: ‘Dove sei?’. Come se dicesse fermati. È la domanda di un padre o di una madre che cerca il figlio smarrito: ‘Dove sei? In che situazione sei andato a finire?’. E questo Dio lo fa con tanta pazienza, fino a colmare la distanza creatasi alle origini”.

Perciò “ogni sì pieno a Dio dà origine a una storia nuova: dire sì a Dio è veramente ‘originale’, non il peccato, che ci fa vecchi dentro”, ribadisce Francesco. “Per ciascuno di noi c’è una storia di salvezza fatta di sì e di no a Dio”, aggiunge, incoraggiando in questo cammino di Avvento a dire al Signore che “desidera visitarci”: “Credo in Te, spero in Te, Ti amo; si compia in me la tua volontà di bene”.

Diciamolo oggi “con generosità e fiducia”, esorta il Santo Padre, con la stessa fede di Maria. Lei, “l’unica creatura senza peccato”, “immacolata”, “ricolma di grazia”, risponde alla proposta di Dio: “Ecco la serva del Signore”. Non dice: “Questa volta farò la volontà di Dio, mi rendo disponibile, poi vedrò…”. “Il suo è un sì pieno, senza condizioni”. E lo stesso siamo chiamati a pronunciarlo ognuno di noi.

Al termine della preghiera mariana, Papa Francesco ha dedicato un pensiero particolare alle vittime, i feriti e gli sfollati del forte terremoto che ha colpito l’isola di Sumatra, in Indonesia: “Il Signore dia forza alla popolazione e sostenga l’opera di soccorso”. Poi ha salutato i fedeli di Rocca di Papa con la fiaccola natalizia, il gruppo “Progetto Rebecca” che si occupa dei bambini bisognosi, i membri di Azione cattolica che oggi rinnovano la loro adesione: “La Vergine benedica l’Azione Cattolica e la renda sempre più scuola di santità e di generoso servizio alla Chiesa e al mondo”, ha detto.

Infine ha ricordato il tradizionale appuntamento pomeridiano in piazza di Spagna dove rinnoverà l’atto di omaggio e di preghiera ai piedi del monumento all’Immacolata. Subito, dopo – ha annunciato – andrà alla Basilica di Santa Maria maggiore per pregare l’icona tanto cara al popolo dell’Urbe della Salus Populi Romani: “Vi chiedo di unirvi spiritualmente a me in questo gesto, che esprime la devozione filiale alla nostra Madre celeste”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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