“Come cristiani non possiamo tacere davanti allo scandalo delle mercificazione dell’essere umano, del fondamentalismo religioso che pretende di agire nel nome di Dio, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e del depauperamento delle risorse naturali a vantaggio di pochi e a svantaggio di molti, soprattutto dei più poveri. La Casa comune, l’ambiente naturale appartiene a Dio e non siamo solo i suoi economi, non siamo nuovi dei senza Dio”.
Nella Puglia terra di ecumenismo e accoglienza ai cristiani perseguitati di ieri e ai migranti di oggi rimarranno incise le parole con cui il patriarca di Costantinopoli ha concluso il suo pellegrinaggio a Bari per venerare le reliquie del patrono San Nicola, Santo delle genti e della Chiesa indivisa. Cinque giorni all’insegna del dialogo, durante i quali Bartolomeo ha inaugurato la Facoltà Teologica Pugliese e ricevuto il premio ecumenico “San Nicola”, pronunciando un’appassionata lectio magistralis.
“Abbiamo veramente gioito con voi in questo nostro pellegrinaggio, il primo in questa terra, in duemila anni di storia cristiana, e siamo particolarmente grati al Signore”, ha esordito il patriarca di Costantinopoli nella sua omelia – l’ultima – per la Messa pontificale presieduta in Cattedrale dall’arcivescovo Francesco Cacucci. “Siamo giunti in Puglia, questa splendida terra che ha intrinseca la vocazione ecumenica per la sua storia, per rinsaldare l’amore e i legami che le nostre Chiese hanno vissuto comunemente nel passato, ma che neppure le vicissitudini della storia mai hanno interrotto o raffreddato i sentimenti della reciproca stima”, ha aggiunto.
E ha quindi lodato questa porzione d’Italia “lambita dal Mare Adriatico e dal Mar Ionio” per “lo stile ospitale” che ha fatto sì che essa fosse “terra di accoglienza, nel passato come nel presente”. Nei secoli scorsi vi trovarono infatti rifugio i cristiani perseguitati a seguito di invasioni straniere, a guerre fratricide e conseguenti carestie dei paesi che si affacciano sull’altro versante del mare. “Vennero accolti e si integrarono con l’allora tessuto sociale, anche mantenendo le tradizioni delle loro terre di origine, arricchendo nel contempo la nuova patria”.
E anche in un passato molto recente, la Puglia “ha saputo essere terra di accoglienza per quelle genti che fuggivano da paesi totalitari, in cui non era possibile essere Discepoli di Cristo”, ha detto il patriarca. Osservando che, “nonostante le difficoltà che tutto questo comporta, agli inevitabili problemi che possono sorgere, questa terra non ha mai chiuso le sue porte, non è mai rimasta indifferente al grido di aiuto di tanti fratelli e sorelle nel bisogno”. Anche oggi continua a farlo, in un momento storico in cui “il Mare Mediterraneo, mare di cultura, mare di solidarietà, mare di collaborazione, è divenuto mare di ondate di profughi e migranti da ogni dove”.
Davanti a tali drammi Bartolomeo, si unisce – come a Lesbo – al “Fratello a Roma”, Papa Francesco, per aprire gli occhi di “tutti i potenti della terra” e “coloro che hanno in mano le sorti dell’umanità” e per esortare i cristiani a “non rimanere indifferenti davanti a questo grido di dolore”.
Proprio i cristiani, ha sottolineato il leader ortodosso, hanno un’arma in più: “Un’arma forte, un’arma di pace, un’arma invincibile, che è la preghiera, e questa sera noi siamo qui per pregare insieme in nostro Santo dell’Unità, che continui a essere nostro amico e nostro compagno sulla via della salvezza e dell’unità”. I Santi infatti, anche dopo la loro dipartita, continuano ad essere “membra viventi della Chiesa” e “con la loro preghiera sono un legame tra le cose di lassù e le cose di quaggiù”.
Per questo il patriarca ecumenico ha invocato l’intercessione di San Nicola, “il Santo che non conosce confini di nazionalità, di cultura, di confessione religiosa”, che attira ogni anno fedeli ortodossi da ogni angolo della terra che vogliono “gustare dell’amore che emana la santità di questo grande Vescovo Taumaturgo”.
“Dopo l’Icona di Cristo e della Vergine, la Icona di San Nicola è quella più conosciuta, più onorata, non manca nelle case dei fedeli”, ha detto Bartolomeo. Un Santo amato nonostante non ci siano scritti teologici o documenti rilevanti, perché “è stato un vescovo che ha vissuto per la verità della fede, nella sua battaglia contro la eresia ariana del suo tempo, ma anche il vescovo giusto nella sua Chiesa”.
“Difensore dei poveri, giudice implacabile difronte alle ingiustizie dei potenti e ferreo combattente del peccato. Ma anche uomo mite, pieno di continenza, pronto al perdono, pieno di compassione per la debolezza dei fedeli, – che iniziava a manifestarsi con la libertà della fede cristiana a seguito dell’Editto di Milano, – ma fermo aiutante nella difesa dei costumi e della rettitudine. Per questo la sua fama si è diffusa al di là dei confini della sua Chiesa a Mira di Licia”.
A lui il patriarca di Costantinopoli ha affidato quindi il servizio patriarcale, esprimendo la gratitudine “per i 25 anni di servizio all’unità della Chiesa sul Trono di Sant’Andrea” e insieme l’auspicio che cattolici e ortodossi possano “in un giorno non lontano, spezzare insieme il Pane di Vita e bere al Calice della Salvezza”.