Ero una giovanissima insegnante di religione alle superiori quando, un giorno, trovai nel mio cassetto in sala insegnanti, una lettera di un mio studente del quinto anno. Tre lunghe pagine, fitte di emozioni. Ogni riga conteneva la descrizione del suo amore segreto. Bello, intelligente, più maturo della sua età, aveva deciso di aprirmi la porta della sua vita, per sapere cosa ne pensassi. Si era profondamente innamorato. Solo che la donna dei suoi sogni era sposata, aveva 32 anni, due bambini piccoli ed un marito all’oscuro di tutto.
Per due giorni portai quella lettera con me, per cercare risposte che potessero fargli del bene. Non era facile. Lui era ben consapevole di vivere questa storia sull’orlo di un burrone. Sarebbe bastato poco per rovinare parecchie vite (la sua, quella della donna, del marito e, come in un brutto effetto domino, anche quella dei due bambini). Quella storia, vissuta nel nascondimento e protetta con tante bugie, si sarebbe potuta trasformare nel suo rimorso più grande.
Il terzo giorno gli scrissi una lettera. Pensata, partorita e ponderata in ogni sua riga. Poi ne feci una copia per tenermela per ricordo (insieme alla sua). Mai avrei immaginato che quello scritto sarebbe stato solo il primo di centinaia di altri scritti che avrebbero avuto, come mittenti, i miei alunni. Prolungamenti delle ore di religione.
Cuori aperti che mi mostravano decine di mondi diversi, con tante domande al seguito. Oggi non ho più scatole ma un sacco di file dove memorizzo le tantissime “email/sms/whatsApp/echipiùnehapiùnemetta” che mi scrivono. E siccome le domande che si fanno i ragazzi sono concrete come la vita e profonde come il cuore umano, ogni tanto qualche lettera la leggo ad una mia amica.
Pur senza dire i nomi dei ragazzi, ne condivido il variegato e delicato mondo. Dall’alunna anoressica all’alunno che mi scrive l’ondeggiare dei suoi pensieri notturni. Dalla ragazza alla ricerca dell’autostima, al ragazzo che si interroga, curioso, sull’aldilà. Dal fidanzato violento, all’alunna costretta ad abortire. Tutte creature alla ricerca di rinascita e di felicità. Tutti incamminati nei sentieri dei “perché”, con la voglia di essere felici “nonostante”.
Nell’estate del 2013 questa mia amica mi venne a trovare, mi strappò alla miriade di bambini che quel giorno erano a casa mia, mi chiuse nella sua macchina e, una volta sole, col tono ispirato e deciso, mi disse: “Cri, tu devi fare un libro!”. “Un librooo?”. “Un libro! Sì! Un libro dove pubblicherai tutte le lettere e le risposte che ogni anno ti scambi con i tuoi ragazzi. Tu non puoi immaginare quanto bene potrebbe fare a tanti, leggerle!”
Io la lasciai parlare con l’affettuosa indulgenza che si concede alle persone che stanno sognando al posto tuo. Provai solo a dirle: “Ma tu non immagini quanto sia difficile oggi farsi pubblicare un libro. E poi io non conosco nessuno. E poi…” La sommersi con una sfilza di “ma” e di “e poi”. L’abbracciai e tornai in casa.
Due settimane dopo, al mare con mio marito, la mia mente vagava ed un po’ sognava. La mia amica aveva comunque lasciato in me degli strascichi del suo sogno. E così decisi che, pur non dandomi il permesso di sognare un libro, qualcosa che non fosse un’illusione l’avrei potuta fare. Qualcosa che fosse a portata di mouse… Avrei fatto un blog!
“Un blog?”, mi disse meravigliato mio marito. “Sì, un blog! È gratis e sarà a disposizione di tutti quelli che vorranno entrarvi”. Gianni prese il computer e, oramai abituato ad arrendersi per amore al mio entusiasmo, domandò: “Come lo vuoi chiamare? Così registriamo il nome intanto…”. Un nome? Un titolo? Oddio: fantasia vieni a me e travolgimi!
Niente da fare. Ogni proposta che facevo andava incontro alla ferrea critica di mio marito. “Questo nome è banale… quest’altro non è chiaro… questo si è già sentito tante volte…”. Quando mi capitò (per sbaglio) di fare una bella proposta, lui la digitò e mi disse: “Ops…è già stato registrato”. Mezz’ora di fallimenti. Fu nel momento in cui la resa si stava impadronendo di me, che puntai lo sguardo sopra il frigo. La settimana seguente avrei dovuto tenere una conferenza e mi ero portata dei libri per studiare. Tra questi, c’era la Bibbia.
La presi e dissi decisa: “Facciamo così; io ora apro a caso la Bibbia e, ad occhi chiusi, metto il dito su una frase. Quella sarà il titolo del Blog”. Io ridevo, mio marito era perplesso. Lo feci. Aprii gli occhi. La frase sotto il mio dito indice era: “In te mi rifugio”. “Questo sarà il nome del blog: IN TE MI RIFUGIO. Mi piace. E pure tanto!”
Tutti infatti cerchiamo un rifugio sicuro. Dentro una casa accogliente, tra le braccia di un amante, nelle parole di un padre, negli incoraggiamenti di un’insegnante, nei consigli di un vero amico, tra le risate di una vacanza, nelle righe di un libro, dentro le emozioni di un film, nella meraviglia della natura… nell’abbraccio protettivo di Dio.
Lessi anche il seguito del salmo 70.
“In te mi rifugio, Signore…
Sei tu, Signore, la mia speranza…
Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi…”.
Un anno dopo. il giorno in cui mi telefonò la Casa Editrice Shalom per dirmi: “Stiamo seguendo il suo blog. Ci piace. Ne vorremmo fare un libro. Ne parliamo insieme?”. Prima saltai per tutta casa spargendo la mia felicità un po’ dovunque. Poi mi sedetti e sognai. Sognai che questo libro sarebbe diventato, per tanti, un caldo rifugio in cui riposarsi, per poi riprendere la ricerca dell’indirizzo del Cielo!
Per chi vorrà… Buona lettura!
Blog "In Te mi rifugio"
“In te mi rifugio”: dal blog al libro (per cercare l’indirizzo del Cielo)
L’avventura di un’insegnante di religione alle prese con le domande dei suoi studenti e il loro variegato e delicato mondo, divenuta prima un portale e ora un libro edito da Shalom