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I ciechi vedono

È meraviglioso tutto ciò che la luce degli occhi consente di vedere e ammirare, ma è immensamente più bello poter vedere la realtà con la fede, con gli occhi di Dio

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Ugo, lo vedevo tutti i giorni camminare lungo il sentiero che dal paese portava al parco Belvedere di Pieve di Cadore. I suoi passi erano spediti e sicuri. Se non fosse stato per il suo bastone bianco, non l’avresti pensato un “non vedente”.
Un giorno mi decido a farmi conoscere. Lo affianco e lo saluto con un cordiale buongiorno. “Buongiorno!”, mi risponde. Felicemente sorpreso, si ferma di scatto, girando la faccia verso di me.
“Con chi ho l’onore di parlare ?”, m’incalza bonariamente. Mi presento e, dopo qualche frase di complimento, lui stesso mi invita confidenzialmente a prenderlo sottobraccio. “Così possiamo parlare liberamente – dice – e io non ho la mente occupata dalla fatica di memorizzare la strada…”.
Mi racconta che è “super invalido di guerra” e che fu proprio l’errore d’un amico a togliergli la vista. Mi spiegò che i primi momenti di cecità furono terribili: non poter più muoversi da solo, non veder più il volto della moglie, dei figli, il sorriso degli amici, il colore dei fiori, la bellezza della natura… “Superati quei momenti, ho cominciato ad assaporare un nuovo modo di vedere, di guardare…”.
“Ho partecipato ad una manifestazione per non vedenti a Roma – racconta -. Prima di entrare nel capannone allestito allo scopo, Renè, mio accompagnatore, mi avverte che sull’arco d’entrata c’è la scritta: ‘L’essenziale non è visibile con questi occhi’. E subito un non vedente accanto a me esclama: ‘Meno male!'”. E poi commenta tra sé ad alta voce: “Al momento della morte non dovremmo rammaricarci di non aver visto le bellezze di questo mondo”.
Mi sembra di cogliere meglio le parole rivolte a Tommaso che voleva vedere con i suoi occhi il più bello dei figli degli uomini. “Beati quelli che credono senza vedere”. Credere è vedere la realtà che Dio vede; credere è “vedere” Dio.
È meraviglioso tutto ciò che la luce degli occhi consente di vedere e ammirare, ma è immensamente più bello poter vedere la realtà con la fede, con gli occhi di Dio.
Continuando nelle confidenze, Ugo aggiunge: “Chi mi accompagna tende ad offrirmi ciò che i suoi occhi possono vedere, ma io posso regalargli ciò che i suoi occhi spalancati non possono vedere o non sono allenati a farlo. Non solo ricordo i colori, i volti; ma ora ciò che tocco, ascolto, assaporo e annuso, sembra rendere più profondo il mio ‘vedere’. Mi permetta di dirle che non sono distratto dagli occhi, ma sono guidato dalla mente ad apprezzare le più piccole e saporose sfumature. Vuole proprio che gliela dica tutta? Ho cominciato a vedere da quando ho perso la vista”.
Grazie, Ugo che mi doni la luce profonda di ciò che vedo, e mi fai sentire “beato” nel guardare con gli occhi della fede.
 
Ciao da padre Andrea
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Andrea Panont

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