Tra i cardinali creati da Paolo VI, l’unico vivente – oltre a Joseph Ratzinger – è il francescano Paulo Evaristo Arns che, lo scorso 14 settembre, ha compiuto 95 anni. Per festeggiarlo, nel pomeriggio del 24 ottobre, si è svolto a San Paolo del Brasile un atto accademico con la presenza del porporato, che dopo essere stato ausiliare dell’arcidiocesi dal 1966 al 1970, l’ha guidata come arcivescovo fino al 1998.
Nella circostanza è stata presentata l’edizione rivisitata e ampliata della biografia uscita nel 1999 Dom Paulo Evaristo Arns um homen amado e perseguido a cura di Evanize Sydow e Marilda Ferri (Expressão Popular, 480 pagine). E per l’occasione il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha inviato un messaggio in cui descrive il porporato come “un esempio luminoso di vescovo che ha incarnato efficacemente nella sua azione pastorale lo spirito di rinnovamento conciliare”.
Nel testo – riportato integralmente da L’Osservatore Romano – Turkson ricorda gli anni in cui Arns è stato eletto vescovo ausiliare di San Paolo, subito dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, svolgendo la sua prima missione episcopale e “sostenendo l’opera episcopale di un altro grande servitore della Chiesa e della Sede apostolica”, il cardinale Agnelo Rossi, al quale è poi succeduto nella guida della grande arcidiocesi paolista. Fu poi il Beato Papa Paolo VI a chiamare Arns come suo consigliere e collaboratore speciale.
“Sono innumerevoli le testimonianze di chi l’ha conosciuta nell’esercizio della sua missione episcopale, carissimo dom Paulo, che ci fanno pensare alla sua figura come realizzazione profetica di quel rinnovamento pastorale richiesto dal Concilio, sul quale il nostro Santo Padre Francesco richiama continuamente la nostra attenzione”, scrive ancora il cardinale Turkson. “Come non pensare all’audacia e alla creatività con cui ha cercato di esercitare il suo episcopato”.
“Non possiamo neanche dimenticare – aggiunge – l’amorevole dedizione del nostro festeggiato di oggi verso i più poveri e le vittime dell’ingiustizia e della violenza. La sollecitudine per i più poveri è stata una delle caratteristiche fondamentali di tutti gli agenti pastorali, con a capo il vescovo, formati nello spirito del Concilio”.
Il presidente del Dicastero Iustitia e Pax ricorda, in proposito, le parole di Papa Francesco nella Evangelii Gaudium, in cui viene citato anche un documento del 2002 della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb): “In ogni luogo e circostanza i cristiani, incoraggiati dai loro Pastori, sono chiamati ad ascoltare il grido dei poveri… Desideriamo assumere, ogni giorno, le gioie e le speranze, le angosce e le tristezze del popolo brasiliano, specialmente delle popolazioni delle periferie urbane e delle zone rurali — senza terra, senza tetto, senza pane, senza salute — violate nei loro diritti. Vedendo le loro miserie, ascoltando le loro grida e conoscendo la loro sofferenza, ci scandalizza il fatto di sapere che esiste cibo sufficiente per tutti e che la fame si deve alla cattiva distribuzione dei beni e del reddito. Il problema si aggrava con la pratica generalizzata dello spreco”.
“Grazie, anche in questo caso, dom Paulo, per il suo luminoso esempio”, conclude il cardinale Turkson.