In Francia non si vuole dar pace alla Sacra Famiglia di Nazareth. A due mesi dal Natale, infatti, ricomincia la guerra a colpi di sentenze e di scontri verbali intorno al simbolo del presepe.
Riepilogo delle puntate precedenti. Nel dicembre 2014, in pieno clima natalizio, una sentenza del Tribunale amministrativo di Nantes vietò la presenza di presepi negli uffici pubblici in quanto “emblemi religiosi” incompatibili con il “principio di neutralità del servizio pubblico”.
La decisione delle toghe suscitò non poco sgomento. La risposta del popolo fu del tutto originale: furono organizzati – sullo stile dei flash mob – presepi viventi in diversi luoghi pubblici. Un gesto di denuncia del tentativo di sacrificare l’identità cristiana della Francia sull’altare della laicità.
Sulla scorta di queste iniziative e della levata di scudi a favore del simbolo del presepe, nel luglio 2015 il Tribunale amministrativo di Montpellier emise una sentenza opposta a quella di sei mesi prima a Nantes.
I giudici diedero ragione a Robert Ménard, sindaco del piccolo comune di Béziers, nella Linguadoca-Rossiglione. Questo battagliero primo cittadino non si era piegato alle pretese di un’associazione anti-clericale di rimuovere i simboli religiosi dagli edifici pubblici, così aveva installato un presepe – come da tradizione – nell’atrio del Comune.
Secondo il Tribunale di Montpellier, il suo gesto non rappresentava una violazione dell’art. 28 della legge sulla separazione tra Stato e Chiesa (risalente al 1905).
Ma la questione ha continuato ad esser foriera di polemiche anche al di fuori dei Tribunali. Nel dicembre scorso l’Associazione nazionale dei sindaci francesi aveva diffuso una circolare in cui invitata tutti i primi cittadini ad evitare di riprodurre la Natività nei propri Municipi. Imposizione a cui uno stuolo di sindaci si era opposto esibendosi in una sorta di gara ad installare il presepe più magnificente.
Per evitare che insieme ai preparativi del Natale arrivino nuove polemiche, è stato chiamato a dirimere la matassa il Consiglio di Stato, la più alta corte amministrativa francese.
Si attende nelle prossime settimane il giudizio definitivo. Intanto però il relatore Aurélie Bretonneau ha dato un’anticipazione di quella che sarà la sentenza dei 17 giudici che compongono la corte.
In nome della laicità e della sua “dimensione pacificatrice”, il Consiglio di Stato si appresta ad autorizzare la presenza dei presepi in luoghi pubblici “in linea di principio”. Bretonneau, infatti, ha posto alcune condizioni: l’allestimento di rappresentazioni della Natività non dovranno costituire “un gesto di riconoscimento di un culto”.
Come sia possibile svuotare di religiosità il presepe – visto che esso rappresenta la nascita di Gesù Cristo, che per i cristiani è figlio di Dio – resta un mistero a cui forse daranno una spiegazione i giudici tra qualche settimana.
Oltre a sottolineare un’ovvietà, ossia che la presenza di presepi non potrà intralciare la circolazione pubblica, il giudice ha inoltre proseguito che queste rappresentazioni non potranno diventare spunto per un non meglio precisato “proselitismo religioso”. Si dà il caso che il Consiglio di Stato vieterà iniziative di preghiere pubbliche intorno ai presepi.
Il relatore ha tenuto poi a rilevare che verranno “censurate” eventuali “strumentalizzazioni” del presepe. Sindaci pronti a fare barricate per difendere questa tradizione cristiana sono quindi avvisati. A due mesi dal Natale la guerra francese intorno al presepe sembra destinata ad inasprirsi.
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Francia: torna la guerra intorno al presepe
Un parere del Consiglio di Stato autorizza l’allestimento del presepe in luoghi pubblici, ma solo a determinate condizioni. La laicità sovrasta le tradizioni religiose?