“Non è facile – ha commentato il Pontefice – camminare nella Legge del Signore”, è “una grazia che dobbiamo chiedere”. Mentre il capo della Sinagoga lo accusa di aver violato la legge del Signore, Gesù gli replica, accusandolo di essere ipocrita, espressione che lui stesso “ripete tante volte ai rigidi, a quelli che hanno un atteggiamento di rigidità nel compiere la legge”, fino a diventare “schiavi della Legge”. La Legge, in realtà, ha ricordato il Santo Padre, “non è stata fatta per farci schiavi, ma per farci liberi, per farci figli”.
Secondo il Papa, dietro la rigidità, c’è sempre “qualcosa di nascosto nella vita di una persona”. Mentre “la rigidità non è un dono di Dio”, lo sono la “mitezza”, la “bontà”, la “benevolenza”, il “perdono”.
Nei ‘rigidi’ c’è spesso una “doppia vita”, persino qualcosa di simile alla “malattia”. Eppure i rigidi “quando sono sinceri e si accorgono di questo, soffrono” perché “non riescono ad avere la libertà dei figli di Dio”, né sanno “come si cammina nella Legge del Signore”; quindi “non sono beati”.
Talora i rigidi “sembrano buoni perché seguono la Legge” ma, nella realtà, “sono cattivi, ipocriti o sono malati” e ne “soffrono”.
Un esempio di questa rigidità è stata indicata da Francesco nel fratello del figliol prodigo, il quale “si era comportato sempre bene” ma poi “s’indigna col padre perché riaccoglie con gioia il figlio minore dissoluto, ma tornato a casa pentito”. Ciò denota, ha aggiunto il Santo Padre, come, dietro una certa bontà, ci sia spesso “la superbia di credersi giusto”.
In definitiva, il fratello maggiore vedeva il padre come un “padrone” e “camminava nella Legge con rigidità”, mentre il minore “ha lasciato la Legge da parte” e l’ha trasgredita “ma ad un certo punto ha pensato al padre ed è tornato e ha avuto il perdono”.
In conclusione, papa Francesco ha chiesto preghiera per “i nostri fratelli e le nostre sorelle che credono che camminare nella Legge del Signore è diventare rigidi”, affinché “il Signore faccia sentire loro che Lui è Padre e che a Lui piace la misericordia, la tenerezza, la bontà, la mitezza, l’umiltà”.