“Ieri pomeriggio giocavo con una bimba quando, improvvisamente, con la sua semplicità disarmante, mi ha chiesto: “Perché Gesù è morto per noi?”. Ho provato a dirle che Gesù è morto per amore e perché attraverso la sua morte e la sua resurrezione noi potessimo non aver più paura di morire. “Sì…”, ha continuato la bimba non troppo convinta, “ma perché è morto in croce così!”. L’ho guardata e deve aver capito qualcosa nel mio sguardo, perché senza neanche darmi il tempo, ha aggiunto: “Facciamo una cosa, me lo spieghi un’altra volta…” .
Cara Federica, questa bimba è andata proprio al succo del problema, senza farti sconti. Perché morire così? Perché non morire di vecchiaia o da eroe leggendario. Per intuire qualche risposta, può esserci di aiuto rileggere le ultime ore di vita di Gesù. Infatti, tutto quel che disse poco prima che il mondo gli saltasse addosso, rivela una lotta incombente che lui stava per affrontare.
Era come se fosse giunto alla battaglia finale. La vittoria era dietro l’angolo e chiedeva l’ultimo micidiale sforzo. L’umanità stava per assistere alla vittoria definitiva del bene, imparando per sempre che i draghi si possono sconfiggere. Nelle sue ultime ore di vita, c’era una posta in gioco altissima: la vita eterna aperta a tutte le creature umane!
Satana stava combattendo il tutto per tutto, coinvolgendo tutti gli umani disposti a diventare suoi complici. Gesù non ha lasciato dubbi su questo: “Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra, è l’impero delle tenebre“ (Lc 22, 52-53).
Il potere delle tenebre era deciso a vincere quello della Luce e, come un drago impazzito, scaraventava schegge di odio a destra e a manca. A dir la verità, aveva provato fin dall’inizio a fuorviare Gesù dal progetto del Padre, ma “il diavolo, avendo esaurito ogni genere di tentazione, si allontanò da Gesù, in attesa di un altro momento propizio“ (Lc 4, 13).
Quella notte era arrivato il momento propizio e Gesù, per regalare ai discepoli un po’ della sua consapevolezza, li aveva illuminati con scintille di rivelazioni divine. “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato… Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori…” (Gv 12).
Ma era difficile essere lucidi come Gesù sui fatti che sarebbero accaduti da lì a poco. Come un effetto domino velocissimo, infatti, tutto precipitò in poche ore. L’arresto, le torture, la morte, la tomba. Tutti erano sotto shock. L’imprevedibile e l’impensabile si erano alleati, facendo accadere l’inimmaginabile. Tutto sembrava una favola tragica, terminata crudelmente con la morte dell’eroe, stritolato dalle fauci del drago cattivo.
E invece…
E invece Gesù, morendo nel pieno dell’amore, stava vincendo il regno delle tenebre. Illuminando di perdono le creature che gli conficcavano i chiodi, li toglieva al regno delle tenebre. Quella morte in croce stava ristabilendo l’eterna Verità: Dio ha il potere supremo di dare e ridare la vita. Quell’amore crocifisso stava vincendo definitivamente il Principe di questo mondo, amante solo della morte.
Come il leone Aslan de “Le cronache di Narnia”, Gesù stava vincendo il gelo e la morte, adagiandosi liberamente sul legno alla croce, per la salvezza di tutti gli Edmond della storia. E come in quella fiaba, Gesù è risorto per essere accanto ai suoi, contro la Strega Bianca e le forze maligne.
Con la sua Resurrezione ha messo un balsamo potente su ogni nostra paura e con la sua Ascensione ha fatto un patto solenne con tutti noi: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra… Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28). Lewis (l’autore dei tre volumi de “Le cronache di Narnia”) racconta così il 19 settembre 1931, la notte decisiva della sua vita nella quale, fino alle quattro del mattino, si trovò a discutere con Dyson e con Tolkien della realtà della morte in croce di Cristo.
“Quello che non riuscivo a capire era come la vita e la morte di Qualcun Altro (chiunque questi fosse) duemila anni fa potesse aiutare noi adesso – se non nella misura in cui poteva esserci utile il suo esempio. E la questione dell’esempio, sebbene tanto vera e importante, non è il cristianesimo: proprio al centro del cristianesimo, nei Vangeli e in san Paolo, trovi qualcosa di completamente diverso e misterioso, espresso in quelle frasi di cui io mi sono fatto gioco così spesso (“propiziazione”, “sacrificio”, “il sangue dell’Agnello”), espressioni che riuscivo a interpretare solo in modi che mi parevano o sciocchi o scandalosi.
Ora, quello che Dyson e Tolkien mi hanno mostrato era questo: che se io incontro l’idea del sacrificio in un racconto pagano questa non mi crea alcun problema: anzi, che se mi trovo davanti un dio che si sacrifica, ne sono attratto e misteriosamente commosso. Ancora, che l’idea del dio che muore e risorge (Balder, Adone, Bacco) mi colpisce così tanto a condizione che io la trovi ovunque tranne che nei Vangeli. La ragione è che nei racconti pagani io sono stato preparato a percepire il mito nella sua profondità e suggestione di significati oltre ogni mia capacità di comprensione, anche se poi nella freddezza della prosa io non riesco a dire “cosa significhi”.
Ora la storia di Cristo è semplicemente un mito vero: un mito che agisce su di noi come gli altri, ma con la tremenda differenza che questo è davvero avvenuto. Le “dottrine” che tiriamo fuori dal vero mito sono certamente meno vere di questo: traducono in concetti e idee quello che Dio ha già espresso in un linguaggio più adeguato, la vera incarnazione, crocifissione e resurrezione”
Cara Federica, con i bambini è utile utilizzare fiabe e storie fantastiche per far entrare nel loro cuore il messaggio che sorregge ogni essere vivente: “Gesù ha spogliato i principati e le potenze in un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce. Per rendere impotente con la sua morte colui che ha l’impero della morte, cioè il diavolo. Facciamoci coraggio dunque: chi ha vinto il mondo è con noi!”
(Fonte: www.intemirifugio.it )
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Perché Gesù è morto per noi? Come spiegare la Croce ai bambini (e non solo)
Gesù ha spogliato i principati e le potenze trionfando per mezzo della croce. Per rendere impotente con la sua morte colui che ha l’impero della morte, il diavolo…