Anche se ciò “non significa avere garanzia di successo”, oggi ci è richiesto “il coraggio per lottare, non necessariamente per vincere; per annunciare, non necessariamente per convertire”, sottolinea il Pontefice. “Ci è richiesto il coraggio per essere alternativi al mondo, senza però mai diventare polemici o aggressivi. Ci è richiesto il coraggio per aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di Cristo, unico salvatore di tutti. Ci è richiesto coraggio per resistere all’incredulità, senza diventare arroganti”.
Anche, aggiunge Bergoglio a braccio, “ci è richiesto il coraggio del pubblicano del Vangelo di oggi che con umiltà non osa neanche alzare gli occhi al cielo ma si batteva il petto dicendo: ‘Signore, abbi pietà di me che sono un peccatore!'”. “Oggi è tempo di coraggio, oggi ci vuole coraggio”, ribadisce, richiamando come esempio San Paolo che, vedendo ormai vicina la fine della sua esistenza di “apostolo totalmente consacrato alla missione”, descrive il suo cammino terreno in riferimento a tre stagioni: presente, passato, futuro.
Il presente – commenta il Papa – interpretato “con la metafora del sacrificio: ‘Sto per essere versato in offerta’”; il passato, attraverso le immagini della “buona battaglia” e della “corsa” di “un uomo che è stato coerente con i propri impegni e le proprie responsabilità” e che, di conseguenza, per il futuro “confida nel riconoscimento da parte di Dio, che è ‘giudice giusto'”.
“La missione di Paolo è risultata efficace, giusta e fedele solo grazie alla vicinanza e alla forza del Signore, che ha fatto di lui un annunciatore del Vangelo a tutti i popoli”, sottolinea Francesco. Questo suo “racconto autobiografico” dunque “rispecchia la Chiesa” – specialmente oggi che ricorre Giornata Missionaria Mondiale – perché “ci ricorda che dobbiamo impegnarci nelle attività pastorali e missionarie, da una parte, come se il risultato dipendesse dai nostri sforzi, con lo spirito di sacrificio dell’atleta che non si ferma nemmeno di fronte alle sconfitte; dall’altra, però, sapendo che il vero successo della nostra missione è dono della Grazia”.
“È lo Spirito Santo che rende efficace la missione della Chiesa nel mondo”, rammenta Papa Francesco. E, in tal ottica, nell’Apostolo delle Genti la comunità cristiana trova “il suo modello”, “nella convinzione che è la presenza del Signore a rendere efficace il lavoro apostolico e l’opera di evangelizzazione”.
Il Papa conclude la sua catechesi invocando la Vergine Maria, “modello della Chiesa ‘in uscita’ e docile allo Spirito Santo”, affinché “ci aiuti ad essere tutti, in forza del nostro Battesimo, discepoli missionari per portare il messaggio della salvezza all’intera famiglia umana”.